ECO E L’UR-FASCISMO

ECO E L’UR-FASCISMO

 

ECO E L’UR-FASCISMO – Umberto Eco – l’intellettuale scomparso il 19 febbraio del 2016, gloria del pensiero democratico e antifascista – ha il merito di aver coniato un termine che, se correttamente compreso e definito, ben si adatta ad individuare una concezione del fascismo capace di superare la sua mera esperienza storica, concretizzatasi soprattutto in Europa nel periodo compreso fra la prima e la Seconda guerra mondiale del secolo scorso.

Con il termine Ur-Fascismo – composto dal nome dell’antichissima città di Ur (Ur dei Caldei, la biblica città mesopotamica posta fra i fiumi Tigri ed Eufrate, da cui proveniva Abramo) e dal nome del fenomeno politico fondato in Italia da Benito Mussolini – Eco ha inteso identificare un elemento costantemente presente nella storia dell’umanità, indipendentemente dalla dimensione spazio-temporale (esiste sempre ed ovunque una certa tendenza fascista, capace di esprimersi in vari modi), irriducibile al pensiero moderno fondato sul soggettivismo filosofico.  L’Ur-Fascismo echiano è il fascismo eterno o perenne (1), che esiste da sempre e che sempre accompagnerà la vita dell’umanità: l’incubo che affligge le menti dei “sinceri democratici”.

Una categoria meta-storica

Coniando questo nome – l’intellettuale democratico che dal cattolicesimo militante, professato sino agli anni dell’università, è approdato all’ateismo (2) – ha così trasformato etimologicamente il fascismo in una categoria meta-storica, facendogli superare gli angusti limiti spazio-temporali che l’avevano confinato nel cosiddetto “secolo breve” dominato dal furore ideologico.

Eco ha scandito in quattordici punti i tratti che caratterizzano l’Ur-Fascismo da lui inteso, riuscendo, però, solo in piccola parte ad individuare ciò che contraddistingue l’opposizione radicale alla modernità filosofica ed alle sue realizzazioni politiche.

Volentieri proviamo a delineare i tratti reali di un Ur-Fascismo rettamente inteso. L’Ur-Fascismo si caratterizza innanzitutto per una concezione che afferma il primato dell’essere sul divenire; per la chiara consapevolezza che vi è un ordine dato – oggettivo e stabilito da una realtà superiore e trascendente la natura umana – al quale gli uomini sono chiamati a conformarsi sia sul piano personale che sul piano sociale.

Inoltre l’Ur-Fascismo esprime un tipo umano contraddistinto da un comportamento preciso: l’ur-fascista è austero; essenziale; comprende il senso del sacrificio; sente il bisogno di conformarsi ad una legge e di compiere lo sforzo di elevarsi; avverte il senso del sacro e del limite; è animato da spirito combattente; non crede che la verità sia un prodotto della mente umana, bensì la ritiene scritta nella realtà che lo circonda, la quale è dunque da contemplare.

L’ur-fascista sa che la verità è adaequatio rei et intellectus (adeguazione dell’intelletto alla cosa) e rifugge le astrazioni ideologiche frutto del soggettivismo filosofico che pone l’uomo al posto di Dio. Inoltre, l’ur-fascista concepisce il principio di identità e non contraddizione come il cardine del retto pensare e del retto agire. Non a caso uno dei padri del Sessantotto, Herbert Marcuse, chiamava fascista tale principio.

L’essenza

Non solo esperienza politica storicamente realizzatasi in un preciso contesto geografico e temporale, l’Ur-Fascismo è, dunque, ben altro e molto di più: una realtà metastorica e, in qualche modo, eterna che va oltre le contingenze storiche, la cui essenza è costituita da un modo di porsi di fronte all’esistenza, da uno stile di vita diametralmente opposto alla mentalità liberale, democratica e progressista.

Inteso in questo senso il fascismo eterno – o Ur-fascismo – altro non è che la piena comunione con l’ordine naturale e tutto ciò che ne deriva come logica conseguenza, tanto nel dominio della vita individuale quanto in quello della dimensione sociale e politica delle comunità umane.

Comunione vissuta in maniera consapevole ed eroica, ossia disposta al sacrificio pur di onorare la fedeltà a tale ordine, ai suoi principi-cardine e ai valori che ne derivano. Tale fascismo è, in un certo qual modo, eterno – ossia per sempre – perché tale è l’ordine naturale disposto dal Creatore.

Potenzialmente il fascismo perenne può manifestarsi ad ogni latitudine, perché la natura umana è la medesima ovunque e sempre; ma l’esperienza dimostra che, di norma, è presso l’Italia, l’Europa e i luoghi fecondati dalla religione cristiana e dalla cultura greco-romana che esso può trovare il terreno più fertile per manifestarsi e affermarsi.

Oggi, nell’epoca dominata dal modello liberal-democratico, il fascismo eterno non dà forma ad alcuna realtà statuale, ma vive nei cuori e nelle menti dei singoli e di alcune comunità, spesso in maniera non pienamente avvertita. Ma è un fatto che esso non potrà mai venire meno, in quanto conforme alla natura umana e alla concezione eroica dell’esistenza. Dio susciterà sempre uomini che, almeno in cuor loro, nei momenti più cupi, coltiveranno la speranza di poter affermare anche socialmente quella concezione.

Marco Sudati

Note
  • Eterno è ciò che trascende il tempo, non ha inizio e non ha fine, dunque solo Dio è eterno. Per questa ragione il termine eterno applicato all’Ur-Fascismo è da intendere in senso improprio e da considerare, più correttamente, eviterno, ossia qualcosa che ha avuto inizio nel tempo e che non muta quanto alla sostanza.

  • “Un giovane che fu tra i dirigenti della Giac, la Gioventù di Azione cattolica, che sino all’università si nutrì di credenti antichi e moderni, un uomo da comunione quotidiana e da confessione settimanale e che scelse san Tommaso per la sua tesi pensando alla fede da difendere e non a una laurea da conquistare.” (Brano tratto dall’articolo di Vittorio Messori Umberto Eco da cattolico ad ateo, l’enigma del distacco dalla fede pubblicato dal Corriere della sera del 21 febbraio 2016).

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