Essere esempio, la storia di Angelina Milazzo

Essere esempio, la storia di Angelina MilazzoEssere esempio, la storia di Angelina Milazzo – Madrepatria: una parola che sa di vita in quanto rappresenta l’appartenenza di un popolo alla sua terra, alle sue radici e quindi alla sua identità.

Proprio come un figlio che nasce dal grembo materno.

Madrepatria una parola tutta al femminile e realizzata da altrettante donne morte per la difesa della vita e della Patria.

Proprio come fece l’ausiliaria Angelina Milazzo, morta per salvare la vita a una viaggiatrice, in stato di gravidanza, facendole da scudo con la propria persona, mentre veniva colpita a morte da una raffica di mitragliatrice.

Ed è proprio per quest’atto eroico che, su proposta del generale di brigata comandante il Servizio Ausiliario Femminile Piera Gatteschi Fondelli, il governo della Repubblica Sociale Italiana le conferì la Medaglia d’oro al valore militare alla memoria.

Di origine siciliana, Angelina era nata ad Aidone, piccolo centro in provincia di Enna, il 18 aprile 1922

Il padre Lucio era un reduce della Prima Guerra Mondiale, mutilato, mentre la madre gestiva un piccolo negozio di stoffe e sartoria nel centro del paese.

Il sogno di Angelina era diventare una maestra elementare, per questo motivo si era iscritta all’Istituto Magistrale.

L’adesione alla RSI

Ma con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia, il 10 giugno 1940, prima, e la caduta del Fascismo, poi, i piani di Angelina, come quelli di tanti altri giovani dell’epoca, cambiarono drasticamente. Con l’armistizio dell’8 settembre 1943 e la costituzione della Repubblica Sociale Italiana al Nord, l’obiettivo della giovane donna era entrare nel Servizio Ausiliario Femminile, costituitosi il 18 aprile 1944.

Una volta reclutata al Comando del SAF della provincia di Vicenza, subito realizzò i suoi compiti con costanza e impegno, fino ad arrivare al 21 gennaio 1945.

Campo X Milano
Il sacrificio estremo

Quel giorno Angelina si trovava in treno poco fuori Milano, nei pressi di Garbagnate, quando all’improvviso piombarono dal cielo alcuni cacciabombardieri alleati che iniziarono a colpire i vagoni e le ferrovie con il lancio di bombe e mitragliando a bassa quota.

Giorno in cui la ventiduenne trovò la morte: “Domenica scorsa, l’Ausiliaria Angelina Milazzo, di Lucio, nata ad Ardone (Enna) nel 1922, viaggiava verso Milano su un treno delle Ferrovie Nord proveniente da Como, dove essa s’era recata per servizio, allorché, nei pressi di Garbagnate, il convoglio veniva assalito da alcuni cacciabombardieri.

Scesa dal vagone, la Milazzo si trovò accanto la signorina Beatrice Santini, abitante in Corso Magenta 5, e la signora Gianna Benazzo in Palazzo, sfollata a Caronno, ma qui domiciliata in Piazza Napoli 25, la quale si trova in stato interessante.

Una raffica di mitraglia colpì la Santini e la Benazzo, ferendole per fortuna non gravemente, e la Milazzo, rimasta incolume, si lanciò in loro soccorso. In quel momento, però, gli aerei tornarono all’attacco e l’Ausiliaria allora, sprezzante del pericolo, anziché cercare di porsi al riparo, fece scudo del proprio corpo alla Benazzo. Colpita in pieno da una scarica di mitraglia, l’eroica Milazzo decedeva, salvando col suo sacrificio cosciente la vita alla gestante”.

Così scrivevano i giornali sulla morte di una donna che, sebbene la giovane età, col suo gesto eroico ha dato vita all’essenza del concetto di madrepatria.

Rita Lazzaro