Roma: intitolata via a Chiara Corbella Petrillo

Roma: intitolata via a Chiara Corbella PetrilloRoma: intitolata via a Chiara Corbella Petrillo – Il 13 giugno 2012, a soli 28 anni, ci lasciava Chiara Corbella Petrillo.

La giovane donna era madre di tre figli di cui i primi due sono nati e morti lo stesso giorno.

Chiara infatti aveva affrontato due gravidanze travagliate.

Nella prima, le ecografie avevano mostrato una grave malformazione. Alla bambina era stata diagnosticata un’anencefalia ma, nonostante questa infausta notizia, Chiara ed il marito Enrico scelgono di portare avanti la gravidanza.

Una gravidanza che, il 10 giugno 2009, darà alla luce la piccola Maria Grazia Letizia che morirà dopo poco più di mezz’ora.

Qualche mese dopo Chiara scopre di essere nuovamente incinta. Questa volta è un maschietto al quale verrà dato il nome di Davide Giovanni.

Purtroppo, anche questa gravidanza sarà burrascosa, visto che al piccolo verrà diagnosticata una grave malformazione viscerale alle pelvi con assenza degli arti inferiori. Ma anche questa volta sarà la fede della coppia e l’amore dei genitori a portare Chiara ed Enrico a non interrompere la gravidanza.

Il bambino morirà poco dopo essere nato, il 24 giugno 2010.

La fede incrollabile

“Nel matrimonio il Signore ha voluto donarci dei figli speciali: Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, ma ci ha chiesto di accompagnarli soltanto fino alla nascita ci ha permesso di abbracciarli, battezzarli e consegnarli nelle mani del Padre in una serenità e una gioia sconvolgente”.

La coppia dopo le insistenti richieste di amici e parenti si sottopongono a test genetici dai quali si riscontra che fra le patologie dei due bambini non c’è legame.

A dimostrarlo è anche il terzo figlio, Francesco, che nasce completamente sano.

Una gravidanza che arriva poco dopo la morte del piccolo Davide Giovanni.

La battaglia contro il drago

Anche questa volta la rosa mostrerà le spine: Chiara, una settimana dopo aver scoperto di essere incinta, si accorge di una lesione alla lingua.

Si tratta di un tumore.

Il 16 marzo 2011, durante la gravidanza, la giovane eroina affronta la prima delle due fasi di un intervento per asportare la massa sulla lingua.

Chiara decide di rimandare le cure per affrontare il carcinoma, che lei chiamerà il “drago”, dopo la gravidanza per non far del male alla creatura che portava in grembo.

“Per la maggior parte dei medici – scrive Chiara – Francesco era solo un feto di sette mesi. E quella che doveva essere salvata ero io. Ma io non avevo nessuna intenzione di mettere a rischio la vita di Francesco per delle statistiche per niente certe che mi volevano dimostrare che dovevo far nascere mio figlio prematuro per potermi operare”.

Un atto di coraggio che porterà alla nascita di Francesco Petrillo, il 30 maggio 2011.

Il 3 giugno, Chiara affronta la seconda fase dell’intervento iniziato a marzo. Tornata casa, comincia chemioterapia e radioterapia ma non serviranno per impedire al tumore di estendersi comunque a linfonodi, polmoni, fegato e persino all’occhio destro che porterà bendato.

Una foto sorridente con la benda è questo che ci resta di Chiara.

Il tutto accompagnato dalla sua fede straordinaria e dal suo disarmante coraggio di madre. Una madre che ha sacrificato la sua vita pur di donarla. Una madre che, nonostante due gravidanze devastanti, non si è mai arresa né ha mai temuto di affrontarne altre.

Il suo insegnamento si può perfettamente sintetizzare con le parole del cardinale Agostino Vallini ai funerali della giovane madre. “Ciò che Dio ha preparato attraverso di lei, è qualcosa che non possiamo perdere”.

Un insegnamento che il comune di Roma, circa una settimana fa, ha deciso di tener vivo dedicandole una via con 19 voti a favore su 26 complessivamente votanti.

Nemes Sicari