È ora di cacciare gli Elkann – Agnelli dall’Italia

È ora di cacciare gli Elkann - Agnelli dall’Italia

 

È ora di cacciare gli Elkann – Agnelli dall’Italia – Gli Elkann-Agnelli si sono resi artefici della più grande distruzione di un patrimonio italiano, quello del settore automobilistico che, ancora oggi, nonostante loro, sta dando lavoro a 400.000 italiani.

Perché lo fanno

La prima risposta è semplicissima: perché non sono capaci di gestire una qualsiasi azienda.

Per farlo serve intelligenza, volontà, conoscenza tecnica, creatività, visone strategica e passione, e gli Elkann-Agnelli non hanno niente di tutto questo. Avevano trovato un manager, Marchionne, che, approfittando della crisi finanziaria Usa del 2009, raccolse l’opportunità insperata di inglobare il gruppo Chrysler con la Fiat, e si sono trovati nel piatto una fortuna troppo grande da gestire rispetto alle loro scarse capacità.

Quindi, deceduto prematuramente Marchionne, hanno subito pensato di vendere e incassare quanto gli era piovuto dal cielo.

La seconda risposta deve forzatamente riguardare quello che ingegneri, designer, tecnici e lavoratori hanno dato per anni alle aziende degli Elkann-Agnelli e, vendere dimenticandosi di loro, fa sprofondare una simile operazione nel girone degli avidi.

Cosa hanno fatto dal 2021 a oggi

Nel gennaio 2021, gli Elkann-Agnelli hanno operato una fusione col gruppo automobilistico francese Psa, senza precisare a nessuno che tale fusione nascondeva una vendita, con tanto di plusvalenze a loro vantaggio.

Qualche pollo aveva veramente pensato a una fusione, anche perché già tra Fiat e Chrysler ce n’era stata da poco una.

Peccato che, in quel caso, il controllo dell’azienda era rimasto in mani italiane, mentre ora finiva in mani francesi.

Infatti, si capì subito dalle lettere minacciose ai fornitori dell’indotto italiani, dalla dismissione degli impianti industriali collocati sul territorio italiano, dai massicci investimenti in Francia e ovunque tranne che in Italia, dalla continua emorragia di posti di lavoro in Italia e dallo spostamento di modelli di autovetture italiane costruiti fuori dall’Italia.

Mentre in Francia fioccavano nuovi investimenti, assunzioni, aumenti e premi salariali.

In Italia mancavano forse gli impianti o tecnici e ingegneri di eccellenza?

Per niente, decine di impianti per duecentomila metri quadrati erano e sono completamente vuoti e i bravissimi tecnici e ingegneri italiani vengono invitati a spostarsi in Francia per lavorare. Una vera beffa dopo che lo Stato italiano ha speso miliardi per formarli in istituti tecnici e università.

Cosa c’era da capire di più con tutto questo?

Il ridicolo dei politici e dei sindacalisti italiani

Il governo col quale si concretizza la fusione-vendita ai francesi nel gennaio 2021 è il governo Conte-PD e già questo doveva accendere tutti i dubbi. Anche la concessione di Autostrade alle aziende dei Benetton fu operata da un governo del PD a guida D’Alema.

Ovviamente, il governo successivo di Draghi, non solo se ne sta rigorosamente in silenzio sull’argomento, ma offre pure 6,5 miliardi agli Elkann-Agnelli i quali, sfacciatamente, ne usano 5,5 per incassare le plusvalenze da fusione generate dalla vendita ai francesi. In un periodo in cui vennero negati anche gli spiccioli a baristi, ristoratori e artigiani fatti chiudere per il covid.

A questo punto tutti penseranno: Chissà come strillava Landini con la Fiom e la Cgil?

Invece se ne stavano acquattati nel silenzio più totale. Anzi, De Benedetti, dice che gli Elkann-Agnelli si sono comprati Repubblica per creare una cortina di silenzio sull’operazione di vendita ai francesi e Landini veniva continuamente intervistato da Repubblica, ma non parlava. Poi, al giudizio di De Benedetti si è accodato anche Calenda.

Omertà totale

Ovviamente De Benedetti lo dice con colpevole ritardo. Come colpevole è il ritardo dei vari Montezemolo, Bonanni di Confindustria, del Sole 24 ore di Confindustria e del vescovo di Torino Roberto Repole. Solo alla fine del 2023 se ne escono fuori a denunciare il misfatto dopo quasi tre anni di prepotenze francesi.

Anche FDI tace per la cronaca

E il governo Meloni? E Fratelli d’Italia che prima era all’opposizione, che hanno detto durante questi tre anni? Assolutamente niente. Tutti zitti come un Fratoianni, un Bonaccini o una Schlein qualsiasi.

Per inciso, se ne stanno muti allo stesso modo sui 9 miliardi dati alle aziende dei Benetton dopo il ponte Morandi e sui 22 miliardi spariti da Mps. Ci sarà un motivo?

Sempre per inciso, durante questi tre anni, solo Mimmo Magnetta a Radio Libertà, il Primato Nazionale e il 2 di Picche hanno cannoneggiato di continuo su queste fosche operazioni.

Allora cacciamoli e sequestriamo tutti i loro beni

La legge morale, ma anche il Codice civile, dice che, chi si dimostra indegno di una donazione ricevuta, la deve restituire.

Gli Elkann-Agnelli hanno ricevuto dal 1974 220 miliardi di euro dagli italiani, praticamente quello che è diventato tutto il loro patrimonio personale, e ora, per indegnità, li devono restituire.

Vanno individuate tutte le loro proprietà in Italia e, forse meritoriamente, la Procura di Torino sta facendo un’indagine su tutte le fiduciarie che schermano le operazioni di quelle famiglie.

Sequestriamogli tutto e poi fuori dall’Italia, che se ne vadano a vivere in Francia.

Carlo Maria Persano

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