C’est la Bérézina! Mourir pour l’Europe! – Quanto segue è la definizione della voce catastrofe consultabile nell’enciclopedia Treccani.
Catàstrofe s.f. [dal lat. tardo catastrŏpha, catastrŏphe, gr. καταστροϕή, propr. «rivolgimento, rovesciamento», der. di καταστρέϕω «capovolgere»]. – 1. Nome dato da alcuni scrittori antichi (e impropriamente attribuito ad Aristotele) alla soluzione, di solito luttuosa, del dramma. 2. estens. Esito imprevisto e doloroso o luttuoso di un’impresa, di una serie di fatti; grave sciagura; improvviso disastro che colpisce una nazione, una città, una famiglia, un complesso industriale o commerciale, ecc.: la spedizione si risolse in una vera c.; è successa una c.; causare, provocare una c.; grave c. per il deragliamento di un treno. In usi iperbolici e scherz.: ogni tentativo di parlarle è fallito: è stata una vera c.; anche di persona che provoca danni: rompe tutto quel che tocca, questo ragazzo: è una vera c.! (cfr. l’uso analogo e più com. di disastro).
All’interno della voce seguirebbe un terzo significato del termine, impiegato in ambito matematico, ma per motivi pratici lo risparmiamo al lettore, tanto la definizione resterebbe immutata e il risultato non cambierebbe.
Macron annuncia catastrofi
Ma per quale ragione la scelta di questo termine? Dopo le ultime dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, nel cuore pulsante dell’Europa si annuncia un’imminente catastrofe. Il 5 marzo scorso, dalla città di Praga, Macron si è rivolto ai paesi europei chiedendo di ne pas être lâches, affermando che nous abordons à coup sûr un moment de notre Europe où il conviendra de ne pas être lâches.
Il capo di Stato francese sparla e come un fiume in piena si lascia trasportare dalla corrente con affermazioni che ipotizzano l’invio di truppe NATO in Ucraina, una presa di posizione quanto mai avventata che mette in pericolo non soltanto la Francia bensì l’intera Europa.
Scarponi NATO in Ucraina
L’ipotesi di invio di contingenti NATO in suolo ucraino ha scatenato una tempesta di dibattiti, plausi e controrisposte, tra cui la reazione scettica e cauta del presidente tedesco Olaf Scholz. L’omologo tedesco, diversamente dal fronte compatto dei paesi baltici, che hanno accolto con entusiasmo la scellerata determinazione dell’improvvisato condottiero Macron, non si è lasciato trasportare dai sentimentalismi russofobi, ma ha compreso l’utilità di un’opportuna considerazione critico-oggettiva della drammatica problematica: evitare ad ogni costo, prima di tutto, un coinvolgimento diretto di Berlino nel conflitto, e impedire che l’intero continente scivoli senza via d’uscita nello scontro armato.
Fino ad ora gli alleati europei si sono limitati a contromisure di stampo economico, come gli embarghi e lo stanziamento di pacchetti farciti di finanziamenti e armi, o tutt’al più all’addestramento di truppe ucraine.
Tuttavia, il fallimento di questo programma di assistenza militare limitata rischia di condurre gli stati europei oltre il limite di non ritorno, che si tradurrebbe nel totale coinvolgimento del conflitto russo-ucraino qualora si seguisse il “buon proposito” di Macron di inviare militari sotto le insegne della NATO.
Giocano con il fuoco
Le preoccupazioni tedesche, e non solo, per un diretto e pieno coinvolgimento nel conflitto in termini di uomini sono giustificate. Anche altre capitali europee si dimostrate contrarie, per ora.
Cionondimeno, non si può nemmeno nascondere che da febbraio 2022 gli stati europei hanno già entrambi i piedi immersi nel fango dei campi di battaglia. Certo, allo stato attuale esiste ancora la possibilità di trovare una via d’uscita, una soluzione diplomatica. Ma qualora si verificasse lo scavalcamento di quella linea rossa non si tornerebbe indietro.
È una Beresina
Purtroppo, il presidente Macron, ergendosi a capitano di ventura pronto a scorrazzare per l’Europa in nome della NATO, sembra non conoscere l’espressione francese che trae origine dalla battaglia della Beresina, in cui Napoleone guidò le sue truppe in ritirata contro i russi.
L’esito della battaglia consentì al generale francese di arretrare, ma le perdite degli uomini, ostacolati anche dal freddo e dall’impraticabilità del fiume, furono ingenti. Da questa situazione critica nacque l’espressione c’est la Bérézina, entrata nella cultura di massa per descrivere una disfatta o una situazione complicata e spiacevole, insomma una catastrofe, verso la quale potrebbe orientarsi l’Europa.
Per il momento, truppe NATO non saranno inviate e in Francia, in risposta alle ultime dichiarazioni di Emmanuel Macron, les patriotes français, consci di cosa ha significato la battaglia della Beresina, hanno reagito ricoprendo i muri di Parigi con manifesti che gridano Macron, on ne mourra pas pour l’Ukraine!
Riccardo Giovannetti
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