Intervista a Valerio Arenare pt2

Seconda parte dell’intervista a Valerio Arenare. Qua la parte 1

Secondo te l’Italia e l’Europa del futuro, quelle dove cresceremo io e tuo figlio, saranno migliori o peggiori di quelle di adesso?

Diciamo che se pensiamo alla situazione politica e sociale che viviamo (sia in ambito nazionale che internazionale) è difficile essere fiduciosi ed è soprattutto difficile non essere pessimisti.
La nostra situazione attuale è stata segnata da varie situazioni: il conflitto in Medio Oriente, la guerra in Ucraina, la crisi economica che ci attanaglia da ormai troppo tempo e la passata Crisi Sanitaria.
E purtroppo chi governa in questo periodo l’Europa e la nostra Nazione non ci fa sperare molto.
Non sembrano esserci al momento molte possibilità di emergere: la classe politica è troppo impreparata, corrotta e asservita a poteri che non fanno gli interessi del nostro Paese (NATO,ONU,UE).
Sono sincero: è difficile ora come ora immaginare un futuro roseo per voi ragazzi. Ma, nonostante tutto, non dobbiamo mai farci abbattere e non dobbiamo mai demordere.
La storia ci insegna che anche nei momenti più bui si può sempre vedere una luce nell’oscurità per poter incominciare a risorgere. Così accadde, per esempio, dopo la Prima Guerra Mondiale.
Sono convinto che il nostro Paese, proprio quando si troverà sull’orlo del baratro, saprà risorgere e, come intitolavamo sulla copertina di un libro scritto a quattro mani con Giustino D’Uva “Noi torneremo al Potere”.

Speriamo che la tua profezia si avveri.

Accadrà. Di questo ne sono sicuro. Non possiamo più andare avanti così. Da questo punto in poi possiamo solo risorgere.
Non so quando. Ma accadrà. Forse io non vedrò quel giorno ma sono sicuro che le cose cambieranno.
Stiamo andando verso la peggiore società possibile: dal punto di vista del lavoro, dal punto di vista economico, dal punto di vista etico-morale… Serve un cambiamento.
Ma serve ovviamente anche molto coraggio per ottenerlo. Al momento la maggior parte degli Italiani sta tappata in casa a lamentarsi sui Social dei tanti problemi che ha. Ma poi non fa nulla per provare a cambiare le cose. E fino a quando non comincerà a farlo il sistema l’avrà sempre vinta.

Facciamo un gioco: Valerio Arenare diventa Presidente del Consiglio. Quali sarebbero le prime tre cose fondamentali da fare per iniziare a cambiare le cose?

È complesso, ci sarebbero davvero tante cose da dire.
Però sicuramente come prime due cose bisognerebbe rimettere al centro della discussione politica le famiglie e i lavoratori.
La famiglia che negli ultimi tempi è stata attaccata e minata in ogni modo e il lavoratore che è stato privato del lavoro e della dignità stessa.
È ora di ricominciare a parlare di lavoro, di pensioni, di tutela delle famiglie e dell’infanzia, della questione disabili!
Quanto spesso in campagna elettorale si parla di questi temi e poi non si realizza nulla in seguito? I nostri disabili per esempio… Hanno sussidi di disabilità troppo esigui e incontrano enormi difficoltà nel trovare un lavoro.
Farei questo. Cercherei di rimettere al centro questi punti: pensioni, lavoro, famiglia, Infanzia e Disabili.
Può sembrare populista però è così.
Anche perché la mia formazione è comunque quella sindacale.
E da sindacalista vedi cose che un politico non riesce nemmeno a immaginarsi: vedi la fame, la disperazione di chi deve garantire un futuro alla sua famiglia. E non sa se ci riuscirà.
Quando ero in Puglia riuscimmo portare i lavoratori agricoli in Piazza per protestare contro l’Agromafia e lì mi resi conto di quanto queste persone accettassero, perché costrette, delle prassi inumane e assurde pur di portare a casa il pane.
Le Sinistre oggi parlano di proteggere gli immigrati dal Caporalato e dallo schiavismo. Ed è giusto, per carità.
Ma lo sanno che tutte queste cose le hanno subite i lavoratori Italiani fino a pochissimi anni fa, prima che venissero sostituiti (appunto) dagli immigrati? Essere licenziate se si rimaneva incinte, finire chiuso in un container per scappare all’ispettore del lavoro.

Tutte queste cose i lavoratori Italiani le hanno subite per decenni! Eppure se ne occupano solo ora.
È facile montare su la retorica del “povero ragazzo nero sfruttato dal perfido padrone Italiano” ma si dimenticano della disperazione del Sud! E ci hanno mangiato per 70 anni.
E la CGIL, protettrice dei deboli e degli oppressi, ha sempre votato a favore dei contratti atipici e dei contratti a progetto, per poi contribuire all’abbattimento dell’articolo 18.
E poi siamo noi a passare per cattivi. Ed è il gioco che fa perfettamente al caso loro! Distrarre le persone con lo spauracchio del Ritorno del Fascismo gli srve per distogliere l’attenzione da tutte queste ingiustizie sociali perpetrare da loro ai danni del Popolo.

