Gender: la galleria degli orrori scozzese

Gender: la galleria degli orrori scozzese

 

Gender: la galleria degli orrori scozzese – L’ideologia gender colpisce ancora e, come sempre, il principale bersaglio sono loro: i minori.

Questa volta siamo in Scozia dove ha preso forma la proposta di legge sul divieto delle terapie di Conversione per cambiare o sopprimere l’orientamento sessuale o l’identità di genere dei minori, la cui imposizione diventerà un reato.

Un’iniziativa voluta dal Partito nazionalista scozzese SNP al governo, la cui bozza sarà in consultazione online fino al 2 aprile.

Ma non è finita qui, infatti dal quotidiano The Telegraph è emerso che qualora i genitori dovessero negare il cambiamento di sesso ai figli minori, potrebbero rischiare fino a sette anni di carcere. Le pratiche di conversione non hanno alcun posto in Scozia, ha dichiarato il ministro per la Parità Emma Roddick, spiegando di voler fare da apripista nel Regno Unito.

Roddick ha specificato che il divieto si applicherà solo a terapia coercitive che dovesse causare danno alle vittime.

Definizione vaga

Una specificazione che non ha calmato i critici, i quali, da quanto scrive la Bbc, ritengono che la definizione sia troppo vaga e finisca per criminalizzare i genitori o ledere la libertà di parola.

Preoccupazione anche dal mondo arcobaleno. Infatti, la lobby Lgbt teme che la nuova legge possa mettere al bando ogni risposta diversa dall’affermazione della loro autodiagnosi ai minori che s’interrogano sul loro genere.

L’ex direttore di carcere femminile Rhona Hotchkiss teme, invece, che con questa normativa ci possa essere il rischio che i minori vengano spinti al cambiamento di sesso mentre sono in realtà omosessuali.

Un intervento anche da parte della Chiesa cattolica scozzese “c’è una mancanza di chiarezza su cosa significhi terapia di conversione e la nuova legge potrebbe criminalizzare consigli od opinioni dati in buona fede.

Esortiamo il governo scozzese a non criminalizzare la guida pastorale, la guida parentale, o gli interventi medici e professionali relativi all’orientamento sessuale che non siano approvati dallo Stato” ha affermato Peter Kearney, portavoce della Chiesa cattolica.

Tutto questo avviene in un contesto dove anche la scienza ha manifestato scetticismo e preoccupazione sulla transizione di genere da parte di minori.

La detransizione

Basti ricordare quanto è stato riportato sul British Medical Journal: “A sempre più giovani vengono offerti interventi medici e chirurgici per la transizione di genere, a volte aggirando qualsiasi supporto psicologico”, si legge, “gran parte di questa pratica clinica è supportata dalla guida di società e associazioni mediche, ma un esame più attento di tale guida rileva che la forza delle raccomandazioni cliniche non è in linea con la forza delle prove. Il rischio di un trattamento eccessivo della disforia di genere è reale”.

In Inghilterra e in America, invece, il cambio sesso è aumentato notevolmente tra adolescenti, ma sono aumentati anche i cosiddetti i pentiti, ossia giovani che, su pressione degli esperti, hanno iniziato in modo troppo precoce un percorso doloroso e da cui è molto difficile tornare indietro.

Un fenomeno, quest’ultimo, chiamato detransizione e di cui si parla poco, dal momento che sulla disforia di genere il giro d’affari non si ferma.

In Europa, invece, nazioni come la Finlandia e la Svezia (primo al mondo ad autorizzare la transizione a spese dello Stato, nel 1972) hanno limitato l’accesso alle cure. L’ unica ad essere rimasta sui suoi passi è la Spagna.

Allarme in Italia

Anche in Italia, sette società scientifiche insieme con la Società italiana di pediatria hanno menzionato il pericolo di suicidio e depressione per contestare le riserve espresse dalla Società psicoanalitica italiana (Spi) sul rischio di danni fisici e psichici dei farmaci che bloccano la pubertà, definendole infondate e ingiustificatamente allarmistiche.

Le segnalazioni su altri farmaci parlano di comportamenti suicidari, autolesionistici o depressivi. Uno studio della California ha scoperto che il 25 per cento degli 869 pazienti con vaginoplastica è stato ricoverato, e ri-operato, per emorragie o lesioni intestinali. Le femmine soffrono spesso di atrofia vaginale, causata dal testosterone.

Altro effetto è il calo della densità ossea.

All’assenza di protocolli di trattamento ex-post si aggiunge la mancanza di sostegno da parte della comunità Lgbtq+.

Uno scenario apocalittico che sembra proprio confermare le osservazioni sostenute da Alice Cooper, la leggenda del rock, oggi settantacinquenne “Riconosco l’esistenza di casi di persone transgender, ma ho il sospetto che in alcuni casi si tratti di una moda effimera. Mi preoccupa che ci siano individui che si identificano come tali unicamente per seguire una tendenza”.

Nemes Sicari

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