Israele: Roger Waters le canta a Bono Vox

Israele: Roger Waters le canta a Bono Vox

 

Israele: Roger Waters le canta a Bono Vox – …Chiunque conosca Bono dovrebbe prenderlo per le caviglie e scuoterlo finché non smette di essere un enorme stronzo.

Non ama i mezzi termini e non li usa, Roger Waters, ex Pink Floyd, uno dei protagonisti assoluti della storia del rock, e non li ha usati neppure quando, intervistato da Al Jazeera, ha commentato il concerto di Bono Vox allo Sphere di Las Vegas.

In quell’occasione, il cantante irlandese degli U2 ha modificato il testo di Pride – dedicata a Martin Luther King – inserendo riferimenti agli Israeliani (stelle di Davide) e all’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Waters, da sempre sostenitore della causa palestinese, ha pure affermato: Mia madre mi ha sempre detto che di fronte a questioni difficili, la prima cosa da fare è leggere, leggere, leggere, leggere.

Ed è quello che non avrebbe fatto Bono, colpevole di essersi allineato alla corrente, al pensiero dominante, alla vulgata occidentale sul conflitto israelo-palestinese, appoggiando, sono ancora parole di Waters, l’entità sionista.

Se i cantanti stanno con le èlite

Quanti cantanti, quanti attori, quanti intellettuali amano fare altrettanto: crogiolarsi sul comodo velluto del mainstream, certi di non avere mai grane ma solo applausi, like e onori nei salotti buoni, con non trascurabili conseguenze su ingaggi e conto in banca.

Esempio indimenticabile, si fa per dire, a questo proposito, l’ardimentoso Putin, fuck you! di Damiano dei Maneskin… Non così Waters, che, letteralmente, se ne fotte di piacere ai potenti e sbatte le sue idee in faccia al mondo.

Pagando per questo. A causa delle sue posizioni scomode su Israele – e l’accusa, nemmeno a dirlo, di antisemitismo, termine strumentalmente utilizzato a fini propagandistici, come abbiamo scritto su queste pagine – recentemente ha visto interrompersi la sua collaborazione con l’etichetta musicale BMG.

Guai a chi non si schiera

Nel 2023 ha anche dovuto trascinare in tribunale il Municipio di Francoforte, per poter tenere un concerto nella città tedesca, dopo che le autorità locali si erano opposte, sempre in nome della lotta all’antisemitismo. Il cantante, sostenuto anche dalla solidarietà di tanti artisti, tra cui Eric Clapton e Peter Gabriel, ha vinto la causa e ha potuto tenere il suo concerto.

Ma questo è il clima che vige in Occidente. Gli spazi di dissenso sono sempre più compressi e chi non si allinea è apertamente criminalizzato. Come osserva Noam Chomsky, filosofo e studioso della comunicazione, la strategia utilizzata è quella di delimitare in modo via via più stretto il perimetro delle opinioni accettabili e permettere che vi sia ampio dibattito all’interno di questo perimetro.

Questo darà la parvenza di una libertà di pensiero, nei fatti inesistente.

L’esempio tedesco

E la situazione sta precipitando.

Sempre in Germania, il Ministro degli Interni Nancy Faeser ha presentato un pacchetto di misure per limitare il dissenso, qualificandolo tout court come estrema destra – formula buona per tutte le stagioni- facendo riferimento – attenzione! – ad una presunta “democrazia difensiva”.

Neologismo, quest’ultimo, specchio di una nuova preoccupante strategia. Ci si difende quando si è in pericolo.

Il pericolo genera paura e la paura fa accettare limitazioni della libertà.

Fintanto che ci saranno dei Bono Vox, il gioco riuscirà più facilmente.  Ma fintanto che ci sarà qualche Roger Waters, la speranza che l’ingranaggio si inceppi resterà viva.

Raffaele Amato

 

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