Andando invece sul piano più spirituale e religioso: che valore hanno il Cattolicesimo e la Tradizione Cattolica di questo Paese per te?

Io nasco in una famiglia estremamente cattolica che mi ha sempre trasmesso valori e tradizioni profondamente cattoliche.
Sono stato anche Confratello della Madonna della Neve.
Poi a un certo punto della mia vita, a causa di vari eventi negativi o comunque difficili, mi sono allontanato dalla Fede.
L’ho ritrovata però con la nascita di mio figlio. Lì ho avuto la certezza dell’esistenza di Dio. Quella nascita, che per molti è un banale processo scientifico, a me ha parlato dell’esistenza di Dio e di come Egli operi il Miracolo della Vita attraverso di noi.
Ho percepito che Dio dà alle nostre vite un senso, un sentiero tracciato in cui incamminarci. Ognuno con le sue scelte fatte nel rispetto del suo Libero Arbitrio.
Ho trovato grande beneficio nella lettura delle Scritture, nella devozione alla Vergine e ai Santi  (come San Francesco di Assisi o San Rocco) e mi ha sempre dato grandissimo conforto nelle cose di tutti i giorni il pensare che c’è Qualcuno che tiene a me.
Non so se è la visione giusta della Religione. Però è ciò che penso. Io penso che Dio sia tutt’altro che intangibile. È tangibile invece.
Pervade ogni cosa: la natura, gli animali, i misteri della Vita,…
Penso proprio che, senza fare discorsi vuoti e moralistici, scegliere di vivere senza Dio sia come spegnere una fiamma dentro di noi.
Vivi lo stesso…Ma ti manca qualcosa. Qualcosa di fondamentale.

Osservando i tuoi profili social ho notato che sembri avere un grandissimo amore per gli animali (e in particolare per i cani). Cosa pensi delle persone che in questa società probabilmente troppo solitaria ed egoista tende ad “umanizzare” gli animali elevandoli al rango di “figli pelosi”?

Mah guarda…io sono sia contro chi umanizza gli animali, sia contro chi li tratta senza umanità.
Io da piccolo avevo un cagnolino di nome Bernardo.
Non gli prestavo particolare attenzione, anche perché all’epoca il cane lo si teneva per “sicurezza” e per compagnia ma non ci si prendeva troppo tempo per accarezzarlo o per giocarci insieme.
Alla morte del mio cane per molto tempo non volli più vedere animali perché avevo dei sensi di colpa enormi nei confronti del mio cagnolino. Solo alla sua morte ho capito quanto avevo bisogno di lui, perché senza accorgermene, lui era sempre al mio fianco. Sento la sua mancanza ancora oggi e gli chiedo continuamente perdono per non avergli dato l’amore che meritava. tant’è che a breve tatuerò il suo musetto sulla mia pelle.
Poi, grazie anche alla pressione di mio figlio, ed una foto pubblicata su FB dalla mia amica Lucia, andai all’associazione anime randagie per prendere un cagnolino. E tornai a casa con due cani (sorride). Io amo i miei cani alla follia. E mi impegno molto come volontario anche per salvare i randagi e per trovare una famiglia a tanti cani che non ce l’hanno.
Però, ovviamente, capisco bene la differenza tra il cane e mio figlio. Il cane non è come una macchina…però non è un figlio.
A me piace dire che Dio ci ha fatti con un cuore grande…che può accogliere tanto amore “declinato” in forme diverse: si può amare i genitori, la moglie, gli amici, i figli e i propri animali.
Sono amori diversi. Ma tutti molto sentiti e profondi.
La nostra società sicuramente idealizza i cani.

Ma allo stesso tempo è anche molto crudele con loro: solo negli ultimi mesi in Italia sono stati abbandonati 150.000 cani. E l’80% di loro sono morti prima dell’arrivo dei volontari.
Il mio impegno per gli animali deriva dal fatto che penso che proteggere gli animali significhi proteggere il Creato e significhi quindi mostrare riconoscenza a Dio per le sue creature.
Credo che San Francesco concorderebbe con me.
Anche perché l’animale è comunque essere più debole rispetto all’Essere Umano e per me difendere i più deboli vuol dire anche quello.
Insomma: non sposo ma neanche demonizzo chi idealizza gli animali (magari per colmare profonde solitudini).
Il nostro cuore è immenso e può amare persone e animali. L’importante è saper distinguere tra le varie forme di amore.

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