Giorgia entra nella Storia

Giorgia entra nella Storia – ma deve tornare subito alla realtà!

Giorgia entra nella Storia Chi ha osservato Giorgia Meloni parlare brevemente ai giornalisti nella sala stampa del Quirinale, dopo la consultazione unitaria delle forze di maggioranza col capo dello Stato, non può non aver provato, almeno per un istante, un briciolo di tenerezza per questa donna che si appresta – è questa la nota indubbiamente positiva della giornata – a entrare direttamente nella storia della Repubblica italiana.

Meloni record

Dal 1946, si sono succeduti 67 governi, presieduti da 30 primi ministri uomini: dunque, la Meloni non è tanto il 31esimo premier, ma la prima donna nello scranno più alto di Palazzo Chigi. Quel sorriso sfuggito all’autocontrollo, quando ha comunicato come i presidenti dei gruppi parlamentari e dei partiti del Centrodestra avessero indicato nel suo nome quello del candidato a primo ministro, ha tradito tutta l’emozione del momento.  Non poteva – e non doveva – essere diversamente.

Ed era scontato che la Meloni aggiungesse a questo anche un altro record, presentandosi con già in mano la lista dei ministri, anticipando a domani – sulla previsione di domenica – il solenne giuramento.

Dalla Favola alla Realtà

Tutto ciò costituisce la dimensione onirica della nascita dell’esecutivo, l’aspetto, anche un po’ favolistico; ora, però, bisogna tornare – e subito – alla realtà. E se non ci si potrà aspettare immediatamente un cambio di rotta rispetto a quanto fin qui ascoltato, sopra a tutto in materia di politica internazionale e di rapporti con e nella Nato, è senza dubbio necessario che la premier presti l’orecchio al grido di disperazione che altissimo rimbalza per ogni dove nella società italiana e che chiede disperatamente di far uscire l’Italia dalla guerra russo-ucraina e dalle conseguenze scellerate della politica sanzionatoria verso Mosca.

Presto, infatti, la nuova “reginetta” della politica italiana, similmente al collega uomo dell’antico proverbio, “sarà nuda” e dovrà dimostrare senza equivoci la differenza che esiste tra i concetti di “sovrana” – colei che può imporre al popolo la sua personale visione delle cose del mondo – e “sovranista”, nobilissimo neologismo che, al contrario, indica coloro che pensano sinceramente che i governanti debbano agire secondo la volontà dei governati.

Per tanto, ancora qualche giorno di granitica “coerenza atlantista” è lecito, se non scontato attenderselo e, francamente, sarebbe ingenuo e illusorio immaginarsi il contrario; ma solo qualche giorno – ché qualche settimana già potrebbe essere esiziale per il Paese -, dopo di che sarà impossibile non prendere atto di come gran parte degli italiani sia alle soglie dell’indigenza, se non della miseria.

Pensare di risolvere i problemi della crisi energetica con 10 miliardi o qualche altra “alambiccheria” contabile o finanziaria fa semplicemente ridere.

Scommettere sulla transizione ecologica è sensato come giocarsi la casa alla roulette, date le tempistiche necessarie per un così grande processo di trasformazione tecnologica.

Soluzione possibile

L’unica soluzione possibile è fermare la guerra, anche costringendo l’Ucraina a prendere atto della dura realtà concretizzatasi sul campo di battaglia.

L’unica strada che può portare alla pace passa attraverso il ritiro dei finanziamenti e delle forniture a scopo bellico a Kiev. Vladimir Putin, al di là della propaganda di guerra che prospera come non altrove solo in Italia, non ha nessuna intenzione – e sopra a tutto: non ha alcun interesse. Il che è ancor più rassicurante – ad andare oltre a dove già è arrivato.

L’Europa oggi e nel futuro non ha niente da temere dalla Russia. E lo scellerato presidente ucraino, messo nelle condizioni di dover attendere da solo alle fatiche e ai dolori di un perdurante conflitto, sarebbe costretto a sedersi proprio a quel tavolo delle trattative che ha grottescamente dichiarato addirittura fuorilegge con una assurda norma, cercando di recuperare il recuperabile con la mediazione e il compromesso diplomatico. Solo così si potranno riaprire i normali canali di approvvigionamento di gas e petrolio nel mondo, castrare l’indecente speculazione finanziaria dei vampiri delle Borse valori e, quindi, trovare le risorse e il tempo necessario per costruire un’autonomia nazionale ed europea anche nei vitali settori della produzione energetica.

La favola di una donna, per di più di destra, alla guida della “nave Italia” si è realizzata; ora è necessario che la crociera non si trasformi in un incubo.