Ergastolo stradale: la revoca a vita della patente di guida

L’ergastolo stradale: la revoca a vita della patente di guidaErgastolo stradale: la revoca a vita della patente di guida – La proposta del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, di considerare per i casi di guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe la misura del ritiro della patente per tutta la vita induce ad alcune riflessioni.

Un provvedimento pubblicitario

Quella immediata tocca il punto, sempre d’attualità, dell’utilizzo di norme speciali. Le quali, più che colpire i responsabili delle violazioni, paiono dirette a soddisfare la pancia del paese. Esigenza politicamente comprensibile ma anche alla golosità occorre porre dei limiti, pena l’insorgere di disturbi, bulimia e intossicazione da inflazione normativa.

La seconda, la totale mancanza di cultura giuridica di un ministro che già si era distinto per alcune uscite davvero infelici, dall’obbligo di esprimere solidarietà alle vittime del terrorismo con previsione di sanzioni penali per l’inadempiente, all’apologia del linciaggio per gli autori di reati efferati.

Quelle ulteriori riguardano, invece, l’applicazione di una simile misura, i suoi effetti pratici e le relative controindicazioni.

Un problema complesso

Nessuno può dubitare della necessità di punire chi si mette al volante in condizioni di minorata capacità ma neppure trascurare il fatto che in molti casi l’utilizzo di una vettura obbedisce a strette esigenze di vita, prima fra tutte il lavoro.

Poniamo il caso che un soggetto, alcolizzato o drogato, al volante, causi un incidente stradale, anche grave. Le sanzioni penali in questi casi sono severe, giustamente severe. Ma la punizione deve avere anche funzione rieducativa e a quale rieducazione può portare la perdita – a vita – della possibilità di spostarsi in automobile ove questo mezzo sia indispensabile per potersi recare al lavoro o per soddisfare impellenti e motivate necessità?

Soluzioni alternative

Il problema della diseducazione stradale esiste eccome, ma si deve risolvere non coi soliti proclami legalitari-forcaioli bensì contemperando le esigenze di punizione con quelle legate alle minime esigenze di vita di chiunque.

Ad esempio, limitazioni orarie all’uso, previsione di utilizzo di sole vetture depotenziate, tali da raggiungere velocità che non superino una certa soglia, obbligatorietà di controlli settimanali e altre misure che diminuiscano, ragionevolmente, i pericoli legati alla circolazione stradale.

Nel momento in cui si sta conducendo l’opinione pubblica ad affrontare, a testa fredda, il tema dell’efficacia della carcerazione, dei suoi abusi e delle sue controindicazioni, anche nella prospettiva della presunzione d’innocenza e della funzione rieducativa della pena, le proposte del ministro appaiono totalmente dissonanti rispetto alla tendenza inaugurata dal ministro della Giustizia.

Di norme speciali, poi, in questo paese, ce ne stanno già troppe e sarebbe anzi il caso di cominciare a liquidarle.