La notte demografica pt.2 – Il calo demografico è diventato il problema più stringente della nazione più grande del mondo, la Cina, destinata a guidare l’umanità nelle prossime generazioni.
A differenza dell’esausto Occidente, che agonizza gaio, il governo cerca di correre ai ripari.
La popolazione cinese ha iniziato a diminuire da pochi anni, ma il calo della forza lavoro è stato constatato sin dal 2000. Questo, contrariamente a quanto fa credere la narrazione occidentale, è un grave limite alla crescita economica.
Meno lavoratori attivi mettono a dura prova il sistema di previdenza sociale e l’economia ovunque, ancora di più in Cina, in cui per tradizione millenaria i giovani sono abituati a sostenere gli anziani.
Da noi, dove regna l’individualismo e la famiglia è al lumicino, assistiamo al rapido aggravamento del fenomeno.
Interi comparti entrano in crisi, senz’altra soluzione che schiacciare l’acceleratore del consumo.
Finché esistono consumatori
La politica denatalista è cessata, tuttavia i cinesi continuano ad avere pochi figli, proprio come i russi. Senza modificare in profondità i valori delle comunità, la curva non si raddrizzerà che in tempi molto lunghi. In Occidente vi è un problema in più: si diventa genitori- quando accade- sempre più tardi, poiché il modello sociale prevalente impone che si persegua innanzitutto il successo- personale e professionale- rinviando la nascita dei figli a età meno fertili, con minore possibilità di una prole numerosa.
Il destino delle donne occidentali
Il modello occidentale idealizza una condizione esistenziale che richiede di non avere figli o di rimandare la procreazione.
Google offre il congelamento degli ovuli delle dipendenti fino a quando non superano l’età di massimo sfruttamento lavorativo. L’Occidente propone un miraggio devastante, poiché la maggioranza non raggiungerà posizioni di vertice e dovrà accontentarsi di diventare cassiera di supermercato, commessa di centro commerciale o impiegata.
Le meno fortunate finiranno al servizio di donne più ricche.
In altri tempi veniva sostenuto un modello familiare in cui il marito lavorava nella speranza di fornire un futuro migliore per i figli, dando loro un’istruzione o integrandoli nell’attività di famiglia.
Quel modello è stato demolito culturalmente, mentre le donne devono essere libere e indipendenti, impegnate nel lavoro esterno sino alla fine.
I figli sono un ostacolo alla realizzazione individuale delle non-madri, mentre gli uomini, deresponsabilizzati, escono dalla scena della storia.
Il resto lo fanno l’edonismo di massa, l’individualismo, la sessualità sterile omo, la contraccezione, la banalizzazione dell’aborto, la paura del futuro.
Il capolavoro cinese
La campagna più tardi, più a lungo e meno iniziò nella Cina ancora maoista negli anni Settanta. Rompendo con le usanze tradizionali, la politica di pianificazione familiare incoraggiava le coppie a sposarsi più tardi, aspettare più a lungo tra un figlio e l’altro e comunque avere meno figli.
Gran parte del declino della fertilità in Cina si è verificato durante quel periodo. La Cina è un paese gerarchico, i metodi sono più visibili che nella prassi occidentale, ma i risultati sono uguali.
Nel 1969 il tasso di fertilità per donna era 6,2. Crollò a 2,7 in soli dieci anni. Si festeggiò con lo stesso stolido entusiasmo dei demografi argentini.
Benché la politica cinese fosse rivolta prevalentemente all’etnia Han, il crollo delle nascite interessò gli altri numerosi gruppi etnici presenti nel grande paese.
Si stava meglio quando si stava peggio
Nel nostro angolo di mondo la competizione per il miglior tenore di vita, i viaggi, i divertimenti, gli abiti costosi, mette all’ultimo posto la formazione di famiglie e la nascita di figli.
