Il valore pedagogico della fiaba. Intervista a Marco Scatarzi (Passaggio al Bosco Edizioni)

Il valore pedagogico della fiaba. Intervista a Marco ScatarziIl valore pedagogico della fiaba. Intervista a Marco Scatarzi (Passaggio al Bosco Edizioni) – Passaggio al Bosco Edizioni, un marchio editoriale di riferimento pensato per rispondere a chi chiede chiavi di lettura alternative rispetto alle interpretazioni omologate ha inserito nella propria linea editoriale – a poche settimane da Natale – il lancio della collana “Fondamenta”, interamente dedicata all’infanzia.

Letteratura per ragazzi, antiche fiabe, libri illustrati e graphic novel: nato sulla scorta delle migliori sinergie dell’editoria “non conforme” europea.

Abbiamo chiesto di parlarcene a Marco Scatarzi autore, giornalista e anima della casa editrice Passaggio al Bosco Edizioni.

Come e perché è nato questo progetto a dir poco peculiare non solo nei contenuti ma anche per i destinatari a cui è rivolto?

Il progetto della collana “Fondamenta” nasce da una magnifica sinergia europea, da noi stabilita con quella che può essere considerata – a tutti gli effetti – la più avanzata avanguardia culturale del Vecchio Continente: l’Institut Iliade.

L’obiettivo, in Francia come in Italia, è quello di mettere in campo un’azione metapolitica che – attraverso la diffusione culturale e la Formazione – possa contrastare la deriva del pensiero unico dominante. Il mondo dell’infanzia, senza dubbio, deve essere posto al riparo delle degenerazioni in atto, il cui scopo dichiarato è quello di operare un “lavaggio del cervello” che corrobori la sovversione sradicante del globalismo: resettare i riferimenti, annichilire le radici, omologare al verbo piatto dell’uguaglianza universale, educare all’individualismo, all’egoismo, all’apatia, alla viltà e alla neutralità. Dinanzi a questo baratro, dunque, occorre ritrovare un centro, offrendolo ai nostri figli.

Cosa spera o meglio si aspetta da questa iniziativa?

Che possa rappresentare un punto di riferimento per tutti coloro che non si riconoscono nella deprimente narrazione di questo tempo. Riportando le parole che abbiamo utilizzato per presentare la collana: Letteratura per ragazzi, antiche fiabe, libri illustrati e graphic novel: nato sulla scorta delle migliori sinergie dell’editoria “non conforme” europea, il nostro è un progetto teso alla riscoperta del mito, all’educazione verticale e alla sana crescita della persona, riproducendo quel percorso di narrazione e trasmissione che un tempo apparteneva al focolare domestico e al vissuto comunitario. Il primo scopo – racchiuso già nel primo volume, curato dall’Institut Iliade e dedicato ad Atena, “Dea dai mille volti” – è quello suscitare nei giovanissimi l’interesse per il millenario retaggio della Tradizione e restituire slancio alle radici, agli archetipi e ai riferimenti della nostra Civiltà millenaria, pericolosamente minacciata dall’opera di manipolazione e cancellazione messa in atto dal pensiero unico sradicante, “gender fluid” e “politicamente corretto”. Dame, cavalieri, folletti, draghi e Dei: tra storia, sacralità e fantasia, l’immaginario eroico dei nostri antenati si proietterà in avanti. Il futuro, che è tutto da scrivere, inizia da qui: perché i nostri figli non sono vasi da riempire, ma fuochi da accendere.

Non solo dei buoni propositi, ma una precisa volontà. Un obiettivo arduo ma non impossibile: un futuro da scrivere con menti libere anziché indottrinate.

Perché è nata questa ambiziosa avventura editoriale antisistema?

Passaggio al Bosco è nato per fornire un altro punto di vista; per contrastare l’egemonia della deformazione che ci circonda; per offrire – si spera – un utile strumento di verticalizzazione della persona, in ordine con una precisa e radicata visione del mondo. Vogliamo coltivare un approccio autonomo e totale al sapere, con una vocazione integrale che oltrepassi la settorialità: concepiamo la cultura come un grande organismo vivente nel quale ogni parte contribuisce all’armonia e alla bellezza dell’insieme.

