Intervista a Gian Luca Deghenghi

Intervista a Gian Luca DeghenghiIntervista a Gian Luca Deghenghi – nato il 24 maggio (come la Leggenda del Piave…) del 1970 a Vicenza, da padre istriano, uno di quegli Italiani che vollero rimanere tali lasciando le nostre terre orientali (Pola, nel suo caso), e da madre vicentina, lavora nel campo delle palestre, nel ruolo sia di proprietario che di istruttore.

Ricopre il ruolo di rappresentante e portavoce del M. I. S. (Movimento Italia Sociale) Vicenza, di cui è figura di riferimento.

E’ recentemente balzato agli onori delle cronache per uno striscione goliardico –“Se serve olio, lo portiamo noi” – in risposta alla pastasciutta antifascista dell’ANPI, iniziativa che gli ha procurato una denuncia. Lo abbiamo intervistato.

Cosa vuol dire fare politica a Vicenza per un movimento come il MIS?

Credo che l’attività del M.I.S. si possa assimilare a quella di tanti movimenti ed associazioni attivi nel panorama nazionale, di matrice patriottica, nazionale ed identitaria – quelli che convenzionalmente vengono qualificati come di estrema destra – che tra mille difficoltà contingenti e l’ostilità del sistema politico al potere si battono per mantenere in vita e dare continuità e prospettiva a quegli Ideali ed a quella visione dell’Italia e dell’Europa che ne costituiscono la ragione di vita e di lotta politica.

Le adesioni, l’allargamento della schiera di militanti e simpatizzanti, oltre il consenso tra i cittadini che il M.I.S. è riuscito a consolidare negli anni, derivano in gran parte dalla capacità di essere costantemente attivo dal punto di vista delle iniziative a tutto campo – comunicazione sui media, azioni di strada, convegni storico-culturali, politici e sui temi d’attualità – e dalla capacità dimostrata di inserirsi quale voce decisa e riconosciuta nel dibattito politico della città.

Continuità d’azione – le nostre “Passeggiate per la sicurezza” nei luoghi del degrado sono un marchio di fabbrica –  e presenza costante nello scenario politico ci hanno dato, nel tempo, quella credibilità che ci ha portato ad essere considerati a tutti gli effetti una forza politica attiva e vitale in città.

La crescente attenzione -non certo benevola- che ci dedicano la sinistra vicentina e la galassia di soggetti ad essa riconducibili, nonché di qualche ramo ideologizzato delle istituzioni, sono la cartina di tornasole dell’efficacia della nostra azione politica, scomoda al sistema di potere, in città.

A quando risale la prima denuncia nei tuoi confronti e cosa ti veniva contestato?

Oltre la militanza nel M.I.S., ricopro un ruolo direttivo in seno a Continuità Ideale – Raggruppamento Nazionale Combattenti e Reduci della Repubblica Sociale Italiana -, associazione dedita alla custodia della verità storica e dei Valori ed Ideali che furono del Fascismo e della R.S.I.

In quest’ambito arrivò la prima denuncia – per saluto romano e apologia –  che risale a circa cinque anni or sono, in occasione dell’annuale commemorazione dell’Eccidio di Schio.

E le successive? Ci risulta che non siano state poche…

A quella prima ne sono seguite altre quattro dello stesso tipo – Scelba e Mancino – negli anni successivi, sempre in occasione di cerimonie commemorative pubbliche – regolarmente autorizzate- , inframmezzate da un’altra – violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario etc. etc. –  rimediata con altri membri del M.I.S. per l’affissione di uno striscione sul muro della Prefettura di Vicenza.

L’ultima, per il noto striscione in occasione della Pastasciutta antifascista del 25 luglio u. s., mi imputa minacce ed apologia.

In totale credo siano sette od otto.

L’anomala attenzione che questura e magistratura vicentine riservano a me in particolare e ad altri appartenenti al M.I.S. o a Continuità Ideale credo non sia immune da qualche influenza della sinistra politica cittadina, dell’ANPI vicentina e della galassia antifa legata ai centri sociali locali, che ci vedono come una spina nel fianco e reagiscono in modo isterico ad ogni nostro atto nel quale ravvisino una minaccia al loro predominio culturale e politico in città.

Hai avuto manifestazioni di solidarietà da forze politiche istituzionali, in particolare dal centrodestra?

In forma privata molte, specie nell’ultimo caso dello striscione goliardico, con attestazioni di stima personale e per la coerenza che da sempre il M.I.S. dimostra senza timori.

Manifestazioni pubbliche di solidarietà… Beh, dai, non chiediamo troppo. Sicuramente dal centro destra a trazione Fratelli d’Italia, per come sta trattando certi argomenti, non ci si poteva aspettare chissà cosa.

 L’Italia è solo al 41° posto nella graduatoria mondiale per la libertà di stampa, come giudichi, in generale, il rispetto del diritto di opinione anche alla luce della tua vicenda?

Dire che in generale non godiamo di stampa favorevole è un eufemismo. La demonizzazione del mondo di estrema destra, liquidato come fascista o neo-fascista, è occupazione a tempo pieno di gran parte dei media e del giornalismo asserviti al sistema ed al pensiero unico imposto.

Nel caso del M.I.S., diciamo che sulla stampa locale non ci viene negato spazio di comunicazione in generale.

Quando, poi, c’è la possibilità di innescare levate di scudi e cacce alle streghe, godiamo di improvvisi momenti di notorietà.

Ma questa non è una novità.

A Gianluca Deghenghi e al M.I.S. di Vicenza va la solidarietà della redazione di 2 di Picche e di tutte le persone libere.

Raffaele Amato