Claretta e Ben: Le 318 lettere del carteggio privato

Claretta e Ben: Le 318 lettere del carteggio privato

 

Claretta e Ben: Le 318 lettere del carteggio privato – Nelle 318 lettere scritte da Benito Mussolini all’amante Claretta Petacci durante i 600 giorni della Repubblica di Salò, il duce appare in una veste, ben lontana da quella di chi, per un ventennio, ha guidato con pugno di ferro una Nazione, attirandosi anche l’ammirazione di Churchill.

Infatti, l’uomo si descrive come un «sognatore naufragato», un «buffone», un «ridicolo personaggio», un «fantoccio grottesco», fino al definitivo «cadavere vivente».

Parole che emergono da pagine ingiallite, custodite per oltre 60 anni nei sotterranei dell’Archivio centrale dello Stato e ora rese pubbliche, dopo un lunghissimo iter giudiziario con gli eredi Petacci.

Un carteggio dove emerge la figura di un uomo che si sente stanco, malato e ormai sconfitto.

Uno stato d’ animo che lo accompagnerà durante i 600 giorni della RSI e di cui erano consapevoli anche i fascisti stessi.

La consapevolezza

Un uomo consapevole del proprio fallimento, caduto nella disperazione totale che urla, come fosse un vero e proprio grido d’ aiuto, alla sua Claretta.

«Debbo occuparmi delle mense, dei buoni di prelievo e dove e quando e quanto e da chi e come. Un’infinita noia mi sopraffà. Pur così vuoto e detestandomi ti abbraccio. Ben».

E ancora:

«Vivo solo. Non parlo con nessuno. Mi sento circondato. Non mi si vuole dare la possibilità di muovermi. Quando mi muovo, l’apparato italo-germanico di protezione è imponente».

La rabbia per il tradimento

Uno scoramento che si placa con l’odio per i traditori del Gran consiglio del fascismo, per il re Vittorio Emanuele III e per Badoglio: «Ma prima di parlare di noi, parlo della nostra cara, grande, infelicissima Italia, due volte massacrata e tradita il 25 luglio e l’8 settembre. Quale infamia nei capi, re e Badoglio, quale incoscienza nel popolo, quanti tradimenti e viltà».

Una corrispondenza epistolare dove si alternano attimi di sconforto, di rabbia ma anche di tenerezza, quando Ben si rivolge alla sua Claretta: «Tu sei e rimani il mio amore immutabile. Il destino ti ha voluto accanto a me. Ci rimarrai a qualunque costo anche nel futuro». Per poi aggiungere, con amara ironia: «Ciò è storico, anche se la parola è grossa».

La Pettacci

Un carteggio da cui non emerge solo lo stato d’animo di Ben ma anche la personalità della sua amante, spesso descritta come donna passiva e sottomessa al dittatore, mentre dalle lettere si può ben vedere una donna risoluta, che fa di tutto per scuotere il suo amato “Ben” affinché torni a esser il Duce che aveva conosciuto appena ventenne.

Prima di un incontro con Hitler, la donna si spinge addirittura a dargli dei consigli su cosa dire quando si troverà di fronte il dittatore. «Tu devi sostenere il tuo diritto assoluto di decidere senza sindacare delle questioni interne italiane, nonché degli uomini che tu ritieni più adatti alla tua grandiosa e faticosa opera di ricostruzione». Consigli che purtroppo saranno vani.

Infatti, Il 29 settembre 1944 gli scrive: «Caro bellissimo, la tua debolezza di fronte a uomini a te inferiori mi brucia e mi umilia. Ricordati, Ben, tu sei il Duce, il Capo, anche se di pochi, anche su di un metro quadrato di territorio, sei e sarai sempre Mussolini e per te si vive e si muore!».

Il discorso al Teatro Lirico

Dopo l’ultimo discorso del dittatore al Teatro Lirico di Milano del 16 dicembre 1944, in Claretta si accende la speranza del ritorno del duce che aveva guidato l’Italia per ben 20 anni.

«Finalmente! Tu non credevi più in te stesso e il popolo, pur credendo in te, non ti sentiva. Ora ti sei ritrovato in te e nel tuo popolo».

Ma sarà una gioia effimera, in quanto tutto precipita nell’ultima lettera che Mussolini invia a Claretta, datata 18 aprile 1945, non si fa nessun accenno alla tragedia incombente, ma solo alla gelosia dell’amata: «Vedo che sei sempre bene informata. Ieri sera ho ricevuto la signorina Pia Piazzi e naturalmente sono accadute tremende cose. Non è accaduto assolutamente niente…».

Per te si vive e si muore

Il vecchio dittatore tenta di esorcizzare la fine rivestendo per l’ultima volta i panni del Don Giovanni, virile e risoluto che per vent’anni aveva ammaliato una nazione intera ma che, sicuramente, non gli permetterà di salvare né la sua né la vita della sua Claretta che resterà vicino al suo Ben fino alla morte: ” Tu sei il duce, per te si vive e si muore”

Nemes Sicari

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