La lobby LGBT ai concorsi di bellezza – Dopo Brian, il diciannovenne transgender incoronato “Miss Greater Derry” a un concorso di bellezza di Miss America, seguito da miss Olanda Rikkie Kollé, il ventiduenne transgender, ecco che tocca ad un’altra Miss in salsa inclusiva. Si chiama Emma Webber, la prima miss lesbica incoronata a un concorso internazionale.
Il concorso per oversize
Pochi giorni fa ha conquistato il titolo “Ms World International Woman”, riservato a tutte coloro che promuovono inclusività e body positivity
Mamma quarantunenne di Bristol, single e oversize, qualche giorno fa è diventata la prima finalista apertamente lesbica di un concorso internazionale di bellezza.
La quarantunenne ha partecipato a inizio di agosto alla kermesse internazionale Ms World, a Miami, in Florida, posizionandosi al quarto posto nella classifica generale e aggiudicandosi invece la corona di Ms World International Woman, un titolo assegnato a una miss che promuova i valori della diversità e della body positivity.
“Per sempre grata. Sì… ho pianto”. È così che la donna ha manifestato la sua vittoria su Instagram.
Ancora una volta ci ritroviamo ad assistere alla messa in scena dal copione politicamente corretto.
Le mani delle lobby LGBT sui concorsi di bellezza
Infatti, a vincere, ancora una volta, non è stata la bellezza femminile ma l’ideologia politicamente corretta, quella contro i cosiddetti “stereotipi”, in realtà meri canoni di bellezza dove a vincere dovrebbero essere equilibrio, armonia e proporzione. Dalle reginette di bellezza alle eroine delle minoranze o presunte tali.
Infatti, la reginetta arcobaleno ha superato barriere e stereotipi che per molto tempo hanno ostacolato molte donne che non rispecchiano i canoni di bellezza “considerati standard”.
Arruolata nell’esercito LGBT
Ebbene sì, ad oggi, a quanto sembra, i canoni di bellezza li decidono le minoranze ed Emma Jay Webber ne è la prova vivente, una delle tante.
La Webber, infatti, è stata finalista nel 2022 del concorso nazionale di Miss Gran Bretagna e ora sta approfittando del suo successo per portare una rappresentanza Lgbtqia+ nel circuito internazionale dei concorsi in quanto prima miss lesbica internazionale.
“Con tutto ciò che sta accadendo nel mondo e il massiccio aumento dei crimini d’odio contro le persone Lgbtq+, ho pensato che questo dovesse essere il passo successivo – aveva detto qualche mese fa –. Devo portare questa mia candidatura sulla scena mondiale e usarla come un enorme megafono”.
Ennesima conferma di come i concorsi di bellezza si siano piegati al politicamente corretto.
L’attacco a DeSantis
Un’ apoteosi che ha un peso maggiore soprattutto se fatta nella Florida del governatore Ron DeSantis i cui progetti di legge limiterebbero la libertà di espressione e i diritti della comunità lgbtq+.
Se non si accontentano le minoranze difatti scatta la “violazione delle loro libertà” come successo con l’introduzione di divieti sulle cure di transizione per i minori di 18 anni e l’attuazione della cosiddetta “Don’t Say Gay”, che vieta di discutere di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole.
Ebbene sì, il governatore non ha esaudito i capricci di indottrinamento arcobaleno e, di conseguenza, scatta la gogna mediatica contro chi “limita le libertà” ovviamente delle minoranze.
L’Italia non è da meno
E, sempre come da copione, la vittoria della Webber è stata anche un’ottima occasione per strigliare l’Italia oscurantista fatta dalle Patrizia Mirigliani.
La Mirigliani, infatti, “si era permessa” di asserire che Miss Italia non avrebbe accolto aspiranti miss transgender, ma solo concorrenti biologicamente donne. Minoranze così minoranze da aver voce ovunque, togliendola a chi osa dissentire e con tanto di scuse da parte dell’eretico.
Basti pensare al “mea culpa” recitato dal chitarrista Santana dopo aver “osato” dire ciò che era, è e resterà ovvio, vero e naturale: “una donna è una donna e un uomo è un uomo”.
Minoranze così minoranze da aver trasformato addirittura i concorsi di bellezza in corsi di propaganda politica dove ad essere sotto attacco e ad essere minacciata è, come sempre, l’essere donna.
Nemes Sicari