I randagi e la cattiveria di alcuni uomini

I randagi e la cattiveria di alcuni uominiI randagi e la cattiveria di alcuni uomini – Oggi avrei voluto parlarvi del meraviglioso operato dei volontari che ogni giorno si prodigano, senza aiuto alcuno da parte delle istituzioni, per tentare di salvare le migliaia di animali domestici (principalmente cani) abbandonati da persone senza coscienza che, per non avere “impicci” durante le vacanze estive, non si fanno scrupoli ad abbandonare i propri animali (spesso anche cuccioli piccolissimi) destinandoli ad una morte quasi certa o per incidenti stradali, che spesso causano il ferimento anche di persone, o per fame, sete e caldo.

Uomini o bestie?

Avrei voluto raccontarvi come i volontari e le volontarie con dedizione ed amore si occupano di queste creature, ma ve ne parlerò un’altra volta perché mi sento “costretto” a parlarvi di quanto può essere crudele l’essere umano e di quanto spregevoli possono essere le sue azioni.

Se già l’abbandono è un atto crudele, vorrei che immaginaste quanto dolore ha potuto provare la povera mamma simil bassotta della provincia di Salerno che ha visto con i suoi occhi uccidere i propri cuccioli appena nati, quanta sofferenza paura e sofferenza avrà provato il cucciolo di pastore tedesco impiccato per gioco e che solo grazie alla sua forza è riuscito a rompere la corda e fuggire via.

Recuperato da una volontaria e portato d’urgenza al pronto soccorso dove sono dovuti intervenire per curare e disinfettare le profonde lacerazioni provocate dalle corde; vorrei farvi capire il terrore provato dalla povera randagina a cui i volontari non sono riusciti a trovare riparo (canili e rifugi strapieni durante questo periodo) che si è avvicinata a delle persone scodinzolando ma che non sapeva che facendo così stava andando incontro ad un atroce morte infatti, è stata presa di peso, portata al settimo piano di un palazzo e scaraventata giù per un inspiegabile motivo visto che era una cagnolina docile che non dava fastidio a nessuno.

Atti di pura crudeltà

Vorrei che immaginaste l’agonia dei otto innocui cani randagi di Castel San Giorgio che si sono avvicinatati a delle persone che gli offrivano cibo felici di poter colmare la loro fame ma che invece hanno trovato una morte lenta e dolorosa perché quel cibo era  avvelenato; vorrei provaste a pensare al dolore provato dal piccolo randagio a cui hanno tranciato il pene per evitare che ingravidasse cagnoline padronali lasciate girovagare libere e chiaramente non sterilizzate, il cagnolino si è salvato grazie a delle volontarie ma era stato lasciato in una pozza di sangue agonizzante tra l’indifferenza di tutti i passanti; potrei invitarvi a pensare al dolore provato da due cagnolini legati dietro una macchina e trascinati fino a morire per delle strade di campagna.

Ancora il dolore del cucciolo di pochi mesi il cui padrone ha reciso le orecchie con un forbicione senza anestesia pensando di renderlo più carino ma, una volta visto il risultato, ha pensato bene di abbandonarlo.

I volontari lasciati soli

Potrei chiedervi di immaginare il dolore e la paura del simil maremmano a cui hanno messo un collare strettissimo con l’intento di soffocarlo ma che grazie a delle volontarie si è salvato ma porterà i segni di quel gesto sia sul corpo che nell’anima per tutta la vita.

E ancora il cagnolino buttato in mare con le zampe legate e ritrovato morto sulla spiaggia da alcuni turisti, il gattino lanciato per divertimento da un ragazzo da un ponte solo per fare un video virale sui social, il randagio colpito alla bocca da frecce di balestra durante un assurda caccia al randagio, i gioco di vedere chi riusciva a lanciare un gatto randagio il più lontano possibile con un calcio, o di alcuni cani e gatti randagi coperti di benzina e dati alle fiamme per divertirsi mentre loro correvano, urlavano e si dimenavano fino a morire.

La totale indifferenza

Ma vorrei che pensaste anche a tutti quelli che si voltano e fanno finta di non vedere o chi non si sente in dovere di aiutare un cane agonizzante.

