Ezra Pound il Titano – Più che facile, è scontato citare il motto col quale Ezra Pound ha bollato per sempre gli ignavi – “Se un uomo non intende correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui” -, specialmente ora che in politica, anche tra coloro che dicono di amarne le lezioni letterarie e politiche, abbondano coloro che sono abbarbicati al più popolare e prosaico:
“Si fa di necessità virtù”.
Però, è giusto limitare la polemica entro queste tre o quattro righe, per non offendere la grandezza di un uomo, di un poeta che il Comune di Venezia – laddove si spensero i suoi splendidi occhi nel giorno di Ognissanti del 1972 – giustamente appella in una lapide con uno dei pochi aggettivi a lui attagliati: Titano.
Ezra Pound è stato solo – che non significa “solamente” – un gigante del pensiero e della parola, anzi, di quella straordinaria fusione di queste due facoltà umane che si chiama Sogno, ma con la maiuscola: non il vano desiderare, non la vacua speranza, bensì la dimensione in cui ci si può confrontare – nel cercato sonno della razionalità contingente e meschina – con gli idoli, con gli elementi che rappresentano tutto ciò che merita attenzione, rispetto, adorazione.
A partire dalla Bellezza che, nell’armonia dello scrivere immaginifico, raggiunge vette per i più impossibili.
E chi è stato così tanto intensamente in “corrispondenza di amorosi sensi” con la Bellezza, così come lo è stato – ricambiato – Ezra Pound non poteva non essere anche una grande, immensa Anima, al quale, come scrisse Ernst Hemingway, è bastato dedicare il venti per cento del suo tempo e del suo talento per scalare le cime dello “altissimo canto”.
E il resto del suo vivere?
Il resto Pound lo ha dedicato a coltivare e promuovere l’altrui incontro con la Bellezza: “ad aiutare gli amici, dal punto di vista materiale e artistico.
Li difende quando sono attaccati, li fa pubblicare nelle riviste e li fa uscire dal carcere.
Presta loro denaro, vende i loro quadri, organizza i loro concerti, dedica loro articoli, li presenta a dame ricche, fa che gli editori accettino i loro libri, rimane con loro per tutta la notte quando credono di essere in agonia”.
Molti conoscono le disavventure del Pound post-bellico, quando la canaglia vincitrice lo rinchiuse in una gabbia a scontare il “fio” della sua sincerità, della sua coerenza, del suo immenso coraggio intellettuale; non tanti ricordano – o comprendono la dimensione dell’evento – che per lui – forse per l’ultima volta, sicuramente per l’ultima volta disinteressatamente – la Poesia si ribellò alla Politica, l’Arte si oppose al Potere, la Creatività del Mondo costrinse il Sistema a cedere e restituirlo alla sua Patria di elezione: l’Italia.
1958
Sbarcò a Napoli nella calda estate del 1958, da una nave – il Destino non lascia al caso nemmeno i particolari – battezzata “Colombo”: il nome del navigatore che aveva dato all’America un significato nella Storia, pretese in cambio la libertà del suo immenso e ripudiato “Aedo”.
I cronisti del cine-giornale sottolinearono come fosse stato dichiarato dalle autorità statunitensi “pazzo inguaribile, ma non pericoloso”; lui, nella sua candida giacca bianca apparve come un attempato, ma dinamico Sciamano ancora capace di esprimere le verità occulte del mondo.
Di lì a poco, gli incontri coi vecchi amici della Repubblica sociale, Pino Romualdi e Filippo Anfuso.
Nel 1961 un convegno a Roma per incontrare Oswald Mosley, uomo di quella Londra dove aveva a lungo soggiornato, prima di stabilirsi a Rapallo, per incentivare e coltivare la ancor giovane letteratura anglosassone e la frequentazione di William Butler Yeats, Tomas Stearns Eliot e tanti altri “mostri sacri” della letteratura mondiale.
Certamente, vide Alfredo Rizzardi e fu grato al talentuoso ragazzo di Bologna capace, al contrario anche di molti poeti già affermati, di tradurre per il nostro pubblico i The Pisan Cantos. Poi, certo, anche la celebre intervista-incontro in televisione con PierPaolo Pasolini, il quale, proprio sotto le Due Torri, aveva duramente attaccato e insultato Rizzardi per aver reso accessibile Pound al grande pubblico, solo una decina di anni prima.
Venezia
Di tanto in tanto, nei giardini della città lagunare, dove decise di trascorrere gli ultimi anni, anche i dialoghi, per lo più fatti di sguardi, come lei stessa ha raccontato, con una ragazzina capace a sua volta di dare emozioni con le parole e le note in modo mai banale, Nicoletta Strambelli, o Patty Pravo che dir si voglia.
A dimostrazione che Poesia e Bellezza non conoscono confini, nel candore d’incontri spirituali dove nulla è manifestamente detto e tutto è meravigliosamente espresso.
D’altronde, i segreti dell’Ermetismo hanno questa caratteristica: non di essere inviolabili, ma di essere riservati esclusivamente a chi ha il desiderio sincero di svelarli e penetrarli.
Quante altro ancora si potrebbe scrivere di Pound, avendolo conosciuto, anche solo per averlo letto, ma non meno amato di chi ebbe anche la fortuna di viverlo?
Tanto, tantissimo, ma, sulla scia dell’amato Dante, ciascuno che si senta di poterne parlare, sa bene che arriva il momento di andare “a la lumera” e, tra sé e sé, “parlando cose che’l tacere è bello”.