Fermiamo il massacro!

Fermiamo il massacro!Fermiamo il massacro!  – Dopo i giorni di pioggia battente della tempesta “Cioran”, la domenica dei milanesi si è aperta con una splendida giornata di sole. Il cielo azzurro e l’Arco della Pace hanno fatto da sfondo al “flashmob” del Comitato Fermare la Guerra di Milano.

Un raduno rapido e simbolico – mirato a rimbalzare sui social – per denunciare all’opinione pubblica due drammi che la grande informazione distorce e la politica tratta in modo subalterno e rinunciatario.

A srotolare il grande striscione con la scritta “fermiamo il massacro” si sono ritrovati vecchi e giovani militanti delle realtà identitarie, trasversali alle diverse sigle dell’orizzonte politico della cosiddetta Destra.

In tutta Italia e in San Pietro

Negli stessi minuti, in altre città italiane, altri uomini hanno disteso la stessa identica scritta, in luoghi centrali o all’uscita delle chiese, per significare una volontà coordinata – lungo tutta l’Italia – di non tacere più di fronte a una macelleria indiscriminata di anziani, donne e bambini nella completa distrazione delle rattrappite coscienze di chi vive come lontane operazioni di polizia “anti-terrorismo” azioni che ormai sfiorano per ampiezza il genocidio.

È significativo che anche il Papa, mentre in piazza San Pietro campeggiava lo stesso striscione, abbia voluto salutare esplicitamente, al termine dell’Angelus, il Comitato Fermare la Guerra.

Quando, al sicuro delle nostre case e seduti in poltrona, stasera accenderemo il televisore non aspettiamoci di sentire una parola di denuncia sull’impiego di bombe al fosforo bianco da parte di Tel Aviv negli attacchi all’enclave palestinese.

Convenzioni e Diritti Umani violati

Vietate dalle Convenzioni Internazionali per i loro effetti devastanti (sono capaci di ustioni che penetrano i tessuti e raggiungono le ossa) queste armi vengono utilizzate nelle operazioni contro Gaza. Ed hanno fatto la loro comparsa tra le armi ampiamente fornite, anche dall’occidente, per alimentare la guerra “infinita” del teatro ucraino.

Lo striscione esposto all’Arco della Pace voleva dire basta anche a questa pazzia e servire da promemoria ad un’opinione pubblica distratta e cloroformizzata.

Siamo arrivati a contare seicento giorni dall’inizio della guerra in Ucraina.

E sulle operazioni belliche è quasi caduto un silenzio coperto dal fragore del conflitto mediorientale.

In pochi giorni, dal 7 ottobre ad oggi, tra le migliaia di persone cadute nella striscia di Gaza, sono già 36 i giornalisti uccisi (31 palestinesi, 4 israeliani ed 1 libanese).

I colleghi di casa nostra si dimenticano di aprire i notiziari con qualche semplice numero del massacro: i morti, ad oggi, sono già 9.770. Di questi, 4.800 sono minori.

Mentre scriviamo e ci leggete, il tragico bilancio si allunga con migliaia di feriti, decine di migliaia di case distrutte, mentre vengono colpiti ospedali, centri di accoglienza, serbatoi d’acqua e resta chiuso il valico di Rafah tra Gaza ed Egitto.

Lo stesso segretario delle Nazioni Unite Guterres, in un lancio di agenzia di pochi minuti fa, ha dichiarato che “la polarizzazione e la disumanizzazione sono alimentate da uno tsunami di disinformazione”.

Un ministro israeliano, Emihai Eliyahu, ha dichiarato che “Sganciare una bomba atomica su Gaza è un’opzione”. È stato prontamente escluso dalle riunioni del governo.

Ma la sua frase ci ricorda che Israele è una potenza nucleare.

Stiamo affacciati sull’orlo del baratro.

Certamente non bastano, e non soccorrono, i nostri striscioni che ingiungono “fermiamo il massacro”.

Ma il cinismo e il silenzio fanno peggio.

Walter Jeder