8 marzo, Milano: sagra dell’orrido alla Festa della Donna

8 marzo, Milano: sagra dell'orrido alla Festa della Donna8 marzo, Milano: sagra dell’orrido alla Festa della Donna – Un nutrito corteo di “transfemministe” ha sfilato per la città, esponendo immagini e striscioni blasfemi, schiaffo alla decenza, alla sensibilità e al decoro.

Sono state portate in trionfo effigi raffiguranti una vagina che richiamava le sembianze della Madonna portata in processione alle feste di Paese, un oltraggio, un reato che non può e non deve passare in sordina o, peggio, elevato da indecente atto libertario a rivoluzionario.

Ideologia femminista

La sfilata è stata teatro dell’ostentazione della più becera ideologia femminista, secondo cui “Dio Patria e Famiglia” sarebbe un assunto sinonimo di schiavitù, di sottomissione.

Lo scempio consumatosi a Milano è lo sfogo ignobile di donne frustrate, attrici di un circo itinerante che sposta il suo tendone in cerca di un pubblico compiacente che non trova e non troverà.

Odiano la Tradizione

Odio, invidia verso i simboli della tradizione, della normalità e del fisiologico sviluppo dell’uomo, un’ideologia sinonimo di povertà d’animo e cultura.

Ciò che è accaduto l’8 marzo desta biasimo, ma suscita, anche e soprattutto, compassione e pena.

Compassione per una massa miserevole di donne (o presunte tali) che vorrebbero – più di ogni altro – la normalità, ma che evidentemente se ne sono viste private dalle vicissitudini della vita, incapaci di uscire dal vuoto esistenziale e che predicano idiozie, ignoranza e blasfemia. Pena, perché così facendo danneggiano solo ed esclusivamente sé stesse, vittime di una morale decadente che sta svilendo il concetto stesso di donna.