Simba la Rue e gli altri: la carica dei trapper violenti

Simba la Rue e gli altri: la carica dei trapper violenti

Simba la Rue e gli altri: la carica dei trapper violenti – Torna in carcere il trapper Simba la rue, all’anagrafe Mohamed Lamine Saida un tunisino di 21 anni idolo dei giovanissimi sui social.

Il trapper era stato condannato lo scorso ottobre per lesioni e rapina nella cosiddetta guerra tra gang che vide opporsi bande di nordafricani a colpi di coltello e pistole e che culminò con la sparatoria nei pressi di Corso Como, famosa via della movida milanese, nel 2022.

Per quei fatti il trapper era stato condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi da scontare ai domiciliari.

Le prodezze dei trapper nordafricani

Il giovane tunisino, definito dalla magistratura incapace di autocontrollo, ha però disatteso l’ordine restrittivo per andare a guidare i go-kart al kartodromo di Rozzano (schiantandosi anche contro ad un palo, non un asso del volante tra le altre cose…). Secondo la ricostruzione degli inquirenti il trapper si trovava con alcuni amici quando avrebbe perso il controllo della vettura schiantandosi contro un palo per poi scappare.

Abbiamo assistito nei giorni scorsi anche alle performance decisamente poco lusinghiere nella trasmissione in onda su rete 4 “Diritto e Rovescio” del rapper Baby Touché, all’anagrafe Amine Amagour, che ha avuto una lite con il conduttore Paolo del Debbio, conclusasi con la sicurezza che ha buttato fuori dagli studi il rapper ventenne.

Le minacce di morte

Qualche mese fa a fare le spese dell’ennesimo trapperino nordafricano è stata l’eurodeputata Isabella Tovaglieri, rea di aver criticato i trapper violenti – sempre durante la trasmissione di Del Debbio – e per questo è stata ssubissata da gravi minacce di morte.

Siamo, oramai stufi del perbenismo di certe persone che perdono tempo a scusare e a sopportare e in qualche caso a supportare comportamenti di questi personaggi che non hanno alcuna morale e alcun modello valoriale ma rincorrono solo denaro, successo e trasmettono comportamenti errati e violenti ai “beoti” che li seguono.

Paolo Ornaghi

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