La Destra di governo pasticcia sul 25 aprile.

La Destra di governo pasticcia sul 25 aprile.La Destra di governo pasticcia sul 25 aprile – Oddio, bisogna essere sinceri e intellettualmente onesti: Giorgia Meloni avrebbe potuto sbracare in modo ben peggiore.

Anche perché non ha detto esattamente quello che tutti i quotidiani e le agenzie maliziose riportano: <La Destra in Parlamento è incompatibile col Fascismo>. Non ha detto questo.

La Meloni ha detto qualcosa di leggermente diverso e, volendo, anche un po’ bizzarro: <La Destra in Parlamento è incompatibile con la nostalgia del Fascismo>.

Come dire: la Sinistra ha rinunciato all’intelligenza; il Centro non ha mai recuperato neanche un briciolo di onestà; mica si può pretendere che Fratelli d’Italia nutra ancora passioni e sentimenti?

Insomma, se nella mente degli italiani rimpallava un dubbio, da ieri lo hanno risolto: a Montecitorio ci si sta solo per interesse.

L’interesse del Paese, direbbero loro; gli stessi elettori che li spediscono in quella gabbia dorata, però, risponderebbero diversamente…

Prima di sentenziare

Torniamo alla data fatidica, per guardare un po’ più avanti, nel calendario e nelle ragioni della storia che, poi., dovrebbero essere a fondamento di una buona politica: prima di sentenziare sul 25 aprile, i politici potrebbero spiegarci il 10 giugno? Ovviamente, quello del 1940.

Perché, uscendo dalla retorica antifascista e dalla vulgata da settimanali illustrati, Benito Mussolini non entrò in guerra perché <gli servivano qualche migliaio di morti per sedersi al tavolo della pace>, come scrisse in funzione autoassolvente Galeazzo Ciano nei suoi falsificatissimi diari (opinione non del 2 di Picche o di chi scrive, ma degli storici seri).

La risposta a quella domanda andrebbe cercata laddove è stata svelata – nella collezione dei documenti diplomatici della Farnesina – e andrebbe ragionata alla luce di una verità incontrovertibile per chiunque: la guerra iniziò otto mesi e 10 giorni prima di quella data.

La “lista della spesa” di Mussolini

E Mussolini, pur di non parteciparvi, sottopose ad Adolf Hitler – i generali del quale avrebbero sempre fatto a meno di un’alleanza con l’Italia – una “lista della spesa inaccettabile”.

Perché – e “per come” – l’Italia fu costretta ad abbandonare la sua neutralità?

Forse, un Paese serio, a quasi un secolo da quell’evento, avendo pure offerto dal ‘45 a oggi, ma oggi più che mai, un sostegno all’ex-nemico, gli Usa, insperato e insperabile anche dal beneficiario di tanta, solerte lealtà, almeno su questo avrebbe preteso chiarezza.

Non pretendendola, questa chiarezza, il 25 aprile non potrà mai essere un giorno di “ritrovata libertà”, perché il Trattato di Parigi – basta leggerlo – questo non lo dice, non lo dimostra e non lo concretizza.

Certo, ci potrebbe essere una terza opzione: pretendere di annullare definitivamente gli effetti del Trattato di Parigi.

A fronte di ciò, anche da queste parti si chinerebbe il capo a tanta e tale capacità diplomatica e politica; ma il fatto di essere allineati e coperti agli ordini di una nazione che non sente, oggi, neanche il bisogno di avere un ambasciatore a Roma, ci fa dubitare che questa sia una strada praticabile.