Il banditismo sardo

Il banditismo sardoIl banditismo sardo – Non sono passati molti anni da quando i sequestri in Sardegna costellavano le pagine dei giornali.

Oggigiorno il banditismo in questa regione tende a diminuire, ma sopravvive per via di moderni malavitosi che, per darsi delle regole, si rifanno a un antico codice della vendetta, il cosiddetto “codice della vendetta barbaricino”.

Il codice barbaricino

Queste organizzazioni, non potendo far valere le proprie ragioni di fronte allo Stato, in quanto fuorilegge, non hanno altra via che la vendetta personale o addirittura familiare.

Il codice barbaricino ha una tradizione orale antichissima e viene usato ancora oggi anche al di fuori del mondo criminale, specialmente in zone sperdute, dove lo Stato è assente.

Secondo il codice, si applica il principio che ad ogni azione debba corrispondere una reazione uguale e contraria. I banditi contemporanei, archiviata ogni velleità romantica, non sono ovviamente quelli storici, ma i contemporanei, dediti tuttora ai sequestri di persona (Anonima Sequestri) e ad altre attività illecite. Famoso è stato, ad esempio, il sequestro di Farouk Kassam nei primi anni novanta, oppure il sequestro del cantautore Fabrizio De Andrè.

Così come accade nel meridione d’Italia per la criminalità organizzata, il pericolo di emulazione, soprattutto tra i giovani, è molto alto. È diffusa la tendenza a scimmiottare modi e comportamenti ispirati dal codice barbaricino tra i ragazzi, soprattutto delle zone della Sardagna non raggiunte dal turismo e dove è più distante la presenza dello Stato.

L’eversione comunista

Il mondo sommerso della malavita sarda venne a contatto nei decenni dello scorso secolo con la politica di matrice eversiva.

Giangiacomo Feltrinelli, editore e attivista politico cercò di usare questi banditi per favorire l’eversione comunista in Sardegna, sulla falsariga delle esperienze sud americane. Progetto poi fermato dai servizi segreti italiani.

Franco di Giovanni