Aggressione a Davide Ferrerio: due pesi e due misure

Aggressione a Davide Ferrerio: due pesi e due misureAggressione a Davide Ferrerio: due pesi e due misure – “Perché ho visto la scena ed è caduto come un salame. Però che bel cazzotto”. Questo è quanto scriveva, la sera stessa della brutale aggressione a Crotone a Davide Ferrerio, la ragazza di diciassette anni arrestata qualche giorno fa, tre mesi dopo il pestaggio, insieme a sua madre per concorso anomalo in tentato omicidio.

L’aggressione a Davide Ferrerio ventunenne bolognese, risale allo scorso 11 agosto. Il ragazzo, che si trovava in vacanza con la famiglia a Crotone, attualmente è ricoverato nell’ospedale di Bologna in coma irreversibile. Una ginocchiata all’altezza dello sterno e almeno due pugni al volto lo hanno lasciato a terra agonizzante.

Svolta nelle indagini

Madre e figlia arrestate. Inizialmente erano rimaste in stato di libertà perché accusate soltanto di favoreggiamento. Poi la svolta nel caso con gli arresti. La minorenne, nei confronti della quale Passalacqua, l’aggressore di Davide Ferrerio, avrebbe nutrito un interesse, è stata portata in una casa famiglia, la madre è finita in carcere.

Le indagini condotte dalla Squadra mobile di Crotone hanno consentito di fare piena luce su un episodio che è scaturito da uno scambio di persona. Davide Ferrerio, che si trovava nei pressi del palazzo di giustizia in attesa di incontrare un amico, e la persona che lo ha aggredito non si conoscevano neppure. Passalacqua lo ha picchiato ritenendo erroneamente che fosse lui la persona che, tramite social, avesse dato appuntamento alla ragazza.

Incastrate dalle intercettazioni

Nell’ordinanza emessa dal gip nei confronti della madre sono riportate alcune intercettazioni. In merito alla ragazza, il gip di Crotone che ha emesso l’ordinanza nei confronti della madre evidenzia che la minorenne faceva presente al ragazzo che la madre non si era risentita per quanto fatto dallo stesso. Ci sono i messaggi che i due si sono scambiati.

“Scusami ancora per stasera, scusati anche con tua mamma sennò ci scrivo io”, dice Passalacqua. E lei risponde: “Ma vaaaa ha detto di stare tranquillo”. Dimostrazione, secondo il gip, della “sua adesione alla condotta violenta posta in essere ma non di aver commissionato il più grave effetto connesso alla condotta violenta”.

In una di queste intercettazioni, il ventiduenne Nicolò Passalacqua, il giovane che ha colpito brutalmente Davide e che è stato arrestato dopo l’aggressione a Crotone, dice “è come se mi avesse fatto il lavaggio del cervello la madre”.

L’ammaliatrice

Dalle indagini, condotte dalla Squadra mobile di Crotone emergerebbe, come figura cardine dell’aggressione, proprio la madre della ragazzina, descritta come una matriarca capace di “ammaliare terzi e piegarli al suo volere”. Avrebbe istigato lei il ventiduenne in carcere dopo che un uomo aveva contattato la figlia sui social e sempre lei avrebbe convinto Passalacqua a partecipare all’appuntamento.

Passalacqua, in un colloquio intercettato, ricorda che anche la figlia non voleva che lui andasse a quell’incontro. “Io stavo partendo, il 17 dovevo partire” dice dopo l’aggressione e ripete le parole che le aveva detto la quarantunenne: “Ah se parti però poi è difficile con mia figlia…”. “A me la madre diceva di andare con lei, la figlia era contraria che venivo a sapere questa cosa perché aveva paura della mia reazione e gli dico: anzi la stessa sera dopo il fatto la figlia si è messa contro la madre”, ha detto: “Ora mi hai rovinato pure Nicolò”.

La famiglia Ferrerio chiusa nel silenzio

Oggi la famiglia di Davide ha invitato tutti gli organi di informazione a evitare di diffondere ancora le immagini terribili del pestaggio, “che rappresentano per i congiunti del ragazzo un martirio”, così l’avvocato Gabriele Bordoni. “Il riproporsi di immagini di quel tipo significa incrementare il dolore e la tragedia”. Un pestaggio così brutale che ha portato una giovane vita a versare in coma irreversibile. Purtroppo, non è il primo caso di aggressioni animalesche in cui un giovane rovina o addirittura toglie la vita a un altro giovane per futili motivi.

