Il “premierato” e la sconcia nomina di Paola Concia

Il “premierato” e la sconcia nomina di Paola ConciaIl “premierato” e la sconcia nomina di Paola Concia – Cosa c’entra la sconcia nomina di Paola Concia a responsabile dei progetti per la “educazione sentimentale” nelle scuole italiane con la riforma del “premierato”?

Apparentemente, nulla; in realtà̀, moltissimo.

Tra i politici italiani, cronicamente, si alza la lamentazione per la “scarsa governabilità̀” che il sistema istituzionale garantirebbe, causa la propensione di troppi parlamentari eletti con una lista – di norma per preservare le proprie prerogative e il proprio stipendio – a passare al servizio degli avversari. Fenomeno molto meno curioso di quel che si pensi, riflettendo che gran parte dei deputati vengono eletti esclusivamente in virtù̀ della compiacenza del leader, il quale, in cambio della “fedeltà̀ personale”, assicura carriera, onori e soldi.

Sistemi feudali

Ne consegue, come in tutti i sistemi “feudali”, che il vassallo, quando sente in pericolo carriera, onori e soldi, non trovi disdicevole passare al servizio di chi, anche se avversario alle elezioni prima, possa garantire altrettanto per l’immediato futuro.

Ecco, quindi, la ricorrente richiesta di chi governa di approvare riforme che, limitando la libertà di scelta dei deputati e dei senatori ancor più̀ di quanto già̀ non sia, impedisca loro di far cadere il capo a cui si sono legati al momento del voto.

Perfetto, ma la Concia cosa c’entra in tutto questo?

C’entra nel senso che mette in luce il vero problema della politica italiana, che non è quello dei parlamentari che tradiscono il governo, ma quello dei governi che, da almeno 15-20 anni, tradiscono sistematicamente gli elettori.

Matteo Renzi e M5S

Chi ha votato Matteo Renzi in buona fede, quelli del Pd da sempre, avrebbero mai immaginato che fosse lui ad affossare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e tutte le altre garanzie del lavoro dipendente andate in frantumi, sotto il suo governo?

Chi ha votato per i 5 Stelle, avrebbe mai immaginato di finire sotto la “dittatura sanitaria” e di vedere l’esecutivo buttare i soldi nel cesso coi “banchi a rotelle” o cose simili?

Oppure, i “grillini” e i fans di Matteo Salvini avrebbero mai, prima di sceglierli nelle urne, immaginato di aver spianato la strada a Mario Draghi, quello che Francesco Cossiga definì̀ un “vile affarista”?

E cosa penseranno, adesso, gli elettori di Giorgia Meloni, nel sapere che ai loro figli verrà̀ imposta l’ideologia “gender” da Paola Concia?

Il DDL Zan

Non è stata, l’ex-parlamentare del Pd, una delle promotrici più̀ accese di quel “Ddl Zan”, per contrastare il quale Fratelli d’Italia strillava in ogni piazza, organizzava banchetti per ipocrite petizioni, chiamava alla rivolta i genitori nel nome della difesa della famiglia tradizionale?

Certo che sì, sono tutte sconcezze vere e accadute e che dimostrano che la sfiducia per la politica che è crescente tra la gente – uno su due non va più̀ a votare da tempo – è data non dalla difficoltà a governare di questo o quel presidente del Consiglio, ma dalla facilità con cui tutti gli inquilini di Palazzo Chigi si dimostrino sleali col padrone di casa, cioè̀, con quella parte di popolo italiano che li ha sostenuti e gli ha permesso di sistemarsi in quelle stanze.

Senza contare che lo sconcio della Concia che insegna i sentimenti tra i bambini e i ragazzini puzza molto, dopo la visita di Roberta Metsola, di “ce lo chiede l’Europa”, ben conoscendo l’arrendevolezza dei conservatori nord-europei, per lo più̀ protestanti o laico-massonici, in tema di “morale pubblica” e presunti “diritti civili” delle frange più̀ eccentriche della società̀.

E se Parigi val bene una messa, sostantivo che indica un noto rito cattolico, non è altrettanto detto che sia vero e giusto che Strasburgo e Bruxelles valgano, a loro volta, una messa, ma nel senso del participio passato di mettere, indicante una pratica “catulliana” da effettuare ai danni delle terga degli elettori e dei genitori italiani.

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