Imputato Signorelli alla gogna!

Imputato Signorelli alla gogna!

 

Imputato Signorelli alla gogna!  – L’oscenità dell’articolo-gogna firmato da Gian Luca Di Feo contro Paolo Signorelli junior qualifica solamente per quel poco che è il giornalista de “La Repubblica”.

E per quanto egli pensi di scrivere su una testata prestigiosa e guadagni un lauto stipendio, la miserabile campagna che ha tentato di orchestrare contro il nipote di un uomo che ha subito una gogna giudiziaria infinita e che continua anche dopo la sua morte la dice lunga sulla miserabilità a cui può scendere la professione giornalistica.

Non si tratta soltanto di una questione a dir poco banale – perché mai gli eventuali errori dei nonni dovrebbero ricadere sui nipoti? -, perché il tema, in questo caso, tocca proprio la persona estinta tramite la quale si vorrebbe colpire un esponente del governo.

Sempre assolto!

Paolo Signorelli è stato al centro di praticamente tutte le inchieste e i processi che hanno visto alla sbarra esponenti dell’eversione “nera”, raccogliendo la più impressionante sequenza di assoluzioni, condita, però, da un’interminabile carcerazione preventiva e cautelare.

Imputato principale per l’assassinio del giudice Mario Amato: assolto!

Imputato per l’assassinio del giudice Vittorio Occorsio: assolto!

Imputato per la strage di Bologna: assolto!

Certo, in alcuni casi, prima del verdetto definitivo, si sono altalenate pronunce di condanna annullate dalla Cassazione, così come la “suprema corte”, in altri casi, ha annullato verdetti favorevoli all’imputato che, però, sono stati confermati nei nuovi, successivi processi.

Insomma, un calvario giudiziario da cui, piaccia o meno ai “corifei” del nuovo Antifascismo militante, Signorelli è uscito distrutto nel fisico e nel morale, ma non nello spirito e nella dignità personale.

FdI se le va cercando?

Ciò detto, va anche rilevato come Fratelli d’Italia, certe porcate come quella di Di Feo o di altri cronisti cresciuti professionalmente nella “basta”, se la vada cercando col lanternino.

Infatti, quando il Ministero dell’Interno proibisce un concerto, per di più organizzato in un circolo privato, in ricordo di Massimo Morsello, decisione che non ha precedenti nemmeno coi governi del Centrosinistra, beh, allora ha poco da lamentarsi, il partito di Giorgia Meloni.

Se si contribuisce in prima persona alla criminalizzazione di tutta una storia e di tutta un’epoca che, per quanto controversa e difficile, non è certo solo e soltanto storia di terrorismo e di violenza; non ci si lamenti se altri, che a quella storia non hanno mai appartenuto, poi sciacalleggiano strumentalmente contro questo o contro quello.

Magari, rimangiandosi anche – perché anche sulla Repubblica si ricordano articoli di apprezzamento sulla sua musica e sul suo modo di scrivere canzoni – posizioni curiose su colui che è stato definito proprio dalla stampa avversa il “De Gregori nero”.

La gara di antifascismo

La Meloni e gli altri frutti che compongono la “natura morta” intellettuale che è Fratelli d’Italia devono decidersi, una buona volta e per tutte: se hanno deciso di sfidare nella “gara di Antifascismo” i campioni consolidati e pluridecennali di questa stomachevole disciplina, non possono anche pretendere che i detentori dei titoli non reagiscano, alzando il livello della sfida.

Con buona pace di chi pensava che, col nuovo governo, anche sul piano del dibattito pubblico e culturale si potesse assistere a qualcosa di veramente nuovo.

Massimiliano Mazzanti

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