Crimini e filosofia liberale

Crimini e filosofia liberaleCrimini e filosofia liberale – Un noto filosofo e padre del Liberalismo, Thomas Hobbes, ci spiega che per “libertà” si dovrebbe intendere l’assenza di qualsiasi impedimento esterno e che la condizione naturale dell’uomo sarebbe una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro “Bellum omnium contra omnes”.

E forse così è stato fino a quando con la comparsa della Civiltà, si sono finalmente posti dei limiti precisi e preziosi, sia in ambito economico che in quello etico morale. Gli stessi limiti sono stati imposti, e dovrebbero ancora esserlo, da un organo superiore che si chiama “Stato”.

Ora senza addentrarci nel tema economico, soffermiamoci invece su quello etico morale, anche se i limiti imposti all’uomo in entrambi i campi dalla Civiltà e dallo Stato vanno di pari passo.

Una riflessione sulla società moderna

Gli interessi dell’uomo, affinché si concretizzino positivamente, necessitano di un piano, di una serie di regole ben studiate, in breve di un Ordine che decide quali mezzi siano leciti. Ma possiamo definire leciti i fini – gli interessi del singolo e i suoi disegni per realizzarli – se i mezzi necessari hanno come presupposto “la guerra di ciascuno contro ogni altro?” e se partiamo dal principio che Homo homini lupus?

In una società come quella attuale dove i limiti morali sono ormai pressoché inesistenti grazie alla mentalità del vietato vietare sessantottino, l’essere umano non teme più lo Stato, le sue leggi, e neppure ciò che rappresenta, o dovrebbe rappresentare come funzione, come concetto superiore che legittimava in origine il suo potere. Figuriamoci se le leggi, come nel nostro stato, alla fine, vanno spesso di fatto a penalizzare le vittime più che a colpire i carnefici.

La morale dell’uomo moderno

L’omuncolo moderno non ha più paura sul piano della morale perché gli è concesso di vivere spensieratamente e apertamente qualunque perversione senza preoccuparsi minimamente del decoro, considerato anche questo un limite alla libertà e azzerando così il significato più stretto della parola “rispetto” e tutto questo lo fa in nome di diritti considerati oggi inviolabili dalla mentalità e dalla propaganda mediatica liberali.

Ma la cosa che più angoscia è l’arroganza con la quale si vorrebbe imporre paradossalmente a tutto il genere umano, forme di comportamento contorte e contrarie alla natura e alla storia della Civiltà, con il patrocinio dello stato democratico.

La deriva ultima della democrazia moderna

Ma alla fine cosa è la democrazia moderna? Allevare esseri che arrivano a comportarsi da bestie fino a assassinare insieme il proprio figlio e la madre che lo tiene nel grembo? O che vivono sui e per i social fino al giorno in cui rovinano una famiglia per un attimo di fama? Oppure aspettare che si verifichino questi casi limite emblematici per porsi domande retoriche e versare lacrime di coccodrillo sulle conseguenze della mancanza di valori tra i giovani?

In realtà non c’è nella politica di questo Sistema politico in Italia e più in generale in occidente, qualcuno interessato veramente alla morale, perché questo vorrebbe dire mettere in discussione i presupposti filosofici, esistenziali e giuridici della società liberale.

Vorrebbe dire tornare a un concetto superiore di Stato nazionale e sociale, in grado di integrare l’uomo con le sue passioni e metterlo al servizio della Civiltà. Una Civiltà che per essere tale, non può essere liberale.

Daniele Del Carlo