Caso Indi, sacrificata dalla cultura della morte

Caso Indi, sacrificata dalla cultura della morte – Il caso Indi, quando la libertà di alcuni diventa un’imposizione per altri. Sono finiti i l’entusiasmo e l’ammirazione per il Regno Unito dovuti alla Brexit, ora Londra torna ad essere la cloaca dell’occidente.

Nonostante la volontà dei genitori, la magistratura britannica ha deciso di staccare la spina alla piccola Indi, cancellando di fatto ogni speranza di guarigione.

Il disperato tentativo italiano

Le probabilità di sopravvivenza alla sua malattia sono quasi nulle, eppure un ospedale italiano ha deciso di fare un tentativo, aiutato dal governo italiano che ha avviato velocemente le pratiche per concedere la cittadinanza così da garantire le cure.

Forse sarebbe stato un tentativo disperato ed era improbabile un successo.

Tuttavia, sappiamo che la scienza si sviluppa anche grazie ai fallimenti e l’eventuale terapia avrebbe comunque fornito dati utili per sviluppi futuri.

Ma ciò che fa più ribrezzo è l’atteggiamento laico-progressista di chi utilizzando parole a caso come “accanimento terapeutico” non vede l’ora di vedere questa bambina spirare tra le braccia dei genitori per cantare vittoria sulla corrente “pro-vita”.

La cultura della morte

Un comportamento fortemente ideologizzato, con la consueta maschera del buonismo, che va persino contro il concetto su cui questo progressismo si è fondato, ossia il diritto di scegliere.

Si è instillata la cultura della morte, la totale sfiducia nella ricerca medica (se non ad esempio per fare partorire gli uomini), l’abbandono di ogni speranza, avvallando l’egoismo di stampo liberale di questo occidente marcio.

Si battono per scegliere quando e come morire, ma al contempo vogliono imporlo agli altri che prendono decisioni diverse. Ed è qui che casca l’asino, è qui che il pensiero unico rivela la sua vera natura: è consentito scegliere ciò che vogliono loro, diversamente viene imposto.

Nemmeno il tanto invocato testamento biologico avrà più significato, nel momento in cui non ci saranno speranze se il malato sceglierà di morire sarà applaudito come paladino della libertà, se deciderà di vivere un giudice prenderà la decisione al suo posto perché il paziente non in grado di scegliere razionalmente.

Uno scenario inquietante degno di un romanzo distopico, che quasi certamente cela dietro queste belle parole, oltre l’ideologizzazione estrema anticristiana, anche questioni economiche.

Queste sono le battaglie in cui scienza, etica e fede devono essere alleate, per il bene dell’occidente e del mondo.

Lorenzo Gentile