Cinghiali a Roma: cause e soluzioni

Roma è ormai invasa dai cinghiali, solo l’altro ieri sono stati avvistati due branchi interi di una ventina di esemplari nei quartieri di Montesacro e Serpentaria.Cinghiali a Roma: cause e soluzioni – Roma è ormai invasa dai cinghiali, solo l’altro ieri sono stati avvistati due branchi interi di una ventina di esemplari nei quartieri di Montesacro e Serpentaria.

Una situazione delicata e alquanto pericolosa in quanto, il cinghiale, se dovesse sentirsi minacciato o se dovesse avvertire pericoli per i propri cuccioli, potrebbe attaccare istintivamente l’uomo.

Se da una parte la loro presenza sul territorio romano ha porta l’ilarità tra i romani, ormai ci sono migliaia di meme con i cinghiali come protagonisti, dall’altra parte ha portato una seria preoccupazione da parte dei cittadini romani che, tramite i comitati di quartiere, hanno espresso tutta la loro paura agli organi competenti.

Le cause dell’invasione

Ma da cosa nasce quest’ invasione? Partiamo con il dire che il cinghiale vive principalmente in luoghi come i boschi di querce alternati da cespuglietti e prati con presenza d’acqua.

Il cinghiale è onnivoro, ma la maggior parte della sua dieta è caratterizzata da frutti, semi, radici e tuberi. In assenza di questi alimenti, il cinghiale non si fa problemi di adattamento e si nutre di ciò che riesce a procurarsi, questo lo spinge anche ad avvicinarsi ai luoghi abitativi, in particolare alle campagne coltivate, ma anche alle città dove l’emergenza rifiuti permette di trovare facilmente cibo nelle vicinanze dei cassonetti sommersi anche da prodotti alimentari.

Ma perché sono così tanti? Il numero di cinghiali è notevolmente aumentato e le cause sono legate tutte all’uomo. Partiamo con il dire che il predatore del cinghiale nel nostro Paese, a parte l’essere umano, è il lupo, che però ha dei numeri molto più bassi rispetto ai decenni passati e, in alcune aree, è completamente sparito a causa dell’abbattimento da parte di cacciatori e, anche, per la distruzione ambientale che ha modificato il loro habitat naturale e spesso anche per la difficoltà nel reperire il cibo.

A questo dobbiamo aggiungere l’incremento del numero di allevamenti di cinghiale a scopo venatorio: animali allevati e messi sul territorio con lo scopo di essere uccisi dai cacciatori.

Quindi, l’incremento del numero di cinghiali in Italia, oltre ad essere aumentato al punto da non riuscirne a fare una stima precisa, è anche conseguenza della caccia che da un alto spinge per l’allevamento di questi animali e dall’altro ne impedisce il contenimento con l’abbattimento del predatore naturale, il lupo.

Le misure pubblicitarie del governo

La proposta del deputato Foti (FDI) è stata tramutata in un emendamento della nuova legge di bilancio per consentire un piano di abbattimenti e catture anche nelle zone protette ed urbane nei periodi di ferma della caccia. Una risposta a questa emergenza, da parte del Governo, più che mai assurda e sbagliata.

Questo porterebbe a creare un vero far west con istigazione al bracconaggio da parte di cacciatori senza scrupoli e di soliti idioti, proprio nei giorni scorsi è stato fermato un cittadino romano munito di balestra che andava in giro per Roma a cerca di cinghiali.

Basta poco a capire la pericolosità di questa situazione anche per l’incolumità dei cittadini nonché una strage assurda di animali prime vittime di questa situazione causata, comunque, dall’uomo. Esistono altre soluzioni?

Le soluzioni ci sono

Sicuramente sì, ma non vogliono essere tenute in considerazioni sia perché metterebbero a nudo l’incompetenza e la mancanza di programmazione da parte dei nostri politici, sia per non urtare le forti associazioni di cacciatori, ma anche perché, altre soluzioni, sarebbero un’ammissione di mancanza di monitoraggio e studio della specie e di non ottimale gestione di aree naturalistiche e parchi nazionali gestiti troppo spesso, direttamente o indirettamente, da politici e non da tecnici.

