Egonu ed Elodie: non c’è limite al peggio

Egonu ed Elodie_ non c’è limite al peggio-1 Egonu ed Elodie: non c’è limite al peggio – Oddio, non mi ci fate pensare, distraetemi, per carità!

La notizia che la Egonu va a Sanremo si è abbattuta su di me come una colica renale.

Ci va perché nera, la fortunella, e io a casa, Calimera bianca, a riflettere sulla mia carenza di melatonina.

Sono bianca, bianca senza possibilità di fraintendimenti, bianca senza un accenno di negritudine, nemmeno un filo crespo nei capelli liscissimi che, forse, mi avrebbe potuto se non aprire, almeno socchiudere qualche porta.

Conosco persone che nella roulette della vita si son giocate benissimo persino le nonne meticce! Certo, meglio due genitori più scuri della pece, ma a Lorena Cesarini ne bastò uno per sbarcare a Sanremo e dirci quanto noi bianchi facciamo schifo! Io mi sarei accontentata di uno zio libico e allora sì che avrei potuto trovare, nel piagnucolio generale, un mio spazio mediatico, ovviamente retribuito!

Le lezioni di morale della Egonu

E invece, senza l’indispensabile supporto genetico afro, posso solo rimanere a casa ad ascoltare le Egonu, ricche e famose, che mi insultano. Alla watussa la vita ha dato tutto! Non le bastava esser nera! Più fortunata di Balotelli, adottato, lei è figlia di immigrati e, piovono dobloni sulla cassaforte piena, bisessuale!

Un terno che vale una tombola! E adesso ditemi come faccio a competere con una che può piangere in stereofonia su tre fronti diversi (e che fronti!), razzismo, immigrazione, omofobia? Vince a mani basse perché io, cretina quanto basta, non contenta di esser nata bianca ho voluto esagerare: pure etero!

Che le cose stessero prendendo una brutta piega me ne accorsi presto, a sei anni, quando insistetti con la mamma perché mi portasse a vedere Delon al cinema. La scellerata madre assecondò la mia bislacca natura di femmina cui piacevano i maschi! Mai che mi avesse parlato delle gioie del lesbismo o del pansessualismo.

Mia madre era e rimane una donna brutalmente tradizionalista e io ne pago le conseguenze.

Non ho sviluppato alcuna “apertura alla diversità” forse anche per via del fatto che le maestre non mi hanno mai fatto indossare calzini spaiati per solidarietà con le comunità LGBTQ che, ai miei tempi, stavano appena nascendo.

In un ambiente del genere mi sono attenuta strettamente alla scelta fatta da piccina senza sapere che da adulta mi sarei ritrovata in una società liquida. Il liquido oggi piace tantissimo perché, da liquido, se ti mettono in un bicchiere prendi la forma del bicchiere, se ti mettono in un fiasco quella del fiasco e se capiti in un pitale…

Anche mio padre, classe 1916, ha le sue colpe: l’unica volta che mi parlò di binari fu per criticare una canzone di Claudio Villa.

Sarà per questo che caddi dalla sedia quando sentii parlare di esseri umani binari e no. Non ho le basi, me ne rendo conto.

Elodie mette il carico da novanta

Fondamenta molto solide sono, invece, quelle di Elodie che può vantare una mamma caraibica, scura quel tanto che basta, un’infanzia tra droga e periferia e – udite udite! – una forte passione anticristiana! Non è stata battezzata e ringrazia i genitori per cotanto dono.

Alla ragazza non manca nulla per scalare le vette della notorietà, ma ha una pecca: le piacciono gli uomini.

Una normalità così insopportabile cui giorni fa ha posto rimedio con una trovata geniale: se non sei bisex come la watussa, sii almeno zoccola! Zoccola però suonava troppo delicato e decisamente dialettale e la signora, per evitare fraintendimenti, ha detto che vuole essere “puttana dall’inizio alla fine”.

Una puttanaggine di breve periodo non bastava, evidentemente.

Se con l’Egonu stavo male, con Elodie sono crollata.

Le donne male, ma i maschi peggio

Letta l’intervista alla cantante ho capito che anche con lei ero fuori gioco: seguo da sempre e con un certo rigore, la dottrina cattolica in tema di sessualità. Bianca, italiana, etero, cattolica e nemmeno vagamente zoccola. Chi sta peggio di me?

Possibile non ci sia, in questo sfortunato stivale, uno più jellato della sottoscritta? Penso, medito e lo trovo! Eureka!

C’è! È il connazionale maschio.

Io, volendo, posso sempre giocarmi la carta “donna” come fa benissimo la signora Ferragni, ma fossi nata maschio?

Tremo a pensare al futuro di mio figlio. Meno male che si abbronza molto e molto facilmente. Tra settembre e novembre, quando è in versione biscottata, ho già comprato le lenti a contatto scure.

Per adesso può solo stare a casa a sperare – non vorrei, ma temo lo faccia – che qualche ragazzina sua coetanea la pensi come Elodie.

A diciassette anni apprezzerebbe: che rimanga tra di noi: il poveretto, malgrado la giovane età, sembra decisamente etero! Non butta bene, non butta bene per niente.