Il precedente di Willy Monteiro

Basti pensare a quanto successo nel 2020 nel lasso di tempo di tre settimane che ha visto le vite stroncate di Filippo Limini e Willy Monteiro.

Willy, ventunenne di Capo Verde, classe 1999.

E’ stato ucciso durante un pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro nel tentativo di difendere un amico in difficoltà. I responsabili dell’omicidio, tutti originari di Artena, sono stati identificati quali Gabriele e Marco Bianchi e Mario Pincarelli, già conosciuti alle forze dell’ordine per pestaggi, spaccio e riscossione di spaccio per conto di terzi, e Francesco Belleggia, incensurato.

Il processo ai quattro imputati è iniziato il 10 giugno 2021 presso la corte d’assise di Frosinone.

Il 4 luglio 2022 i fratelli Bianchi sono stati condannati in primo grado all’ergastolo, mentre Mario Pincarelli a 21 anni e Francesco Belleggia a 23 anni.

A seguito del decesso del giovane, il governo Conte II ha emanato una norma per l’innalzamento delle pene per il reato di rissa, con l’introduzione di un provvedimento amministrativo, in gergo Daspo Willy, riguardante il divieto di accesso in determinati locali ed edifici pubblici per i protagonisti di atti di disordine o violenza. Ma tre settimane prima del barbaro omicidio di Willy si era consumato un altro, sempre frutto di un pestaggio.

La morte di Filippo Limini

Investito dopo essere finito a terra durante una rissa.

L’omicidio è avvenuto a Ferragosto del 2020 in un parcheggio di Bastia Umbra. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, in seguito a una rissa fuori da un locale, la lite tra due gruppi di ragazzi si era spostata in un parcheggio. Qui il gruppo di spoletini avrebbe iniziato a distruggere l’auto del ventenne Brendon Kosiqi, che per fuggire aveva poi investito mortalmente Filippo Limini, a terra per i colpi subiti da due dei bastioli, Valentino George Neculai e Denis Hajderlliu.

Un orrore disumano che ha portato sette condanne (di cui 5 patteggiamenti), la più grave della quale a 7 anni di reclusione, e una assoluzione. Si è concluso così il processo di primo grado.

Omicidio preterintenzionale e rissa

Per tutti – si tratta di due gruppetti di ventenni, di Bastia e di Spoleto – l’accusa era di rissa. In tre sono stati condannati anche per omicidio (in due preterintenzionale, un altro stradale), per aver causato cioè la morte di Filippo Limini, il venticinquenne spoletino che nella faida tra i due gruppetti era stato investito dall’auto di uno dei bastioli che si allontanava. Proprio Neculai è stato raggiunto, in sede di udienza con rito abbreviato, da una condanna a 7 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e rissa. Stesse accuse per Hajderlliu, che ha patteggiato 3 anni.

L’investitore Kosiqi, invece, che ha sempre detto di non essersi accorto di Filippo Limini a terra, ha patteggiato una pena a 4 anni di reclusione per omicidio stradale e rissa. Condannato solo per rissa il ventitreenne Kevin Malferteiner, che sedeva accanto all’investitore in auto.

Per quanto riguarda gli spoletini, condannato a 10 mesi per rissa Ionut Tardea, mentre Emanuel Dedaj e Denis Radi hanno patteggiato la pena a 4 mesi. Infine assolto Altin Lacaj.

Ha scelto invece il rito ordinario, e per lui il processo si terrà nei prossimi mesi, un altro spoletino coinvolto nell’inchiesta sulla rissa, Renato Hasi.

Il doppiopesismo dei media

Due casi di cronaca che sebbene nati per motivi e con dinamiche diversi hanno portato allo stesso epilogo. La morte di giovani vite per via di condotte barbare e incivili.

Ma vi è un’altra differenza che è maggiormente evidenziata dall’ultimo caso di barbaro pestaggio che ha portato Davide Ferrerio in uno stato di coma irreversibile ossia il doppiopesismo che si ha verso le vittime di questo genere di aggressioni.

Il caso del povero Willy ha avuto un notevole impatto sull’opinione pubblica italiana, tanto da portare il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a conferire alla giovane vittima la medaglia d’oro al valore civile alla memoria. Poco e niente si è detto invece, a livello politico e mediatico sulle altre giovani vittime, anch’esse obiettivo di aggressioni vili e animalesche.

Se chiedersi il perchè la morte di una persona di colore con dinamiche simili a quelle che hanno portato allo stesso tragico epilogo di un ragazzo bianco equivale a essere razzisti, come dovremmo invece definire la condotta di coloro che danno più peso alle vittime in base al colore della pelle?