Non ricordiamo più che sino a mezzo secolo fa un uomo lavorava otto ore e manteneva la moglie e vari figli in un’abitazione mediamente più spaziosa di oggi; tutti mangiavano cibo sano. Con sacrificio, molti si permettevano vacanze in località prossime alla zona di residenza.
Oggi entrambi i membri della coppia lavorano più ore; non ci si può permettere più di un figlio, si vive in piccoli alloggi, in affitto o con mutui a lungo termine, si mangia cibo spazzatura, presto rimpiazzato da alimenti artificiali.
Si sgobba e ci si indebita per le mitizzate vacanze, brevi, di massa, in località alla moda.
Tutto ciò mentre il progresso tecnologico moltiplica la produttività. I benefici vanno a un numero sempre più ristretto di dominanti, orientati a disfarsi della popolazione eccedente, interessati a farci credere che le nuove modalità di vita ci rendano più liberi, siano nel nostro migliore interesse, lo stesso con cui interrompono le cure a bambini malati e presentano come un avanzamento di civiltà l’eutanasia di Stato e l’aborto universale.
Le disperate misure cinesi
Poiché il disastro demografico determina sempre più acuti problemi sociali, già sperimentati in Giappone e Corea del Sud, il governo cinese sta cercando di invertire la rotta.
Il tasso di fertilità è sceso a 1,2 nascite per donna nel 2021, il minimo storico. L’idea è di agire soprattutto su alcuni settori sociali che dovrebbero fare da traino, per imitazione, al resto della società. I risultati, come in Russia, sono lenti, a dimostrazione che la leva economica è insufficiente, ma almeno quei paesi sovrani hanno preso atto del problema.
Nazioni subalterne, colonizzate dalle idee e dalla volontà altrui, come l’Italia, non si occupano del futuro demografico, salvo lamentarsi delle conseguenze (immigrazione massiccia, degrado civile, crollo della spesa sociale).
Una parte consistente della società applaude alla propria liquidazione biologica, oltreché economica.
Il dato cinese mostra che la popolazione tarderà anni ad aumentare. Da due anni diminuisce per il combinato del calo delle nascite e della mortalità delle classi di età più numerose.
Il declino della natalità è molto difficile da invertire anche perché scarsa è l’indagine sulle cause profonde: il sistema dominante (in Cina e in Occidente) non vuole, poiché sa che dovrebbe salire sul banco degli imputati.
Nel 2023 in Cina la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record, i salari di molti “colletti bianchi” sono diminuiti e la crisi si è intensificata nel settore immobiliare, che rappresenta due terzi della ricchezza delle famiglie.
L’effetto è la riduzione ulteriore della propensione ad avere figli. Secondo l’Accademia cinese delle scienze, il sistema pensionistico collasserà entro il 2035.
È il mercato, bellezza
La megalopoli di Shenzhen offre un bonus alla nascita e un sussidio mensile fino al compimento dei tre anni del bambino. Intanto il governo ha chiesto alle imprese di aumentare significativamente la produzione di robot. La diminuzione del numero di donne in età riproduttiva è di cinque milioni annui. Le proiezioni più pessimistiche parlano della perdita del sessanta per cento della popolazione cinese entro il 2100.
Negli Stati Uniti ritengono che la vittoria finale sui nemici russi e cinesi avverrà per il declino demografico. Sembrano non voler prendere atto che l’Occidente soffre dello stesso problema, negli Usa nascosto nelle statistiche (non dal clima sociale incandescente) dei milioni di immigrati clandestini in arrivo.
Da qualunque punto di vista lo si osservi- tranne da quello dei dominanti decisi a togliere di mezzo la fastidiosa eccedenza di umani- il clima culturale sfavorevole alla natalità, la promozione di aborto e sterilità non fanno altro che aggravare la disintegrazione sociale.
L’ ideologizzazione politica che obbedisce a parole d’ordine provenienti dalla cultura – e dal denaro- americano aggrava un’enorme crisi sociale, esistenziale, antropologica.
