Il Fondo Monetario Internazionale boccia l’Europa

Il Fondo Monetario europeo boccia l’Europa Il Fondo Monetario Internazionale boccia l’Europa – Il Fondo Monetario Internazionale ha pubblicato un rapporto, chiamato significativamente “La nebbia della guerra offusca l’outlook europeo” sulle nuove prospettive di crescita economica mondiale.

La debolezza europea

Salta all’occhio immediatamente la grande debolezza europea: nell’area Euro, quasi la metà dei Paesi è in recessione negli ultimi due trimestri del 2022.

L’Italia chiuderà comunque ad un +3.2% su base annua, ma il dato è determinato dal mero rimbalzo tecnico avuto nel primo semestre dopo il grave calo del PIL causa Covid 19.

Di fatto si torna semplicemente ai valori precedenti la pandemia, quando tali valori stentavano a recuperare i livelli del 2008.

2023 nuova recessione

Per il 2023 è prevista invece una nuova brusca recessione per il nostro Paese. Non prospetta nulla di buono che, in questi giorni, gli eurocrati di Bruxelles si facciano belli per il “successo” ottenuto nella diminuzione delle importazioni energetiche dalla Russia. La previsione di acquisire non solo nel breve, ma anche nel medio-lungo periodo, contratti di fornitura energetica, significa imporre alle nazioni europee costi energetici stabilmente più alti nel tempo, con gravi difficoltà di riassorbimento della recessione dopo il 2023.

Fit55

Tutto questo, senza considerare gli effetti della giacobina ed inutile regolamentazione green della Commissione “Fit55”, i cui effetti dovranno ancora essere esperiti nel tempo: come pensiamo che il bando ai motori termici dal 2035 possa impattare sulle nostre imprese manifatturiere del settore?

La Russia regge l’urto delle sanzioni

Dulcis in fundo: il Fondo Monetario Internazionale ha anche rivisto per la quarta volta le proprie aspettative sull’economia russa, soltanto teoricamente piegata dalle sanzioni. Dopo un primo -12% previsto a febbraio, in aprile si correggevano le aspettative con un -8.5%, divenuto -6% in luglio. Ad oggi si prevede un blando -3.4%. Un rallentamento economico, ma nulla che possa seriamente impensierire i russi o anche solo sperare di poter far cambiare le politiche del Cremlino.

Ha senso perseguire l’autolesionistica politica delle sanzioni? Soltanto a Washington si vedono di buon occhio le ritorsioni contro la Russia, che inducono gli alleati – leggi sudditi – europei ad auto azzopparsi.

Filippo Deidda