Due parole su Chervona Voropaeva

Due parole su Chervona Voropaevat-1Due parole su Chervona Voropaeva – Quando, tempo fa, cominciai a leggere le interviste a Chervona Voropaeva, ancora non tradotte in italiano, mi meravigliai del fatto che ciò che diceva mi sarebbe dovuto piacere moltissimo, ma mi piaceva solo un po’.

Chervona nei suoi testi canta per dire che è fiera di essere russa, che odia le femministe, che i transgender devono stare lontano dai suoi bambini e che la propaganda omosessualista deve essere vietata.

Chi, con un po’ di cervello, non le erigerebbe una statua al centro del proprio paese?

Uno stereotipo?

Se si approfondisce il suo pensiero si corre il rischio di dover rimuovere il monumento per collocarlo in una via secondaria, questo perché non solo è vero che non c’è peggior danno che si possa fare ad una idea giusta che esporla con argomentazioni sbagliate, ma è indiscutibile che proporre una visione fiabesca del proprio Paese e dei propri connazionali, all’inizio risulta stucchevole, poi insopportabile e, infine, innesca serie di “reazioni avverse”.

Descrivere, come fa la Voropaeva, le sue connazionali come ingenue bambole bisognose di coccole e alla ricerca di uomini il cui unico pregio non sia il portafoglio gonfio, ma il bicipite, non la generosità galoppante, ma la testa pensante, cozza e non poco, con l’esperienza che hanno avuto tutti coloro che hanno conosciuto donne russe.

Una realtà diversa

Dagli Emirati al Giappone fino alle nostre lande le signore di Mosca non si sono distinte né per dolcezza, né per ingenuità, né per disinteresse.

In altre occasioni, oltre che nei colloqui con un giornalista italiano, la Voropaeva riduce le donne a casalinghe che cucinano, immagine ingiusta anche per coloro che si dedicano alla famiglia e che dunque sono ben di più che cuoche.

Curioso che non vada mai oltre, almeno nelle interviste, ad immaginette patinate: “dolci, dai modi garbati e dalle buone capacità culinarie” e che così spesso parli di armi e di violenza: quale è il nesso col modello femminile che sembra prediligere? Delle virago coi boccoli o delle bambole col mitra? Le donne, dice, dovrebbero essere forti quando gli uomini attorno a loro non lo sono …una forza a tempo … nel frattempo bambolone ai fornelli!

Le donne dell’età di mia madre e le loro madri che ho avuto la fortuna di conoscere erano tutte casalinghe, avevano sopportato le atrocità della guerra, ma non avevano aspettato la guerra per essere forti.

L’esempio delle nonne italiane

Prima, durante e dopo, trovando anche il tempo per il Rosario quotidiano, avevano portato avanti famiglie con bambini ed anziani, erano state mamme, mogli, assistenti, cuoche, lavoratrici part time fuori casa e full time in casa, infermiere quando necessario, levatrici, contadine, badanti dei loro vecchi, consigliere; avevano intessuto rapporti più o meno diplomatici con i vari rami delle loro numerosissime famiglie, erano state raffinate trader di generi alimentari acquistati a prezzi che solo loro sapevano strappare, avevano sfamato 20 persone con mezzo piccione e fatto altri generi di miracoli che non mi pare siano alla portata delle russe di oggi il cui unico prodigio, almeno quando espatriano, è trasformare gli uomini in polli.

Non mi piace nemmeno l’odio che trasuda dalle sue canzoni quando parla di omosessuali e di transgender i quali non sono bestie da fermare o cannibali da eliminare, ma malati da curare con quella ferma compassione e con quell’amore caritatevole che anche la sua tradizione ortodossa le avrebbe dovuto insegnare essere riservata a tutti coloro che portano una croce pesante.

Infine, trovo imperdonabile la scelta del rap, sottoprodotto della sottocultura americana. Come se un attivista dei BLM scegliesse di rappresentare la propria razza indossando parrucca bionda e lenti a contatto azzurre!

Chervona Voropaeva: “Bene, ma non benissimo”, concluderebbe un noto rapper italiano.

Irma Trombetta