Alcuni concetti da chiarire e ribadire sull’immigrazione

siamo stati cattivi colonizzatori e adesso dobbiamo pagare il fio della nostra cattiveria.Alcuni concetti da chiarire e ribadire sull’immigrazione – E’ evidente che in maniera fallace quanto strumentale una certa vulgata identifica l’accoglienza come la cugina germana dell’antirazzismo e come prescrizione cristiana, ma dimentica di evidenziare che il cristianesimo è una religione che ama fare i conti con la verità («sia il tuo sì un SI e il tuo no un NO»).

Ebbene, verità dice che l’accoglienza non è un obbligo di legge ma solo una prescrizione ascrivibile alla «legge morale che è in me», che non mi rende colpevole di nulla se non accolgo e nemmeno può comportare l’automatismo dell’accusa di xenofobia (termine inventato dai fautori dell’accoglienza indiscriminata).

Ma soprattutto, verità vuole che l’accoglienza sia legata alla mia onesta disponibilità la quale può essere condizionata da molteplici fattori che nulla hanno a che vedere con l’arida indisponibilità di un uomo poco cartatevole.

Ad esempio:

1) posso non essere disposto psicologicamente

2) posso essere mosso da timore

3) posso non averne la possibilità materiale

Pertanto, per quale ragione devo essere scomunicato moralmente e socialmente se mi trovo in una di queste condizioni?

E se sono timoroso del «diverso» non mi si può né cooptare con un ricatto morale, né obbligare per legge ad accettarlo, né impormi di conoscerlo personalmente solo perché secondo i corifei dell’accoglienza a tutti i costi «la conoscenza cancella la paura». Affermazione invero un po’ stupida.

Oltre a far passare per precetto morale l’accoglienza forzosa e dar da credere che la conoscenza fa passare la paura, la vulgata degli «accoglienti no limits» pretende anche di far passare per potenziali risorse soggetti senza arte né parte e troppo spesso propensi a delinquere, per il solo fatto di essere giunti da noi in maniera clandestina.

E per fare ciò disonestamente giocano sul concetto di «esule» e si arrabattano affinché quella patente sia attribuita indistintamente al migratore abusivo e al profugo vero.

È bene quindi stabilire dei termini che si avvicinino il più possibile alla realtà.

Parlo da figlio di emigranti … Per quanto mi riguarda, d’ora in avanti userò il termine «emigrante» solo per indicare quegli emigranti onesti come lo sono stati i miei genitori, e quello di «migratore abusivo» per indicare coloro i quali giungono in Italia in maniera illegale e forzosa.

Questa distinzione semantica vuol evidenziare la profonda differenza tra una emigrazione disordinata e clandestina (paragonabile solo alla wolkervanderung dei barbari) e una emigrazione ordinata e legale di gente che cerca l’opportunità di un lavoro onesto e offre la propria onesta mano d’opera.

È bene dire pane al pane e vino al vino: il migratore abusivo, ossia delinquente per prefazione, ha di fatto tolto ogni opportunità all’emigrante onesto e dignitoso.  E questo fa di molto incazzare gli emigranti onesti come lo siamo stati i miei genitori ed il sottoscritto, ancorché bambino a quei tempi.

Ideologia malata

È difficile pensare che si possa essere così stupidi da respingere i lavoratori stranieri regolari a favore di quelli irregolari.

Eppure, è così. Vien da dire: è l’ideologia bellezza! Sì, è l’ideologia che ottunde le menti e crea quella stirpe di idioti che sono i fautori dell’accogliamoli tutti, i quali, probabilmente senza rendersene conto, operano il peggior razzismo, ossia considerano figli di un Dio maggiore i migratori abusivi e figli di un Dio minore gli emigranti.  

Vivendo in Marocco conosco la frustrazione degli operai agricoli marocchini che non riescono a venire a  lavorare stagionalmente in Italia, al fine di guadagnare qualche soldo utile a far campare la propria famiglia, perché un’Italia governata da fuori di testa preferisce favorire i loro connazionali più nullafacenti (a loro stessi molto invisi).

La mendace asserzione per cui più sei disponibile ad accogliere e più sei buono e la dimensione numerica che il fenomeno della immigrazione illegale ha assunto, stanno cambiando i nostri connotati umani e civili.

Il primo fattore di attrito, che ci vede soccombenti, è il confronto con una hybris non solo diversa dalla nostra, ma più propensa a esprimersi nelle sue manifestazioni più selvagge: gli episodi malavitosi e quelli a sfondo sessuale lo attestano.

Pagare i “peccati”?

Ma c’è un altro fattore, per certi aspetti ben più pericoloso: è sufficiente ascoltare quel che tanti migratori tra loro dicono di noi. Su tutto prevale un principio: noi siamo stati cattivi colonizzatori e adesso dobbiamo pagare il fio della nostra cattiveria.

A questo principio di fondo seguono altre considerazioni che la dicono lunga sulla stato d’animo di quei soggetti: la nostra è una civiltà decadente; i nostri maschi sono privi di senso dell’onore, paurosi ed effeminati e le nostre femmine sono amorali (uso un eufemismo) che cercano il vero maschio.

Il “Paese del bengodi”

È vero, è un ragionamento generico e forse anche un po’ smargiasso, ma si tratta di considerazioni che riguardano il 90% delle persone che ho avuto modo di ascoltare nei capannelli di clandestini in Italia e in Francia o in partenza dalla Tunisia, nei fumosi bar frequentati da soli uomini nei diversi paesi del mondo arabo-islamico e africano … A ciò si aggiunga l’illusione che da noi, in un modo o in un altro (ma soprattutto nell’altro),  si riesce a far soldi.

Questo modo di pensare – attribuibile alla hybris di persone quanto meno border-line e che potrebbe essere simile a quello che ha caratterizzato il wolkevanderung barbarico dei tempi andati – poggia su considerazioni che vanno per la maggiore anche durante le chiacchierate conviviali con interlocutori arabo-islamici e africani, anche appartenenti a ceti ben più elevati: quel che si sostiene è che noi siamo stati cattivi crociati e colonizzatori e adesso è fatale che portiamo il peso delle nostre colpe aiutando o accogliendo forzosamente i figli di quelle popolazioni.

I più sofisticati descrivono – purtroppo non a torto – la nostra civiltà come lassista e depravata, in attesa di una legge morale: quella islamica.

Rendiamoci conto che è ora di smetterla con il continuo bidet da fare alla nostra coscienza, perché, in questo modo, non facciamo altro che incrementare un revanscismo pericoloso.