Ma quali potrebbero essere le soluzioni? Per iniziare servirebbe un monitoraggio su tutto il territorio nazionale per sapere il numero preciso e la loro collocazione dei branchi di cinghiali e di tutti gli animali selvatici, cosa che non è mai stata fatta seriamente, di fatti, non abbiamo nessuna idea di quanti cinghiali realmente sono presenti sul nostro territorio.

Cattura e ricollocamento

Successivamente si dovrebbe procedere alla cattura dei cinghiali troppo vicini alle città per essere ricollocati in aree più adatte a loro come parchi nazionali e in aree naturalistiche (esempio la Cerreta di Montesano sulla Marcellana) dopo un mirato investimento per la loro creazione, o se già esistenti, per il loro ampliamento.

Questo porterebbe, non solo a salvare i cinghiali dalla mattanza e a diminuirne il numero a ridosso delle città, ma anche a creare aree utili al miglioramento della situazione legata all’ambiente nel nostro paese. Altro passaggio importante è la sterilizzazione degli esemplari presenti in aree non facilmente controllabili o a ridosso delle città, questo diminuirebbe, con il passare degli anni, il numero degli esemplari e, grazie al giusto monitoraggio, ne eviterebbe lo sterminio e nei decenni a venire il rischio di estinzione; la storia ci insegna che l’abbattimento selvaggio di specie di animali selvatici ritenute in sovrannumero in alcuni stati, li ha portati ad un passo dall’estinzione.

Altre misure di tutela possono essere l’istallazione di segnalatori sonori in prossimità di coltivazioni, città e strade a scorrimento veloce che spaventerebbero gli animali selvatici, non solo i cinghiali, che porterebbero all’allontanamento immediato e, con il tempo, allo spostamento spontaneo in aree meno abitate, nonché un fondo per contributi a favore di agricoltori che voglio posizionare reti metalliche e dissuasori sonori per prevenire i danni ai campi da parte di cinghiali – oltre a studiare un processo per  velocizzare e sburocratizzare i procedimenti per i risarcimenti danni alle culture -.

Reintrodurre i lupi

Queste procedure dovrebbero, comunque, essere applicate in concomitanza con uno studio di fattività per il reinserimento del lupo nelle aree dove il suo numero è notevolmente calato o dove è addirittura sparito pur essendo presente nei decenni passati, questo ristabilirebbe anche una diminuzione naturale del numero di cinghiali ed un ritorno importante di un animale storicamente presente sul territorio Italiano.

Chiaramente il processo di miglioramento della situazione non è di breve realizzazione ed ha una spesa non indifferente da parte dello stato, ma sarebbe un piano definitivo e non una “toppa” politica che durerebbe poco e causerebbe più danni che guadagni.

Anzi, peggiorerebbe la situazione, in quanto, secondo lo studio attento di alcuni esperti animalisti, abbattere un cinghiale matriarca è come dire a tutte altre femmine del branco di predisporsi da subito a procreare in sua vece, moltiplicando i parti delle scrofe appartenenti al branco della defunta femmina.

Questa è una predisposizione etologica di questa specie, ovvero, sostituire subito chi è venuto a mancare mettendosi a disposizione dei maschi del branco per divenire gravide di futuri cinghiali.

Questa è la strategia per eccellenza studiata dalla specie per non estinguersi. Pertanto, sistemare il problema si può con impegno, coraggio, pazienza ed intelligenza, qualità che però, dobbiamo ammettere, non sono in dote ai nostri politici e quindi dobbiamo diventare parte del cambiamento e sostenere soluzioni alternative anche con raccolte firme e proteste di piazza per evitare di non lasciare ai nostri figli un mondo dove cinghiali e lupi siano solo un ricordo sempre più lontano