L’emergere di tecnologie come la robotica e l’intelligenza artificiale sono ulteriori fattori del problema, poiché riducono il lavoro umano e quindi il fabbisogno di nuovi nati.
Le oligarchie non hanno più necessità di generazioni numerose e istruite e agiscono di conseguenza.
Il fine perseguito rende ancora più squilibrati i rapporti di forza determinati dalle nuove forme di organizzazione sociale.
Schiavi dei robot
Il capitalismo, passato da produttivo a finanziario-speculativo si prepara a un nuovo grande balzo verso qualcosa di cui ancora non esattamente definibile. Constatiamo la diminuzione dei posti di lavoro umani (anche di elevato livello culturale e cognitivo) lasciandoci alle spalle le illusioni – e le menzogne interessate- degli economisti che promettevano nuove opportunità di lavoro grazie alla tecnologia.
Non accadrà: la velocità di distruzione dei posti di lavoro è molto più rapida della comparsa di compiti nuovi.
Non ci sarà lavoro per tutti; la piena occupazione è solo uno slogan per vincere le elezioni. Se l’occupazione diminuisce, con l’attuale struttura dei sistemi sanitari e previdenziali è impossibile che il sistema sopravviva. La soluzione? Spingere l’acceleratore sulla tecnologia, sostituire gli esseri umani con macchine e robot, interrompere il naturale ciclo di riproduzione biologica umana.
Verso il 2030
Nel nostro interesse, ovviamente. Chi resta non avrà nulla. Sarà felice, dicono, come può esserlo un gregge a cui provvederanno con alimenti artificiali, modesti sussidi universali digitalizzati (con spese orientate, come sa chi ha percepito il Reddito di Cittadinanza) divertimenti e dipendenze che impediranno di pensare.
In questo tetro scenario, c’è scarso bisogno di braccia e cervelli, quindi non servono gli esseri umani.
Ecco che politiche come quelle argentine eterodirette (cfr. parte I) si comprendono in tutta la loro dimensione: pretendono di risolvere i problemi del futuro riducendo la popolazione.
L’obiettivo è riconfigurare la comunità umana: fanno parte del progetto matrimoni sterili, vita solitaria e priva di senso, costrizione al lavoro per i superstiti (smart, furbo, come tutto ciò che proviene dal Dominio) aborto, eutanasia, sterilità, guerre, paradisi e parassiti artificiali (l’annunciato virus X?).
Diminuire la popolazione attraverso meno nascite e accelerando la morte. La lotta contro i cambiamenti climatici di asserita e indimostrata origine umana è la migliore scusa per imporre pratiche che altrimenti verrebbero rigettate.
L’inferno sulla terra
La soluzione “umana” dovrebbe essere una migliore distribuzione dei profitti generati dalle nuove tecnologie, eliminando la povertà, distribuendo il lavoro in modo più equo, sfruttando il tempo libero per lo sviluppo di libere attività umane. Al contrario, vengono promossi l’abbrutimento, l’ignoranza e il non-pensiero. La sostituzione tecnologica pare inarrestabile, un miglior tenore di vita per tutti non è nell’agenda di élite tese a mantenere la loro posizione di privilegio.
La notte demografica è provocata; le conseguenze sociali e antropologiche sono note. La “loro” soluzione alle crisi è disfarsi di buona parte della popolazione.
Come faranno con la metà del mondo che continua a crescere non è chiaro.
Le guerre sono sempre un’ottima opzione, insieme con pestilenze, carestie e morte.
I quattro cavalieri dell’Apocalisse.
Politici, intellettuali scienziati e pensatori servono – consapevolmente o meno- questo modello distruttivo. In Italia, destra e sinistra si dividono solo sulla velocità e l’intensità dei fenomeni.
Il programma della sinistra è matrimonio omosessuale (anzi per tutti), libera cannabis e più stranieri. Quello della destra, non pervenuto.
A nessuno sembra interessare la sopravvivenza biologica degli italiani.
Roberto Pecchioli
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