Azoto: pena di morte o tortura?

Azoto: pena di morte o tortura?

 

Azoto: pena di morte o tortura? – Gli Stati Uniti, paladini della libertà, della democrazia e, soprattutto, della civiltà, hanno inaugurato una nuova metodica nelle esecuzioni capitali: il soffocamento mediante azoto. Cavia di questa illuminata innovazione, Kenneth Eugene Smith, 59 anni, condannato a morte nel 1989 per un omicidio su commissione.

La sentenza è stata quindi eseguita dopo ben 34 anni di detenzione, durante i quali il condannato ha avuto modo di pensare ogni giorno al proprio patibolo. Già questa logorante attesa, di per sé stessa, potrebbe essere considerata una tortura, ma è stata pure simpaticamente condita da un primo tentativo di esecuzione mediante iniezione letale nel 2022, a cui Smith è sopravvissuto.

Ciliegina sulla torta: pena capitale rimandata di alcune ore in attesa della decisione della Corte suprema americana, che alla fine ha respinto l’ultimo appello e decretato che l’Alabama poteva procedere. Illusione sfumata ed ulteriore sofferenza per il condannato.

Agonia di 22 minuti

Via libera allo show, quindi. A Smith è stata fatta indossare una maschera facciale attraverso la quale ha respirato azoto. L’agonia è durata circa 22 minuti, durante i quali il condannato si è contorto per la sofferenza sulla barella su cui giaceva, legato con delle cinghie.

Questa è l’America dei diritti civili, patria del politicamente corretto e dello Stato boia, mirabilmente raccontata dal film “Dead man walking” con la magistrale interpretazione di Sean Penn. Questa è la società che pretende di guidare il mondo, questo il paese che esige di indicare la via all’Umanità. Il tema non è tanto la pena di morte in sé, a cui pure, a costo di deludere qualche lettore, ci proclamiamo contrari. È, soprattutto, la lunghissima tortura psicologica che annienta il sistema nervoso del condannato uccidendolo ben prima dell’esecuzione, coronata da circa mezz’ora di tormenti respiratori.

Brutalità cinese e democrazia USA

Viene quasi da rimpiangere la brutalità cinese, quando vennero sterminati i protestanti di Piazza Tienanmen con un colpo di pistola alla nuca ciascuno, con il costo del proiettile poi addebitato alla famiglia della vittima. Metodi atroci ma, se non altro, rapidi.

Ma gli USA sono il faro della democrazia e vogliono mostrarsi umani. Così, dopo una serie di fallimenti delle iniezioni di farmaci letali, che hanno fatto soffrire indicibilmente i condannati senza però sopprimerli, i filantropici legislatori statunitensi, anziché meditare seriamente sull’opportunità di abolire la pena capitale, hanno tirato fuori dal cilindro il coniglio dell’azoto, che provoca la morte per ipossia.

La vicenda raccapricciante di Kenneth Eugene Smith ci parla, una volta di più, della distanza che separa la civiltà latina dalla barbarie a stelle e strisce e della necessità di rompere definitivamente con l’asservimento atlantista.

Raffaele Amato

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