La Balzerani, Donatella Di Cesare e i compagni che sbagliano

La Balzerani, Donatella Di Cesare e i compagni che sbagliano

 

La Balzerani, Donatella Di Cesare e i compagni che sbagliano – Nei giorni scorsi esponenti della maggioranza – da Licia Ronzulli di Forza Italia, agli esponenti della Lega, fino a Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera (FdI) – hanno chiesto con vari toni che l’università La Sapienza sospenda l’insegnante Donatella Di Cesare: è spaventoso che sia una docente; non ci sia posto per i cattivi maestri negli atenei.

Condanne contro la docente anche da parte del vicepremier e ministro Matteo Salvini: Vergogna. Un inaccettabile insulto alle vittime del terrorismo rosso ha scandito.

Gli attacchi non si sono fatti attendere neanche da esponenti dell’opposizione. Irresponsabile e sconsiderata ha affermato il senatore del Pd Dario Parrini. Parole inquietanti le ha definite il dem Francesco Verducci.

Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato, ha chiesto che La Sapienza prenda provvedimenti: una vicenda a tal punto incredibile, che sembrava un fake, ha commentato.

Ma perché questo pugno duro verso Donatella Di Cesare, professore ordinario di filosofia teoretica alla Sapienza di Roma nonché volto noto in tv?

Tutto ha inizio da un tweet, in seguito rimosso, scritto dalla docente in occasione della morte dell’ex brigatista Barbara Balzerani.

La donna, morta il 4 marzo all’età di 75 anni, aveva partecipato a numerosi omicidi delle BR e al sequestro del leader della Dc, Aldo Moro.

La Balzerani era stata tra gli ultimi brigatisti ad essere arrestati e, per questo motivo, era stata soprannominata la primula rossa.

I compagni che sbagliano

Un curriculum vitae fatto di sangue e galera, aspetti questi che, però, non hanno impedito alla docente di fare il suo ultimo saluto via social all’ ex brigatista: La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna.

Parole che non sono certo passate inosservate, visto il ruolo ricoperto dalla Di Cesare.

Una posizione dalla quale ha preso le distanze lo stesso ateneo rendendo pubblica la nota seguente:

La dichiarazione resa pubblica e poi rimossa dalla professoressa Donatella Di Cesare è stata trasmessa già da ieri alla valutazione e al giudizio dei competenti organi di ateneo. Sulla base di quanto previsto dalla normativa che regola il funzionamento dell’università la Sapienza ha avviato un iter di cui è stato informato il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini.

Anche la rettrice del maggiore ateneo d’Europa, Antonella Polimeni, ha preso le distanze dalle parole della professoressa, esprimendo sconcerto per quanto dichiarato sui social media, ricordando l’altissimo tributo di sangue pagato dalla Sapienza nella stagione del terrorismo, confermando la ferma condanna di ogni forma di violenza e prendendo le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione.

La prof è stupita

La professoressa, dal canto suo, si è definita stupita e sconcertata per gli attacchi ricevuti con parole pesanti, anche da alcuni ministri, ricordando che è sempre stata lontana da ogni forma di violenza.

Lo testimoniano la mia vita, i miei scritti, il mio insegnamento. Ho ricordato la morte di Barbara Balzerani, da cui sono sempre stata distante. In quel contesto – ha spiegato – ho accennato a quella trasformazione radicale a cui la mia generazione aspirava. Alcuni hanno scelto la lotta armata; io ho preso la strada del femminismo. Ho sperimentato la violenza di quegli anni in prima persona, quella di molti fascisti – ha proseguito facendo riferimento a quando, ragazza, frequentava il liceo romano Giulio Cesare – si parla troppo poco di quel periodo, mentre si dovrebbe aprire un confronto.

È così che la docente si è difesa dalla bufera che si era scatenata dopo il tweet di cordoglio alla compagna Luna.

Gli intoccabili post-sessantottini

Nonostante le condanne del web e della politica nonché la presa di distanza dell’ateneo e del rettore, la docente è tornata in aula alla prima lezione di Filosofia teoretica nell’aula 1 di Villa Mirafiori.

Un ritorno sereno, in cui la Di Cesare ha iniziato a enunciare il corso di laurea senza fare cenno alla bufera che l’ha travolta. Soffermandosi in particolar modo sul Concetto di storia di Walter Benjamin, sul suo pacifismo e le considerazioni su sinistra e destra ai tempi del nazismo.

Un ritorno che è stato riportato in un articolo del Corriere della Sera. Uscita dall’aula, la Di Cesare avrebbe rifiutato di rilasciare dichiarazioni alla giornalista, sostenendo di non avere altro da aggiungere rispetto a quanto già dichiarato.

Ma l’articolo è stato pubblicato ugualmente. Un pezzo che la docente ha commentato su X:

E la libertà di insegnamento? L’autonomia dell’università? Contenuti della mia lezione ripresi da giornalisti presenti a mia insaputa dentro l’aula e riportati (con foto non autorizzate) su un quotidiano nazionale.

Libertà di insegnamento e autonomia dell’università, concetti questi che non dovrebbero prendere vita solo sul mondo social ma anche e soprattutto in quello reale.

Nemes Sicari

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