Non solo: con tutta l’umiltà del caso, pensiamo di poter dare un contributo a chi ha scelto di ingaggiare la “guerriglia culturale” contro la corazzata d’argilla del “politicamente corretto”, che detiene il monopolio dei mezzi, ma si fonda su un permanente cortocircuito di fondo.

Finora, la marcia è proseguita con passo spedito: 130 pubblicazioni in cinque anni, decine di titoli nelle classifiche nazionali, moltissime collane e decine di migliaia di appassionati seguaci e lettori. “C’è del buono in questo mondo”, avrebbe detto qualcuno…”

Chi è il principale nemico della cultura e quindi della libertà tra i giovani?

È l’intera struttura di questa società ad essere concepita ed organizzata per annichilire la cultura: non è qualcuno o qualcosa, ma lo spirito di un’epoca. Non esistono, salvo rare eccezioni, delle componenti che siano immuni: dai media a ciò che resta della famiglia, passando per la politica, per l’accademia, per il mercato e per la cosiddetta “società civile”: la spinta verso il basso è condivisa ad ogni livello e ciascuno contribuisce a suo modo. Del resto, se con cultura si intende quell’intima ed essenziale connessione tra la contemplazione e l’azione, in linea con un retaggio e con l’equilibrio di un cosmos, allora dobbiamo registrare una decomposizione generale: perdita dei riferimenti e recisione dei legami, affossamento delle comunità e interruzione delle pratiche trasmesse, declassamento dell’istruzione e contrasto alla selezione qualitativa, soppressione delle differenze e di ogni tensione al sacro e al bello. Di qui, la scuola ridotta ad azienda, i social network come vetrina del nulla cosmico, l’acquisto compulsivo quale unico orizzonte di vita e l’analfabetismo funzionale come biglietto da visita. Abitiamo un mondo che pretende la mediocrità, che predica il materialismo, che impone la bruttezza, che tutela il mero dato quantitativo: è l’essenza stessa della “società aperta”, fondata sul vuoto interiore e sull’individuo ripetibile, atomo di consumo e animale in balia delle pulsioni. Quale cultura può germogliare, in un simile contesto, se non quella che vorrebbe abbatterlo? Per il rovescio della medaglia, però, “dove c’è pericolo, cresce anche ciò che salva”. È questa, del resto, la nostra missione. Difficile e forse disperata, quindi nobile e necessaria.

Quanta responsabilità hanno la politica, la famiglia, la società e i media per questo declino culturale accompagnato da una costante censura?

Se si potesse risolvere su due piedi, non saremmo qui. Ciò che possiamo fare, è affrontarlo: guardare nell’abisso, sforzandosi di non diventare parte di esso. Stare nel fiume, ma nuotare controcorrente. In poche parole: essere esempio. Assumere su di sé la profondità di uno Stile, di una postura che sia il riflesso di una mentalità e di una pratica quotidiana, in coerenza con una tenuta interiore. In fondo, il “passaggio al bosco” è questo: vivere altrimenti, senza rinunciare al combattimento. Scegliere la mischia, senza darsi alla macchia: essere qui ed ora, edificando l’alternativa con passi sicuri, pesanti e lenti.

Quali altre idee avete in corso o nel cassetto per i grandi e piccoli contro “le interpretazioni omologate” che ci circondano?

Nel nuovo anno, oltre a proseguire con la pubblicazione di un libro alla settimana, daremo vita ad un portale culturale per l’approfondimento delle tante tematiche che abbiamo affrontato in questi anni. Poi, nella prossima primavera, prenderà vita la nostra associazione, che unirà centinaia di persone animate dal medesimo scopo: diffondere la cultura non conforme in ogni ambito e con ogni mezzo. Tra le tante iniziative in cantiere, una sarà pronta a breve: inaugureremo la prima biblioteca del pensiero identitario, con decine di migliaia di volumi e un archivio storico tra i più importanti d’Italia. Lo scopo è quello di vivificare, custodire e trasmettere il grande patrimonio che i nazional-rivoluzionari hanno costruito in questi decenni: sarà un progetto che metteremo a disposizione di tutti e che – forse – non ha precedenti.

Una linea editoriale la cui essenza si può perfettamente sintetizzare nelle parole di chi gli ha dato vita: “Affrontare un abisso, sforzandosi di non diventare parte di esso. Stare nel fiume, ma nuotare controcorrente. In poche parole: essere esempio”.