Drogati alla guida: muore un bambino di 5 anni

Drogati alla guida: muore un bambino di 5 anniDrogati alla guida: incidente mortale per un bambino di 5 anni – Un’altra tragedia colpisce le nostre strade, dove un bambino di cinque anni ha perso la vita in un incidente.

Sembrerebbe il classico triste fatto di cronaca nera, se non fosse che a causare ciò sono stati quattro giovani youtuber impegnati a fare video per i social.

I giovanissimi youtuber

Inoltre, l’autista è risultato positivo alla cannabis, la sostanza che se legalizzata, secondo i progressisti accaniti, sconfiggerebbe mafia e debito pubblico.

Quattro idioti a cui non sono state date abbastanza sberle, non tanto a causa dei genitori ma di una società buonista che abiura le punizioni e la deterrenza.

Quattro idioti che, come molti altri, non pensano alle conseguenze delle loro azioni, dato che le leggi (o meglio la loro interpretazione in chiave permissivista) prevede al massimo uno schiaffetto sulle mani.

Quattro idioti seguiti da una marea di persone altrettanto idiote che istigano chi, senza meriti né talenti coltivati, cerca fama e denaro in rete, mettendo in pericolo sé stesso e soprattutto gli altri.

Basta influencer

Non basta la piaga degli “influencer” che, dall’alto della loro nullità, ci dicono come vestirci, come pensare, come comportarci, che musica ascoltare. Ora abbiamo anche chi sfida la morte per un pugno di pollici alzati, guadagnando anche con le visualizzazioni, in barba a tutti quegli artisti e sportivi che, per raggiungere la fama, fanno sacrifici e prendono spesso porte in faccia.

Una nuova educazione

Vietare questo fenomeno è inutile, nemmeno la dittatura cinese riesce a fermare gli incoscienti da social network. Ma serve una radicale educazione, a partire dalle scuole e dalla tv, che da troppo tempo sono invece ricettacolo di ideologie deviate. Sia dando fama a chi se la guadagna con sudore e sacrifici, sia facendo corretta informazione su ogni tipo di sostanza stupefacente, che non è la panacea ai mali ma spesso ne è la causa.

Lorenzo Gentile