Gli italiani in Ungheria non ci stanno: lettera aperta sul caso Salis

Gli italiani in Ungheria non ci stanno: lettera aperta sul caso Salis

Gli italiani in Ungheria non ci stanno: lettera aperta sul caso Salis – A beneficio dei nostri lettori pubblichiamo una lettera aperta firmata da alcuni imprenditori italiani di stanza in Ungheria sul caso Ilaria Salis. In calce i nomi dei firmatari dello scritto.

Qui di seguito riportiamo i fatti occorsi a Budapest il giorno 11 febbraio 2023 e seguenti e constatiamo che è in essere una grave campagna denigratoria nei confronti dell’Ungheria.

Quanto qui di seguito esposto, prescinde naturalmente da ogni giudizio di colpevolezza nei confronti della Signora Salis, che verrà accertata in giudizio e che sino a condanna definitiva deve essere considerata innocente.

L’hammerbande è criminale

La famigerata Hammerbande di Lipsia è una banda di criminali, che in più occasioni ha attentato alla vita di militanti di opposto o comunque diverso schieramento politico.

In sette otto persone armate di manganelli retrattili di acciaio e spray al peperoncino attaccano un presunto simpatizzante di opposto schieramento e dopo averlo abbattuto colpendolo al capo lo continuano a colpire sempre al capo e lo prendono a calci.

Ciò è avvenuto ripetutamente.

Come hanno arrestato la Salis

La Signora Salis è stata fermata dalla polizia magiara in compagnia di un dichiarato appartenente alla Hammerbande, armato come la Salis di manganello retrattile.

Il compagno della Signora Salis si è dichiarato colpevole della aggressione ai danni di due oppositori politici ungheresi ed è stato condannato a tre anni di reclusione.

La Signora Salis si è dichiarata innocente ed ha affermato che il manganello retrattile lo aveva con sé per legittima difesa.

La montatura mediatica

La Signora Salis dopo alcuni mesi di prigionia ha lamentato il pessimo trattamento carcerario ungherese perché il cibo sarebbe di scarsa qualità e non sufficiente, le celle infestate da cimici e scarafaggi, prive di adeguate prese d’aria, le sarebbero cambiate le lenzuola solo dopo 5 settimane e non può lavarsi come vorrebbe. Il Ministro degli Esteri italiano ha convocato l’Ambasciatore Ungherese in Italia.

I media faziosi

Gran parte dell’opinione pubblica italiana, rectius dei mass media italiani, ha dichiarato che è vergognoso che la Signora Salis sia stata portata in aula in ceppi e condanna l’Ungheria per lo stato delle prigioni ed il trattamento dei detenuti non degno di un Paese della UE.

Un attacco all’Ungheria

L’azione mediatica partendo dal caso Salis sferra un attacco al sistema carcerario ungherese e denigra tutto il Sistema Paese Ungheria.

Il focus del dibattito denigratorio, totalmente focalizzato sulle catene e sul trattamento carcerario cui la Signora Salis è sottoposta, trascura totalmente di illustrare i motivi per cui la Signora Salis è detenuta.

Anche quando si descrive cosa stesse facendo la Signora Salis a Budapest si afferma che quale “attivista” esprimeva dissenso nei confronti di una manifestazione nazista.

Si ponga mente a che cosa direbbero i mass media italiani se si trattasse di un simpatizzante di estrema destra italiano che si è recato all’estero per partecipare alla contestazione violenta di una manifestazione di sinistra autorizzata e fosse accusato di avere aggredito alcuni manifestanti.

Così stando le cose, sembra evidente come sia stata montata ad arte una campagna diffamatoria nei confronti dell’Ungheria e che la rappresentazione descritta dai mass media (inclusa la Televisione di Stato) esclusivamente basata sul trattamento di una specifica imputata, si trasforma in un attacco al sistema carcerario, all’ordinamento ed alle istituzioni ungheresi.

Ciò fa pensare che in realtà il vero obiettivo sia denigrare e criticare il Primo Ministro Orban ed il suo partito, soprattutto nell’attuale contesto internazionale e elettorale.

Sulla condizione delle carceri

La campagna in corso viola palesemente il rispetto dell’ordinamento giuridico, del potere esecutivo e giudiziario ungherese, in barba ai principi di rispetto ed indipendenza degli Stati sovrani e di non ingerenza.

Tra l’altro la critica al sistema carcerario ungherese viene portata avanti anche senza tenere conto dello stato delle prigioni italiane.

Si vedano:

Il Rapporto di Osservatorio diritti del 2022 che afferma che le carceri più affollate sono quelle italiane dopo quelle di Romania, Cipro e Belgio.

Il Rapporto Antigone che dichiara che “la situazione in molti istituti carcerari italiani è gravissima a causa tra l’altro del sovraffollamento”

Il Rapporto WIRED secondo cui il 42 % delle celle presentano schermature che impediscono il passaggio della luce e dell’aria, il 36 % delle celle sono senza doccia, il 31 % delle celle non hanno acqua calda, il 24 % delle celle sono chiuse.

Si suggerisce poi di visionare i servizi del programma televisivo “Le Iene” sui CPR (Centri per il Rimpatrio) e quanto da poco occorso un uno di questi “centri”.

Per tacere degli USA

Frattanto, in un Paese di comprovata democrazia nostro alleato è stata eseguita una condanna a morte con l’azoto – di cui è vietato l’uso veterinario per abbattere gli animali di grandi dimensioni e in un altro Paese sono stati assassinati 25.000 civili e 12.000 bambini e non ci risulta che il nostro Ministro degli Esteri abbia convocato gli Ambasciatori di tali Paesi.

Francesco Alleva

Alessandro Balli

Sebastiano Negri di Montenegro

Fabio Massimo Patricelli

Alessandro Stricca

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