Carceri: Delmastro almeno ci prova

Carceri: Delmastro almeno ci provaCarceri: Delmastro almeno ci prova – Delmastro: riconosce un problema esistente, ma la soluzione è insufficiente.

La questione carceraria sembra essere un problema che nessun governo è ancora riuscito a risolvere, anzi, ogni giorno l’entità sembra aumentare.

Il problema degli stranieri

Come sottolinea il Ministro, un terzo dei detenuti è straniero e costa allo Stato circa un miliardo di euro l’anno, senza contare gli stranieri in regime di semilibertà o lasciati liberi.

Si era proposto, già in passato, di far pagare ai Paesi di provenienza le spese per il mantenimento in carcere, ora invece si chiede di farvi scontare direttamente la pena.

Il miraggio dei rimpatri

È ingenuo pensare che un Paese ad alto tasso di emigrazione, che si suppone non goda di condizioni economiche favorevoli, si accolli i criminali fuggiti, solo per spirito di giustizia. È logico pensare, invece, che la controparte voglia qualcosa in cambio, spostando quindi il problema.

Sembra una strada senza uscita quella dei detenuti stranieri, che si sommano a quelli nostrani, dovendo essere tutti gestiti da personale carente e strutture insufficienti, come la cronaca ci dice periodicamente.

La soluzione è sempre la chiusura delle frontiere

Quindi come venirne fuori?

La soluzione l’aveva il centrodestra quando era all’opposizione, ossia la chiusura delle frontiere e dei porti.

Un miliardo all’anno solo per i criminali stranieri, il disagio nelle carceri sovraffollate che non favorisce un recupero del reo o una punizione civile, il rischio di dover lasciare dei delinquenti in libertà e altre conseguenze negative, sono il prezzo da pagare per un’Italia antirazzista e meticcia come piace ai cosmopoliti?

La risposta, per gli italiani normali, è ovviamente no, mentre è positiva per chi non ha subito (ancora) i frutti della delirante ideologia delle mescolanze.

Il governo entra di nuovo in un vicolo cieco autocostruito, facendo meno fatti e più propaganda…

Gli Italiani non dimentichino.

Lorenzo Gentile