2035: odissea nell’elettrico

2035: odissea nell’elettrico2035: odissea nell’elettrico – Tanto tuonò che piovve. Lo scorso 14 febbraio 2023, festa degli innamorati ma non di quelli della vera scienza e dell’ambientalismo realistico, il Parlamento europeo ha votato per il bando dei motori endotermici per il 2035.

A nulla sono serviti gli i dubbi e gli allarmi, pochi e deboli per la verità, del mondo automotive su una misura ideologica dalle conseguenze devastanti, come abbiamo già avuto modo di scrivere su questo giornale. La frittata è fatta.

Licenziamenti in casa Ford

E prima ancora che le uova finissero nel tegame, arrivava la notizia di 3800 licenziamenti decretati dalla Ford, sul sacro altare della mobilità elettrica. I parlamentari di Bruxelles che, come perfette scimmiette ammaestrate, applaudivano l’esito della votazione, sono sembrati l’incarnazione plastica del detto attribuito ad Hegel: se i fatti non si accordano con la teoria, tanto peggio per i fatti.

I primi fatti sono, appunto, i posti di lavoro che già si perdono e maestranze specializzate che non riusciranno a riqualificarsi. Quindi l’opera mastodontica di realizzazioni infrastrutturali che sarà indispensabile.

Ma c’è un articolo di alto valore scientifico che gli eco-talebani della UE farebbero bene a leggere ( lo trovate a questo link )

È frutto di un lavoro di due anni della Prof.ssa Stefania Falfari e del Prof. Gian Marco Bianchi della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e spiega con cifre e dati provenienti da fonti molto autorevoli la problematica del passaggio all’elettrico.

La vera incidenza dei motori endotermici sull’inquinamento

Anzitutto una cifra: i motori endotermici incidono per l’11.9% sulle emissioni di CO2.  Non è pochissimo, ma non è nemmeno una percentuale che possa giustificare la distruzione di un intero comparto economico. Tanto più che il 37% proviene dalla produzione di energia elettrica che si ricava, in maggioranza, da fonti fossili, grazie alle quali oggi si produce anche il 96% dell’idrogeno, futura pietra filosofale del green.

Gli autori individuano due possibili scenari di fabbisogno di energia elettrica: nel 2050 un incremento rispetto al 2021 del 40%, in caso di passaggio integrale del parco auto a veicoli puramente elettrici e un aumento di ben il 100,6% nel caso il passaggio sia verso veicoli a celle a combustibile, con l’impiego di idrogeno verde. Dove andremo a procurarci tanta energia, magari senza inquinare, è un bel mistero, e l’articolo descrive anche altri aspetti dell’elettrico che impattano sull’ambiente: l’uso di terre rare, che provengono da un processo di estrazione altamente inquinante, l’inquinamento legato alla produzione di batterie, l’energia necessaria a ricaricare le batterie stesse, che sarà in parte da fonte fossile.

Il tema della produzione della Co2

Lo studio si sviluppa poi analizzando la produzione di CO2 sia nella fase di utilizzo del veicolo che in quella della sua produzione, incluse le batterie ed il combustibile, a coprire l’intero ciclo di vita. In quest’ultimo aspetto, l’impatto sull’ambiente di un veicolo elettrico è nettamente superiore a quello di un mezzo con motore endotermico. Ci sono da considerare i problemi legati allo smaltimento delle batterie, componente determinante anche per il peso dei veicoli elettrici, che è molto più alto e quindi comporta un maggiore consumo energetico, la ridotta autonomia, i tempi di ricarica e molto altro.

Tanti sono gli aspetti affrontati con rigore scientifico di questo prezioso articolo dei prof.Falfari e Bianchi che meriterebbero di essere menzionati. Non lo facciamo per motivi di spazio e per la loro eccessiva specializzazione rispetto al taglio del nostro giornale.

CDX contrario

Vogliamo però rimarcare come la decisione di Bruxelles del 14 febbraio sia molto grave, dando atto al centrodestra italiano di essersi opposto.

Purtroppo, non è bastato e ora si stanno preparando in tutta Europa controproposte per smussare la portata devastante di quella misura. Per il momento si parla di mantenere una quota del 10% di auto con motore endotermico e di fare slittare la scadenza del 2035. Si tratta di pannicelli caldi, contentini buoni per la propaganda. La decisione del 14 febbraio va revocata in toto. Si incentivino, semmai, i carburanti ecologici, che costituiscono una strada più sostenibile e molto promettente.

Ancora una volta appare doveroso valutare l’uscita da un’Unione Europea tirannica e suicida.