Caldo: la condanna di un innocente

Caldo: la condanna di un innocenteCaldo: la condanna di un innocente – Ero giovanissima e la radio ogni mattina annunciava il nome dell’ennesima vittima delle Brigate Rosse: era il terrorismo politico.

Decenni dopo la televisione si è fatta portavoce del terrorismo sanitario.

Nell’arco di poco più di cinquant’anni di vita ho conosciuto anche il terrorismo finanziario, quello bancario e, dulcis in fundo, il meteo terrorismo.

Alla mia età si è abbastanza vecchi per avere molti ricordi e abbastanza giovani perché siano sufficientemente lucidi; sulla base di questa verità affermo con assoluta certezza che, se è vero che la neve latita, è altrettanto vero che il caldo non esagera.

Ricordo estati romane roventi e mio padre, classe 1916, che mi raccontava di torride estati umbre.

Entrambi le abbiamo vissute senza l’aria condizionata, a casa e men che mai in auto.

Avevo vent’anni e feci un viaggio con l’automobile: quarantacinque gradi e parcheggio senza servo sterzo … la normalità più assoluta se non fosse che oggi gli italiani chiamano la Polizia di Stato e si appellano alla convenzione europea dei diritti dell’uomo se, ventinove gradi al sole, la camera prenotata non è dotata di condizionatore e se non si garantisce un posto all’ombra alla macchina.

Un minimo di sopportazione

Come mai il nipote di un contadino di Pachino, il pronipote di un calabrese, ma anche di un milanese o di un vecchio della bassa emiliana, entrano in crisi appena arriva una banalissima estate?

Risposta: perché tutto ciò che richiede un minimo di sopportazione supera le loro capacità.

Con la televisione che urla numeri a caso (talora spaccia per temperature dell’aria le temperature del suolo, di solito molto più alte!) e la convinzione di dover avere sempre tutto ciò che si desidera, ci si sente in diritto di reclamare ognuno la temperatura che più aggrada.

Un popolo di adolescenti malati di insofferenza cronica che, potessero, porterebbero il CALDO in tribunale e io, invece, mi sento di spezzare una lancia in suo favore!

Il CALDO, signori della corte, è innocente!

Non ce l’ha con noi terrestri del ventunesimo secolo; siamo noi ad avercela con lui!

In pieno Medioevo si fece sentire tanto e nessuno gli dichiarò guerra.

I Norreni vissero in Groenlandia, la terra verde, il cui nome clamorosamente denuncia la sua poderosa presenza.

Circa duecento fattorie erano lì attive nell’Ottocento d.C. e le piante trovate nelle tombe testimoniano di una flora, mai ricomparsa in seguito, adatta ad un clima mite; sempre nell’alto Medioevo si vendemmiava in Inghilterra e la navigazione dei Vichinghi verso l’America si interruppe a causa degli iceberg … lo scioglimento del giacchio del Polo Nord è storia vecchia, ma Greta non lo dice e i suoi suggeritori sanno che quasi nessuno lo sa.

La malaria, malattia inesistente nei climi freddi, arriva nel 1100 persino in Scandinavia; le cavallette invadono l’Austria negli stessi anni.

Dal 1300 cambia tutto e arriva il GELO.

Come vedete la causa non è l’inquinamento.

Per quanto si possa inquinare, l’attività umana sta alla variazione delle temperature come i giochi di un bambino sul bagnasciuga, stanno allo tsunami.

Accade però con gli scienziati ciò che è accaduto con i medici durante il Covid: quasi più nessuno è disposto a testimoniare la verità.

La Meteodemenza si affianca, così, alla Covidemenza causando una mutazione che ha trasformato l’uomo dei nostri giorni nell’esemplare più imbecille degli ultimi millenni.

In futuro ci studieranno a scuola … e non faremo una bella figura!

di Irma Trombetta