Battaglia di Francia. Battaglia d’Europa

Battaglia di Francia. Battaglia d’EuropaBattaglia di Francia. Battaglia d’Europa – Un bilancio ovviamente ancora incompleto e in continuo aggiornamento, delle rivolte etniche in Francia parla di 254 caserme e commissariati attaccati, 757 feriti tra agenti, gendarmi e pompieri, 5662 veicoli incendiati, 1059 edifici incendiati o devastati. Nessuno sa quante centinaia di rivoltosi feriti.

Le prime conclusioni

Il tutto in pochissimi giorni. Un bilancio da guerra in corso.

Quali sono le prime conclusioni da trarre da questa “battaglia di Francia”?

  • La guerriglia si propaga dalle periferie parigine dove si cerca di soffocarla, a altre città francesi ma anche di Belgio, Svizzera (e persino nella zona francofona del Canada). Questo dimostra non solo che gli immigrati non si integrano con gli europei ma che di fatto vive in Europa una grande tribù islamica e africana ostile a tutte le nazioni bianche e cristiane. Una tribù i cui diversi clan si coordinano e si coalizzano in brevissimo tempo quando vogliono attaccarci.
  • Lo scontro epocale è insieme etnico, religioso e di civiltà. Sangue, Fede e Cultura di fatto si fondono e fare dei distinguo diventa di fatto impossibile, un esercizio puramente intellettualistico. Il fronte ideale e materiale riguarda tutti gli aspetti in questione. E non lo abbiamo deciso noi: lo hanno deciso loro.
  • I rivoltosi dopo centinaia di arresti, minacce di multe pesanti alle loro famiglie, spiegamenti di forze militari nelle strade, possono anche tornare a calmarsi ma è ormai chiaro che si tratterà di una tregua, non di una pace. Anche perché sono apparse le prime armi da guerra in mano ai rivoltosi. Lo scontro epocale è ormai cominciato. Del resto, perché i rivoltosi dovrebbero perdere l’occasione storica? In questa fase godono dell’appoggio della “cultura” ufficiale borghese, laica e liberale e soprattutto, hanno il vantaggio demografico. Le guerre etniche e ideologiche le combattono soprattutto i giovani e i giovanissimi e loro ne hanno tanti. Noi, dopo decenni di aborto e denatalità, ne abbiamo pochi.

L’esperienza però insegna che col passare del tempo anche loro potrebbero cominciare a infiacchirsi e fare meno figli, come hanno fatto gli afroamericani. Aspettare e rimandare lo scontro per loro potrebbe significare perdere il vantaggio demografico: il loro momento è ora, non fra una generazione.

  • Alle attuali autorità politiche liberali e marxiste da decenni manca la volontà di evitare la catastrofe. Le classi dirigenti che ieri hanno mollato le colonie europee in Africa oggi mollano anche le città europee in Europa occidentale.

I poliziotti che si oppongono ai rivoltosi sanno che rischiano la pugnalata alle spalle da parte del loro stesso governo. Una situazione paradossale e paralizzante. I più intelligenti e preparati tra gli ufficiale delle Forze Armate da tempo si stanno ponendo delle domande. Vedremo se sapranno trovare le risposte.

  • In tutto questo contesto di caos sociale, l’unico elemento a favore dei francesi europei è la Destra Radicale. Non solo sul piano politico-culturale ma anche fisico, concreto. Gli ultimo difensori dell’Ordine nel senso più alto ma anche pratico del termine, sono gli Ultras, i militanti dei gruppi nazionalisti organizzati. Ovviamente sono visti come il fumo negli occhi dalle autorità ma dal nord al sud della Francia l’ultima difesa del popolo francese sono loro. E non in modo retorico e figurato ma fisico e reale: strade, negozi, locali, case, persone sono difese dai militanti organizzati.

Presto scenari simili potranno delinearsi anche da noi. Ci chiediamo quale sarà il tasso di reattività in Italia di attivisti e ultras. Anche perché da quello si vedrà se siamo destinati a sopravvivere o a sparire come popolo.

Marzio Gozzoli