Accise: quarta entrata tributaria per lo stato, impossibile abolirla

Accise: quarta entrata tributaria per lo stato, impossibile abolirlaAccise: quarta entrata tributaria per lo stato, impossibile abolirla – Dopo neppure quattro mesi, il governo si trova già in ambasce e cerca di rattoppare, nel giro di poche ore, uno strappo utilizzando una pezza consunta. Le difficoltà dell’esecutivo vertono sul caro carburante giunto a 2,50 euro al litro.

Una alquanto confusa Giorgia Meloni modifica in un batter d’occhio il decreto sulle accise con l’obiettivo di calmierare i prezzi, ma la risposta che ottiene è la rabbia dei gestori delle pompe.

Parole, parole…

I quali, dopo l’incontro tenuto con la premier, hanno deciso di congelare il già annunciato sciopero generale del 25 e 26 gennaio. Ora si aspetta la mossa del governo per capire le sue reali intenzioni di abbassare i prezzi alle pompe e porre termine a uno stucchevole balletto che vede il presidente del Consiglio scaricare le colpe sugli stessi gestori.

Come andrà a finire è difficile ipotizzarlo. Al netto degli slogan da campagna elettorale che ancora echeggiano fra i vari schieramenti, nessuno escluso, occorre spiegare in cosa effettivamente consistano queste maledette accise e perché siano inserite nel prezzo finale del carburante, facendolo così schizzare alle stelle.

Accise per sempre

Si tratta di imposte ideate per fronteggiare economicamente le emergenze che possono presentarsi in un Paese. Di qualsiasi natura, eventi naturali o anche umani, come per esempio lo scoppio di una guerra. Nessun governo le ha però mai abolite una volta introdotte e, oggi, i gestori delle pompe accusano proprio il governo Meloni di averle aumentate. Le accise incidono in una misura superiore alla metà di quanto noi spendiamo per effettuare un pieno di benzina e finiscono interamente nelle casse dello Stato. Nessuno nega che in una comunità debba esistere un obbligo di contribuzione tributaria, ma questo deve essere giusto e deve risolversi in una offerta di vantaggiosi servizi ai cittadini.

Quando, però. l’obbligo diviene ingiusto o immotivato, suona l’allarme, la gente comincia a farsi delle domande e la pace sociale di una nazione è messa in pericolo. Paghiamo queste imposte da quasi un secolo e in relazione a emergenze già concluse, che vanno dalla guerra in Etiopia al terremoto in Irpinia, passando per il finanziamento della crisi di Suez fino al disastro del Vajont, senza che nessun governo abbia mai provveduto a stornarle dal prezzo finale del carburante.

Le accise e le spese per la guerra ucraina

Nessuno spiega, e pochi sanno, che le accise dal 1995 sono diventate permanenti e rientrano nei canoni ordinari di riscossione del Fisco; e non sono più destinate a singole e prestabilite voci di bilancio dello Stato ma sono aumentate per finanziare eventi straordinari che sopravvengono. Con le accise paghiamo le armi per l’Ucraina

Un intervento straordinario è proprio la decisione del governo italiano d’inviare rifornimenti militari in appoggio al governo di Zelensky nel conflitto contro la Russia.

È solo di qualche giorno fa il voto del Senato che ha prorogato al 31 dicembre 2023 l’invio di armi a Kiev, avvenuto con una maggioranza schiacciante, di 125 voti a favore e soli 28 contrari provenienti dal Movimento Cinque-Stelle.

Del resto, il governo dovrà pur trovare da qualche parte la copertura per questa ingente spesa militare e le accise costituiscono una cospicua fonte; e il tutto sta avvenendo in una maniera neanche tanto mascherata. Se a questo pesante carico tributario ci aggiungiamo poi gli sporchi giochi della speculazione finanziaria nei mercati degli idrocarburi, non c’è da meravigliarsi di questi aumenti vertiginosi dei prezzi alle pompe.

Cambiano i suonatori, la musica no

Nessun partito o esponente che abbia responsabilità di governo e che non possieda la volontà di sbattere i pugni sul tavolo contro le grandi centrali di potere politico e finanziario ammetterà mai che le accise rappresentano in Italia la quarta entrata tributaria per lo Stato (peraltro neppure eludibile poiché applicata al consumatore finale).

Né che esse non possono essere abolite poiché indispensabili ad assicurare – nell’attuale sistema di Euro/Nato dipendenza – le coperture funzionali ai settori di comando della politica internazionale, gli stessi che hanno favorito le più indecenti speculazioni economiche sui prezzi dell’energia.

Quindi, se chi oggi inserito a pieno titolo in questo sistema di dipendenza vi aveva raccontato la sua intenzione di abolire quelle imposte, vuol dire allora che vi stava mentendo o, nella migliore delle ipotesi, che stava sognando.

Ogni riferimento alla capofila della vecchia opposizione non è casuale.

Igor Colombo