Abruzzo, Juan Carrito non doveva morire

Abruzzo, Juan Carrito non doveva morireAbruzzo, Juan Carrito non doveva morire – Era l’Orso Marsicano più famoso d’Italia, fama nata dal suo carattere curioso e ribelle. Si registrano sue presenze in diversi centri abitati, lungo le strade provinciali e nei pressi dei cassonetti che rovistava per cercare cibo.

Famosissima l’immagine che fece il giro del mondo di Carrito che gioca con un cane a pochi passi dalla padrona.

Era anche di palato fine, in più di un’occasione era stato avvistato nei pressi di pasticcerie e, una volta, anche nelle vicinanze del ristorante dello chef stellato Niko Romito.

Uno dei simboli del parco della Maiella

Era figlio di Amarena, anche essa famosa come il figlio. Amarena e i suoi quattro cuccioli, tra cui Carlito, imperversavano nella zona di Scanno, avvistati più volte nei centri abitati in cerca di cibo. Amarena e Carrito erano diventati il simbolo del Parchi Nazionali della Maiella, dell’Abruzzo, Lazio e Molise, amati da grandi e piccini, considerato una sorta di Yoghi in carne ed ossa.

Era, suo malgrado, la rappresentazione reale dell’orso tenero e giocoso che ci hanno descritto scrittori, fumettisti e cineasti. Una vera star e come tutte le star doveva essere difeso e tutelato, anche perché sono, ormai, rimasti solo un centinaio di esemplari di orso marsicano e, quindi, nei prossimi decenni a rischio estinzione.

Travolto da un automobilista

Ebbene, Carrito non c’è più. Ora giace su un tavolo freddo dell’istituto zoofilattico di Isernia in attesa di autopsia. È morto dopo 45 minuti di agonia dopo essere stato investito da un’auto durante una delle tante sue escursioni nelle vicinanze di un centro abitato.

Nessuno sorriderà più alle sue buffe foto mentre sembra che aspetti il treno alla stazione o mentre si arrampica su di un albero nei pressi di Roccaraso.

Eppure, questa morte poteva essere evitata.

Intanto bisogna precisare che le immagini di come è ridotta l’auto dell’investitore lasciano supporre che andasse molto oltre i 50 chilometri orari previsti per quel tratto di strada ma non voglio addossare le colpe al venticinquenne che era al volante dell’auto, le colpe sono di ben altre persone.

Natura e città

Già negli anni scorsi il giornalista ambientale Ferdinando Cutugno aveva chiesto più spazi per gli orsi e lo faceva proprio usando come esempio Carrito e mamma Amarena.

Nell’articolo pubblicato dalla rivista “L’essenziale”, Cutugno scriveva: “Tecnicamente, Juan Carrito è un “orso confidente”: la sua educazione animale gli ha insegnato a non avere paura degli umani. Che gli orsi non si sentano più in pericolo è una buona notizia, ma è anche una nuova complessità per un territorio così piccolo. Juan Carrito era uno dei cuccioli di Amarena, che nell’estate del 2020 avevano imperversato nella zona di Scanno: sono stati avvistati di continuo, rincorsi dalle auto, fotografati e nutriti. Una volta diventato adulto, ha applicato quella lezione e lo scorso inverno ha trascorso il risveglio dall’ibernazione per le vie di Roccaraso, la più affollata destinazione sciistica della regione. Le sue avventure sono un’antologia di video buffi con titoli come l’orso che gioca col pastore tedesco” o “l’orso che aspetta il treno in stazione”. Inoltre, era risaputo che in tanti erano a “caccia” del famoso orso, per scattare una foto o Serfie con lui spesso lasciavano cibo ai bordi delle strade per farlo avvicinare. Gli allarmi su questa eccessiva confidenza, sulla sottovalutazione del fatto che si trattasse pur sempre di un onnivoro e sulla valutazione turistica del fenomeno si susseguivano da tempo, tanto che il WWF ha definito la morte di Juan Carrito una “tragedia annunciata”.

Le soluzioni ci sono

In una puntata del podcast Dolittle, realizzato da Leonardo Mazzeo ad aprile 2022, venivano già segnalati alcuni accorgimenti che si sarebbero potuti adottare immediatamente per aiutare Carrito:

“Il miglioramento delle infrastrutture, con barriere e/o passaggi pensati proprio per gli animali, e con una segnaletica più puntuale sia per gli automobilisti che per gli orsi, è il primo passo da fare, ma non basta (…) Al di là dei discorsi sui nuovi impianti sciistici che tolgono spazi vitali, non bisogna mai avvicinarsi troppo agli animali selvatici. C’è da trovare il giusto equilibrio tra il potenziale attrattivo dell’orso e la sua protezione dalle ingerenze umane. Per il bene di tutti, animali ed esseri umani”.

Anche altri avevano proposto accorgimenti per migliorare la situazione, soprattutto per quanto riguarda i passaggi per animali selvatici: “Sono ponti, oppure sottopassaggi, le cui prime tracce si ritrovano nella Francia degli anni Cinquanta, e che oggi, anche se in pochi ne sono a conoscenza, sono centinaia in tutto il mondo. Attraverso gli ecodotti, gli animali che vivono in luoghi come foreste e parchi naturali sono liberi di spostarsi senza rischi e attraversare in sicurezza le barriere create dall’uomo come le autostrade. Sono moltissime le specie di animali, dai mammiferi più grandi agli anfibi ai crostacei più piccoli che usufruiscono oggigiorno di questi servizi creati dall’uomo per rimediare almeno parzialmente ai danni degli habitat naturali messi in atto con le sue costruzioni”.

La morte evitabile

In sostanza, la morte di Carrito poteva essere evitata e oggi noi avremmo potuto ancora sorridere vedendo le sue foto, ma, soprattutto, il parco nazionale avrebbe ancora un esemplare di orso maschio importantissimo per la conservazione della specie.

Noi ci auguriamo che la morte di Carrito non sia vana ma che serva a far riflettere chi amministra i territori sull’importanza di tutelare le specie animali in via di estinzione con tutti i mezzi e le idee a disposizione e che non siamo noi gli unici padroni della terra.

Mi auguro che esista un paradiso per gli animali dove ora Juan Carrito può correre libero e felice senza il rischio di essere investito. Resta comunque il fatto che Carrito rimarrà per sempre nei ricordi di tanti di noi che, tramite foto e video, lo abbiamo amato e che ora piangiamo la sua morte come quello di un caro amico.