Bologna città 30, soluzione che scontenta

Bologna città 30, soluzione che scontenta

Bologna città 30, soluzione che scontenta – Di venere e di marte non ci si sposa né si parte.

Va dato atto al sindaco di Bologna Matteo Lepore di non essere superstizioso, dato che, infrangendo questo detto popolare, ha fatto partire la fase 2 di Bologna 30, quella che prevede multe per chi supera il famigerato limite, martedì 16 gennaio.

Né si può dire che la misura sia giunta inaspettata perché Lepore l’aveva messa in bella evidenza tra i punti della sua campagna elettorale, conclusasi vittoriosamente.

Ora, fatto salvo il fatto che, a Bologna, basti presentarsi in una certa lista e vince chiunque con qualunque programma, non si può dire che i cittadini bolognesi siano stati colti di sorpresa dal limite che sta facendo parlare di sé tutta l’Italia.

La rabbia dei bolognesi

Eppure, la reazione degli utenti della strada alla misura è stata rabbiosa, oltre le aspettative. I vari sondaggi indicano percentuali di contrari al provvedimento che oscillano tra l’80 e il 92% e i motivi non mancano, con un traffico cittadino già congestionato per i lavori alla Torre della Garisenda, per la linea del tram e per il passante di mezzo.

Problemi enormi alla viabilità

Sono già evidenti alcune criticità particolari: le ambulanze risentiranno del rallentamento del traffico, con conseguenze immaginabili, alcune farmacie hanno già segnalato la difficoltà nel mantenere la puntualità nella consegna dei farmaci, le scuole guida lamentano il fatto che 30 Km/h è una velocità da seconda marcia e che quindi le lezioni di guida dovranno essere spostate fuori città, i tassisti indicano una durata media delle loro corse superiore di 10 minuti.

Un problema di sicurezza?

Attendiamo i dati sull’inquinamento ma, in linea di principio, è difficile immaginare che possano essere positivi, sia perché i motori saranno costretti a girare a regimi lontani da quelli di miglior rendimento, sia per la maggiore durata degli spostamenti. La motivazione ufficiale del provvedimento è la riduzione degli incidenti e speriamo che almeno questo obiettivo possa essere centrato ma qualche dubbio viene, non fosse altro che per il fatto che gli automobilisti e i motociclisti saranno costretti a tenere un occhio fisso sul tachimetro per evitare le multe, piuttosto che sulla strada per evitare sinistri.

L’iniziativa di Una Bologna che cambia

Nel frattempo, il fronte contrario alla misura si è già mobilitato, con una manifestazione davanti a Palazzo D’Accursio lo scorso 19 gennaio, che ha raccolto varie sigle con il coordinamento del movimento “Una Bologna che cambia” e una bella partecipazione, nonostante il maltempo.

Ci sono raccolte di firme per indire un referendum abrogativo e il Ministero dei Trasporti è al lavoro per redigere una direttiva che regolamenti l’introduzione di limiti di velocità così pesanti nei centri cittadini.

Insomma, la trovata di Lepore, che viene millantata come ispirata ad altre illuminate città europee – non si capisce bene quali, a meno che non siano quelle in cui il limite dei 30 vige solo in alcune zone ben delimitate – rischia di ritorcersi contro il sindaco, che ha già la certezza di aver scontentato una parte consistente dei suoi elettori, stanchi dell’ideologia woke applicata alla vita reale.

Raffaele Amato

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