Centrodestra: tra Fracchia e Filini

Centrodestra: tra Fracchia e FiliniCentrodestra: tra Fracchia e Filini – Se “Il Fatto quotidiano” o “La Repubblica” lanciano un vero o presunto “scoop” su questo o quel politico, su un malaffare o un disservizio reale o strumentalizzato che sia, come fossero un sol uomo, gli interi Pd o 5 Stelle, o gran parte di loro, scattano ovunque – piazze, stampa, televisioni, Parlamento – per amplificare la portata della notizia, tentando di mettere in difficoltà gli avversari.

Insomma, c’è una forte coordinazione tra classe politica del Centrosinistra e classe intellettuale di riferimento.

Si potrebbe dire, un “rapporto organico”.

E il centrodestra?

Di contro, stampa e intellettuali stanno al Centrodestra come i libri ereditati dai genitori: messi in bella mostra – se hanno copertine decenti – nel salotto, ma per lo più infilati qua e là per la casa, in attesa di fare spazio per cose migliori.

Se fosse diversamente, se questo giudizio fosse ingeneroso e sbagliato, schiere di ministri e deputati – forse, data la gravità del tema, gli stessi premier e ministri del governo – sarebbero insorti, nel leggere quanto “La Verità” e “Panorama”, ma ormai un po’ tutti i quotidiani, scrivono a proposito degli insani rapporti tra Matteo Zuppi e Luca Casarini, tra frange progressiste dei vescovi e il variegato mondo degli “scafisti”.

Rapporti confermati, di fatto, dalla smentita-non-smentita pubblicata da “L’Avvenire”, il quotidiano ufficioso della Cei che vive grazie agli oltre 5 milioni e mezzo che il governo generosamente gira alla redazione dalle tasche degli italiani (in aggiunta all’8 per mille o ad altre contribuzioni ed esenzioni).

Dunque, la Chiesa cattolica italiana finanzia discutibili figuri dell’estremismo politico, nell’opera di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nel nostro Paese, e per Fratelli d’Italia, per la Lega, di Forza Italia nemmeno a parlarne, non c’è nulla per cui gridare allo scandalo? Niente per cui valga la pena di chiamare la Cei a un braccio di ferro chiarificatore della situazione?

Il Ministro degli interessi esteri

Per non parlare di Antonio Tajani, diafano ministro degli Esteri – che mai come nel suo caso, quel “degli” significa perfettamente la sua subordinazione a interessi che non sono quelli degli italiani -, il quale potrebbe pure vedere, in queste operazioni di finanziamento delle Ong che compiono attività contrarie agli interessi del Paese, uno sconfinamento inaccettabile nel nostro perimetro di uno Stato estero, per quanto esso sia il più piccolo del mondo.

La Chiesa di Matteo Zuppi si fa “fiancheggiatrice” della peggiore e becera Sinistra italiana, quella che non disdegna anche di fare affari sulla pelle dei migranti, come pare stia ben insegnando l’Affaire Soumahoro; frange della Cei elargiscono milioni di euro a chi alimenta il traffico di esseri umani nel Mediterraneo; ma Giorgia Meloni, Matteo Salvini o chi per loro non hanno nulla da dire?

Dispiace, in particolare, per gli amici e colleghi della “Verità” e di “Panorama”, i quali scoprono quanto “sappia di sale” non solo quello altrui, ma sopra a tutto il “pane proprio”.

Pensate se “La Stampa” o un altro organo a “progressismo certificato”, mica c’è bisogno di scomodare sempre Marco Travaglio o Sigfrido Ranucci, avessero scoperto che i vescovi italiani danno milioni di euro a “Pro Vita” per le sue campagne a favore della famiglia tradizionale: non ci sarebbero state richieste per aumentare l’Ici sui beni ecclesiastici, per rivedere il concordato, per tagliare i già magri contributi al sistema scolastico cattolico, ecc. ecc.?

Fracchia e Filini

Altro che… Invece, il Centrodestra incassa, si fa mettere in difficoltà da istituzioni che dovrebbero essere amiche e vede arricchire, per di più, i peggiori nemici di sempre – quei bagagli dei centri sociali, i quali, a forza di predicare la povertà sociale riescono sempre, alla fine, ad approdare al benessere personale – senza battere ciglio.

Più che governanti, questi esponenti del Centrodestra assomigliano sempre più ai Fracchia e ai Filini invitati alla cena di gala della Serbelloni Vien Dal Mare, talmente preoccupati che i commensali non s’accorgano delle difficoltà che hanno a gestire il tordo con coltello e forchetta e a non scottarsi la lingua coi pomodorini, da preferire un sano digiuno politico e morale.