Di tutti quelli che vedono un cane vittima di un incidente o in gravi difficoltà e che non fanno nulla per aiutarlo come è accaduto a due molossi a Palermo il primo, Leo, lasciato agonizzante a terra in condizioni pietose per giorni senza che nessuno si degnasse di muovere un dito per aiutarlo o, quantomeno, per chiamare qualcuno che potesse aiutarlo; il secondo, anche lui un molosso, vittima di un incidente stradale sempre a Palermo con la schiena spezzata rimasto a terra per giorni con atroci dolori ed addirittura un terzo con le gambe spezzate; nessuno si è mosso a compassione, nessuno che ha voluto aiutarli.

Sono stati portati in clinica solo grazie ad alcune volontarie che hanno saputo della loro condizione e si sta “cercando” di salvarli solo grazie alle donazioni di alcune “mamme a distanza”.

Lo specchio dei tempi

Una situazione allucinante e che non tende a diminuire ma, semmai ad aumentare. Allora io mi chiedo, come può l’uomo tirare fuori tanta crudeltà gratuita verso esseri innocenti ed indifesi che, spesso, si avvicinano al proprio assassino sperando in una carezza o un gesto d’amore, magari scodinzolando felici perché pensano che, il mostro che hanno difronte, voglia giocare con loro? Come può tanta gente tacere quando vengono informati di tali crudeltà?

Le istituzioni dove sono?

Come possono le istituzioni non intervenire in maniera drastica per punire costoro e per aiutare i cani in difficoltà, come può lo Stato e le Regioni non aiutare le associazioni e le volontarie che, tutto a spese proprio e di altre volontarie, si prodigano giornalmente per salvare quanti più animali possibile? come possono i politici non interessarsi di questo problema?

Eppure tutto sarebbe semplice, basterebbe applicare la legge sul maltrattamento garantendo che chi si macchia di simili crimini venga punito a dovere, aiutare economicamente le associazioni sul territorio (non solo quelle animaliste, ma anche le tante associazioni di volontariato che aiutano le famiglie in difficoltà o che si precipitano laddove serve per aiutare, vedi alluvione in Emilia), chiudere i canili lager e aprirne di più adeguati a rendere meno sofferente la permanenza dei cani all’interno, creare delle campagne di sensibilizzazione già dalle scuole elementari per eliminare in problema che spesso è culturale.

Una riflessione è doverosa

A volte leggo commenti di persone che accusano gli animalisti di amare solo gli animali e non gli uomini e che non fanno nulla per aiutare i propri simili; li trovo così banali, stupidi ed inutili.

L’amore è qualcosa che non può stare in un contenitore: è immenso e si nulla ci impedisce di amare un animale e di amare allo stesso tempo il genere umano, posso fare esempi di centinaia di amanti degli animali che non si sono mai tirati indietro quando li ho chiamati per una manifestazione per difendere i diritti dei disabili e ne conosco tanti altri che aiutano famiglie in difficoltà.

Soprattutto, mi viene voglia di chiedere a costoro cosa fanno invece per aiutare i propri simili? Non mi sembra di aver visto molti di loro alle manifestazioni per i disabili o a raccolte alimentari per famiglie in difficoltà e, sinceramente, non credo facciano donazioni per aiutare chi non se la passa bene; quindi, sarebbe meglio tacessero o meglio ancora, si dessero da fare per aiutare invece di additare chi in un campo o nell’altro lo fa.

Inoltre, non credo che chi si comporti in questo modo nei confronti degli animali possa provare un benché minimo nei confronti degli altri uomini.

Io, nonostante l’angoscia nel cuore dopo aver visto le foto di tante povere vittime, sono fiducioso e credo che il mondo possa migliorare se diamo i giusti insegnamenti alle generazioni che verranno, se facciamo capire loro che è importante difendere il “Creato” e le creature che ne fanno parte, noi compresi.

San Francesco D’Assisi, San Rocco e Sant’Antonio Abate ci hanno insegnato che gli animali sono anche loro amati da Dio e che è nostro dovere contribuire alla loro salvaguardia.

Valerio Arenare