Muore Benedetto XVI – Dalla sede impedita alla sede vacante – La sede impedita diventa vacante alla morte di Benedetto XVI.
Muore il “baluardo errante” della Chiesa romana, Colui che – errante nella duplice accezione del termine – divenne anche soldato nell’ultima trincea della Cristianità.
Il coraggio del ripensamento
Quando la porta sul mondo voluta dal Concilio Vaticano II si rivelò priva di stipiti e di architravi, quando i bagliori del nuovo precipitarono la Chiesa in un buio mai così fitto, Benedetto XVI ebbe il coraggio rarissimo del ripensamento.
Percorse, solo ed osteggiato, il cammino inverso a quello incautamente intrapreso e rammentò all’esordiente cristianesimo argentino, mondano e smarrito, che solo ragione e fede conducono alla verità.
Una bugia mal celata
Le altre “verità”, quelle proposte dal mondo, legate alla storia e al suo divenire, sono serve del tempo e, col tempo, sono suscettibili di cambiamento, ma una verità che cambia è una bugia mal occultata.
La scienza, al centro dell’interesse della Chiesa romana post-conciliare e post-covidiana, oltre ad essere schiava del tempo, non è neutrale, dominata com’è da giganteschi interessi politici ed economici.
Acqua santa o amuchina?
Chi ha sostituito l’acqua santa con l’amuchina ignora che la “salus” cristiana è sì, quella del corpo, ma principalmente quella dell’anima e la prima non può soppiantare la seconda senza rendere folle e irragionevole il sacrificio dei martiri, ma anche quello di Cristo.
Eppure tutto nella Chiesa di Roma, nella sua tradizione bimillenaria, “si tiene”, tutto ha senso, tutto “torna”; niente nella chiesa di Bergoglio, una multinazionale dei buoni sentimenti e dei pessimi ragionamenti.
Non per nulla il cristianesimo nasce dal sangue di Cristo, della Cui resurrezione dette testimonianza chi vide di persona e chi – i martiri! – con gli occhi della fede.
Il cristianesimo nasce, non per nulla, dal Logos fatto Carne, Cui si affianca quello dei teologi e dei padri della Chiesa.
Sangue di Cristo e sangue degli uomini.
Logos divino e razionalità umana.
Il Dio cristiano “lavora” con gli uomini alla redenzione degli uomini.
Cristo entra nella storia e fonda la Chiesa.
I cristiani sono chiamati a “render ragione”, come scrive Pietro, della loro speranza, in Cristo e a coltivarla, nella Chiesa.
Morte, crocifissione e resurrezione, che trascendono la razionalità, hanno bisogno della testimonianza, ma si avvalgono anche della ragione per poter esser “decifrate”.
Ragione e rivelazione si sostengono vicendevolmente e non importa cosa venga anteposto: se la ragione alla ricerca di Dio o la rivelazione alla ricerca della ragione.
Non così il Corano.
L’islam, che Benedetto XVI a Ratisbona saggiamente interpretò nella sua essenza violenta, è anche follemente irrazionale.
Al di là del raziocinio umano e al di sopra della testimonianza di chicchessia, il Corano è avulso dall’uomo, dalla ragione, dal principio di non contraddizione.
Dio, lontano e solitario nella sua unicità, è tanto distante dal creato da poterne contraddire le leggi; è tanto estraneo all’uomo da poterne umiliare persino la razionalità che pure Egli stesso gli ha donato.
Il deserto della ragione
Le religioni del deserto sono anche le religioni del deserto della ragione: se Il Corano afferma che l’acqua va all’insù, l’acqua va all’insù.
Eppure anche l’islam è un dono se paragonato al nulla dell’homo oeconomicus, della finanza mondialista senza limiti, né geografici né morali, tutto si esprime nel guadagno, tutto è relativo al desiderio.
La religione, bollata come irrazionale, è soppiantata dalla tirannia del capriccio: sono ciò che desidero, faccio ciò che voglio e, al diavolo (espressione che non scelgo casualmente!) se il mio desiderio è, irrazionale, sconfinato, insensato e, sovente, schizofrenico.
Lo squarcio del modernismo, già grande, diventa immenso con la dipartita di Benedetto XVI.
Lo mostra il gesto stizzito del sacerdote che, durante le esequie del papa teologo, nega l’ostia consacrata al fedele che non osa toccarla con le mani e la vuole ricevere in ginocchio.
Credo sia proprio quel sacerdote e il suo sacrilegio il rimorso più grande di un Papa comunque grandissimo.