La strage degli innocenti

La strage degli innocentiLa strage degli innocenti – “A diciotto anni sono state distrutte due vite: quella di Pio che non c’è più e quella di mio figlio, traumatizzato dalla perdita del suo migliore amico…Era molto più di un fratello per mio figlio e poi, ha dato il suo ultimo respiro tra le sue braccia”, si conclude così la lettera della mamma di Carlo Chiaro, amico fraterno di Francesco Pio Maimone, ucciso a 18 anni da un proiettile vagante mentre era in compagnia di amici nella zona degli chalet di Mergellina.

Francesco non è la prima vittima innocente della camorra.

La lista è, purtroppo, lunga e inizia dalla cosiddetta “Strage del Circolo dei Pescatori” o “di Sant’Alessandro” quando, il 26 Agosto 1984, a Torre Annunziata, tra le vittime rimaste sul Largo delle Grazie, non vi furono solamente camorristi ma anche il giovane Salvatore Fabbrizzi, un ragazzo di 20 anni che nulla aveva a che fare con la criminalità.

Nell’occasione fu anche ferita una bambina, la quale non riuscì ad entrare nella chiesa vicina per ripararsi.

Una lunga lista di omicidi

Il 18 maggio 1990, a rimanere ucciso fu Nunzio Pandolfi; aveva solo due anni. Era in braccio alla zia quando un proiettile, indirizzato al padre, lo colpì mortalmente.

Il 21 luglio 1991 morì Fabio De Pandi, 11 anni, vittima di un proiettile destinato a uno spacciatore. Lo stesso giorno morì Angelo Riccardo, 21 anni, nel mezzo di un conflitto a fuoco tra clan rivali.

Palma Scamardella, 15 mesi, rimase uccisa il 12 dicembre 1994: i colpi erano diretti a suo zio.

Poco meno di un anno dopo, a soli due anni, Gioacchino Costanzo trovò la morte, crivellato di colpi in auto insieme allo zio contrabbandiere.

Anche un disabile vittima della camorra

Il 6 Novembre 2004, il ventiseienne Antonio Landieri, affetto da disabilità motoria, stava giocando a calcio balilla con gli amici, in un bar di Scampia. Un gruppo di delinquenti scambiò quei giovani per degli spacciatori, loro antagonisti.

E iniziò a sparare contro di loro, costringendoli a fuggire dal locale.

L’unico a non salvarsi fu Antonio, che per colpa del suo handicap non riuscì a seminare i balordi. Gli aguzzini lo raggiunsero freddandolo con due proiettili alla schiena, rendendosi conto soltanto dopo di aver sbagliato persona.

Antonio è stata la prima vittima disabile innocente della storia della Camorra.

Fu poi la volta di Annalisa Durante, la ragazzina di Forcella uccisa per sbaglio sotto casa nel marzo del 2004, usata come scudo umano da Salvatore Giuliano detto ‘O Russo, nipote dell’allora boss Ciro Giuliano.

Nel 2019, infine, Noemi, la bambina colpita da 17 colpi calibro nove esplosi in un agguato di camorra, sparati ad altezza d’uomo in pieno giorno, tra la gente, vicino a un bar. Nonostante il proiettile le abbia trapassato colonna vertebrale e polmoni, grazie al cielo, Noemi è riuscita a sopravvivere e a riprendersi.

Criminalità in aumento. Anche minorile

Una situazione drammatica confermata dal report di fine anno della polizia di Stato, da cui si ricava un aumento, rispetto al 2021, del 5 per cento circa dei reati generici. Crescono, e tanto, anche i furti (61mila, +10 per cento) e le rapine (3.300, +20 per cento).

A denunciare l’insufficiente attenzione prestata al fenomeno della malavita organizzata, “la prima piaga di questa città”è addirittura Alessandro Giuliano, questore di Napoli.

Il quale giunge al paradosso, drammaticamente condivisibile, di non considerare la delinquenza giovanile un’emergenza, dal momento che “non è un fenomeno che scopriamo ora. È strutturale che una parte dei nostri ragazzi abbia comportamenti devianti. La soluzione non è solo nell’aumento delle divise in strada, ma anche nelle attività di recupero”.

Proprio così. Soltanto uno Stato che si impegni quotidianamente non solo nelle strade, ma anche nelle scuole e in ogni attività sociale, educativa e di promozione al lavoro, potrà sperare di battere quel cancro, che oggi sembra inestirpabile.

Rita Lazzaro