Clandestini in Albania e la memoria corta del PD – Parto dall’accordo che la presidente del consiglio avrebbe stipulato con il premier albanese circa la creazione di centri di raccolta per immigrati irregolari ove in loco verranno valutate le richieste di asilo o protezione delle persone sbarcate in Italia, anche in virtù di alleggerire la pressione sul nostro paese, visto che entrare clandestinamente sul suolo italico è diventato un merito e non un reato.
Immediatamente il fuoco dell’artiglieria campale dei progressisti è partito con: Guantanamo, deportazione di massa, strali contro il premier albanese, etc.
Indico solo due date, dove soprattutto sulla seconda gli ominicchi progressisti dovrebbero riflettere.
Vado con ordine.
8 agosto 1991
Governo Andreotti composto da DC, PSI, PSDI (socialisti-liberali).
In quel giorno arriva in porto a Bari la nave Flora proveniente dall’Albania con circa ventimila persone.
Il fiume umano viene fatto sbarcare e rinchiuso allo stadio. Per tre giorni vi sono anche scontri con la polizia.
Successivamente dopo aver rifocillato questi poveretti viene organizzata la più grande operazione di rimpatrio della storia repubblicana.
Aerei e motonavi riportano in Albania quasi tutti. Riporto da un testo le parole pronunciate in una conferenza stampa da parlamentari del PDS (antenato del PD): “pur condividendo la decisione dolorosa di rinviare i profughi in Albania denunciamo la scelta scellerata di non rispettare i diritti umani…” della serie meno male siamo riusciti a mandarli a casa loro ma due minchiate sulla solidarietà non guastano mai.
Il tempo oltre ad essere galantuomo, confonde la memoria.
Il blocco navale di Prodi
Andiamo nel Marzo del 1997 quando l’Ulivo governava con Romano Prodi.
Agli esteri Lamberto Dini, all’interno Giorgio napolitano (non uno qualunque).
In quell’anno l’Albania era in piena crisi con migliaia di poveracci che cercavano di arrivare in Italia.
Il governo progressista mandò aiuti economici al paese delle aquile, ma per scoraggiare chi si avventurava in mare attuò un vero e proprio blocco navale.
Parole del professore: “il ministro Napolitano si è adoperato senza risparmio per impartire direttive al fine di garantire che chi ha bisogno di aiuti e accoglienza dal nostro paese lo abbia, ma chi invece appartiene alla delinquenza organizzata sia espulso o respinto”. Prodi cercò di spiegare che il blocco navale era un parolone, mentre l’operazione era definita una attività volta a stroncare la malavita organizzata che gestisce gli espatri. Ma va? Guarda un po’.
Quando la Marina affondava le barche albanesi
Sta succedendo ancora ma se qualcuno osa dire qualcosa si punta il siluro del razzismo e del fascismo.
E La Repubblica di allora commentava: “blocco navale per fermare gli albanesi. Da ieri è scattata la linea dura. Non sono più profughi ma immigrati non in regola (senti, senti). E quindi vanno respinti”.
Le navi italiane dovevano fare manovre in mare atte ad allontanare ed intimidire le imbarcazioni cariche di immigrati e farli tornare indietro. Peccato che in una di queste manovre la nave militare italiana Sibilla speronò una motovedetta albanese.
Risultato: 81 morti e 27 dispersi.
Commissione d’ inchiesta? Ma quando mai?
Noi siamo buoni.
Il buonsenso di allora è diventato l’ariete di oggi contro il governo.
Come cantava la Mannoia? Come si cambia per non morire.
I progressisti cambiano continuamente per non defungere.
Oltre ad avere una memoria corta ce l’hanno anche sporca e resettante su ogni lordura politica commessa.
Maurice Garin