“Fleximan” solo un caso da codice penale?

“Fleximan” solo un caso da codice penale?

“Fleximan” solo un caso da codice penale? – Grottescamente, chi commenta con positività le imprese di Fleximan rischia – da un punto di vista penale – addirittura di più di quanto non rischi il misterioso abbattitore di “autovelox”.

Sfidando i rigori della legge, dunque, è bene ragionare questo fenomeno – e questo curioso personaggio – che sta appassionando una parte dell’opinione pubblica.

Quello di Fleximan è solo un caso da Codice penale, l’inafferrabile distruttore di telecamere è solo un criminale? E che tipo di criminale?

Sons of Liberty

Ora, l’unico paragone che appare attagliato è quello col gesto compiuto il 16 dicembre 1773 da alcuni americani – appartenenti alla società segreta “Sons of liberty” – e passato alla storia come “Boston tea party”.

Nella cultura americana, quel fatto, consistente nell’assaltare una nave travestiti da indiani per gettare a mare il carico di the che trasportava, in protesta dell’esosità delle gabelle inglesi, è considerato non un crimine, ma il preludio della successiva guerra di indipendenza che esploderà di lì a due anni.

Governando una coalizione di Centrodestra, supportata per di più da Forza Italia, autoproclamatasi “campione del liberismo”, è per lo meno curioso che un accadimento del genere venga visto, letto e interpretato solo dal punto di vista giudiziario.

L’Italia detiene il primato mondiale per numero di “autovelox” installati, quasi 12 mila: il doppio della Gran Bretagna, il triplo della Francia, ecc.

Nell’anno passato, questi strumenti hanno procurato ai loro gestori, gli enti locali, quasi 80 milioni di euro.

Di questa massa di quattrini, neanche lo 0.5% è stato impiegato per mettere in sicurezza le strade italiane, come prevederebbe il Codice della Strada, finendo tutto il resto a finanziare ogni altra sorta di opere e servizi, tanto quelli utili quanto quelli che costituiscono lo “spreco burocratico”, dei mille e mille comuni italiani.

Insomma, l’“autovelox” italiano è un mero strumento fiscale, necessario a colmare i vuoti di bilancio delle pubbliche amministrazioni.

Una tassa che grava indistintamente su tutti gli italiani, purché abbiano una macchina e siano ogni tanto un po’ disattenti.

Un balzello talmente iniquo e oneroso da indurre il commentatore onesto intellettualmente quanto meno a non sorprendersi, se qualcuno si ribella e pone in essere una clamorosa forma di protesta come quella attuata da Fleximan.

Qualche dubbio no?

Di più: i partiti politici, di governo e non, dovrebbero interrogarsi su questa esplosiva voglia di “liberazione” espressa da Fleximan, invece di auspicare una rapida soluzione da parte di magistrati e poliziotti.

Catturato Fleximan, infatti, la sensazione che nutrono la gran parte degli italiani, quella di essere limoni da spremere, resterà e non potrà che trovare emuli, prima o poi.

Certo, Fleximan ricorre al reato, per affermare un principio di equità fiscale ed economica, ma il fatto più grave non è quello che compie lui, segando un “autovelox”, ma quello determinato dall’ostinazione degli enti locali nel ricorrere a questi sistemi subdoli di tassazione, sordi a ogni logica e a ogni ragionevolezza, al punto da costringere al crimine qualcuno, pur di far emergere la questione in tutta la sua complessa gravità.

Dai flessibili ai martelli?

Ripetere giova: anche gli inglesi reagirono al Boston tea party con l’approvazione e l’applicazione delle durissime “leggi inaccettabili”, come furono definite dagli allora “coloni”, con l’unico risultato di spingerli alla lotta armata nel giro di una ventina di mesi o poco più.

Possibile che in Italia, tanto a Roma quanto in periferia, si faccia tanto affidamento sull’assuefazione degli italiani a ogni sopruso normativo e fiscale, da non cogliere, episodi come quello che vede Fleximan protagonista, la spia di un malessere sociale crescente che potrebbe sfociare in dimensioni ancor più virulente e violente di protesta?

Solo sbattendo la testa contro il muro politica e burocrazia si possono accorgere dell’esistenza stessa del muro che, per altro, essi stessi hanno costruito?

C’è da sperare che non sia così, perché dal flessibile ai martelli la strada è breve, giusto quella che separa una corsia dall’altra nei grandi supermarket del fai-da-te.

Massimiliano Mazzanti

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