Le due facce dello stesso dollaro

Le due facce dello stesso dollaro Le due facce dello stesso dollaro – Circa un mese fa, su queste colonne, si parlava delle due donne, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, che da sponde diverse governano o sgovernano l’Italia, definendole come le “due facce dello stesso dollaro”.

Si prendeva atto come il “main stream”, in maniera più o meno evidente, fosse cambiato, con l’accoglimento nel suo grembo mondialista/atlantista della Presidente del Consiglio, ma solo lei, non i suoi ministri o il suo partito FdI, che continuano ad essere… brutti sporchi e cattivi.

Una insolita doppia narrazione, insomma, che guarda con benevolenza il capo del governo e con profondo disprezzo l’intera compagine governativa, della quale ormai si sono chieste le dimissioni a raffica, dal Presidente del Senato all’ultimo Ministro.

Il Capo che tiene la distanza

Questa visione di un “capo” che, con molta abilità, tende costantemente a mantenere una distanza, anche ideologica, dai suoi ministri e collaboratori, oltre che dagli altri partiti di governo, credo sia abbastanza evidente, come pure il riguardo personale, se non l’apprezzamento che le riserva l’establishment della sinistra di potere, tutto sommato intonso nonostante il nuovo governo di segno opposto (dalla sanità-vaccini al PNRR, passando per la debole opposizione alla ideologia LGBT).

Questa, che poteva essere considerata solo una malevola sensazione di chi scrive, comincia oggi a prendere invece forma concreta, ponendo, interrogativi ideologicamente esistenziali.

Due esempi, tra tanti che non appartengono al regno della percezione, ma a quello concreto della realtà.

La comunista che applaude

Il commento di Luciana Castellina all’indomani della presenza della Meloni alla convention della Cgil: l’autorevole ex parlamentare comunista, non certo sospettabile di simpatie per la destra, dice, applaudendo alla presenza della Meloni: “È stata intelligente a venire, ha mostrato intelligenza politica. Ha spiegato pacatamente come la pensa. Non siamo d’accordo praticamente su nulla, ma almeno non è una fascista rozza e selvaggia come quelli che la circondano, non è poco avere un nemico “civile”.

Migliore dimostrazione di quanto sostenuto in tema di narrazione doppia, non è possibile.

Giorgia e i nani

Il secondo esempio è di pochissimi giorni fa, sul quotidiano “l’Identità”, bel giornale di Tommaso Cerno, certamente non di destra, dove, in un interessante articolo di Sirignano, si è letto:  “Giorgia e i nani, da un lato, la premier cerca di accreditarsi nel mondo,….di non essere più la leader di una fazione, dall’altra parte ci sono dei colonnelli, che non la comprendono e che quotidianamente si distinguono per gaffe ed uscite infelici…”

Patto con Mattarella

“la premier cerca di rendere l’Italia credibile nel pianeta, con l’obiettivo di non perdere il terreno guadagnato da Draghi… Anche se il vero Patto è quello che esiste con Mattarella, infatti è il buon Mattarella che le indica la strada, aprendole il grande campo dei moderati, quello che la rende appetibile agli occhi di chi è ai vertici del globo… L’Italia sta dimostrando di essere l’unico alleato di cui gli USA realmente si fidano, sin dal suo insediamento FdI è il partito di riferimento della Casa Bianca”.

Affermazioni condivisibili, se traguardate con spirito contrario ossia viste come la critica fondamentale avanzata dalla Destra-Destra alla Meloni.

Sogna la Merkel ma fa la Thatcher

Peraltro, emerge chiaramente, in relazione alla fiducia riposta dagli Usa, come la esternazione di tempo fa (riportata nello stesso articolo di un mese fa) del Sottosegretario Fazzolari sia reale ed attuale. Non condivisibile, però, la conclusione a cui giunge Sirignani e che recita: “Il sogno della Meloni sarebbe quello di sostituire la Merkel”.

La realtà, pare peggiore: premesso che la sua scalata al potere ha per lei un valore del tutto individuale e personale, sganciata da ogni velleità di condurre una battaglia comunitaria e di popolo, il suo sogno non è la Merkel ma la Thatcher, la quale per dirla con Veneziani,  salvò – forse – l’economia del suo paese, ma vendendosi al liberismo atlantico, ai principi e valori del tecno-capitalismo e alla subordinazione ai poteri sovranazionali di natura economica-finanziaria e tecnocratica-militare, nemici della tradizione e quindi dei Conservatori, guarda caso lo stesso partito di entrambe.