La grottesca guerra degli “spicci”

La grottesca guerra degli “spicci”La grottesca guerra degli “spicci” – Ormai, siamo al grottesco: infuria la guerra alle porte d’Europa, ma a Roma si litiga per che cosa? Per i limiti sull’impiego del “contante”! A quale scopo, poi? Per limitare l’evasione fiscale… Ora, c’è chi dice che questa motivazione sia un’idiozia – e Giorgia Meloni era tra questi, almeno fino a qualche tempo fa e ancora nei giorni scorsi, quando ha annunciato il provvedimento che portava a 100 euro la soglia massima per accettare denaro sonante – e chi, di contro, la immagina come la “cura” giusta per colpire mortalmente i furbetti dello scontrino.

Se hanno ragioni i secondi, la Meloni faccia come al solito: senza nemmeno chiedere scusa per aver sempre pensato l’opposto, costringa tutti al pagamento elettronico anche per importi di 50 centesimi. Se è la cura contro l’evasione, non può che essere somministrata a dosi industriali.

L’esempio dell’estero

Certo, qualcuno dovrebbe spiegare, poi, come sia possibile che in Francia, Germania, Inghilterra – dove è possibile pagare tutto e ovunque con le “carte” e dove, pur non essendoci limiti al contante, quasi tutti pagano elettronicamente – la quantità di miliardi di euro evasi, secondo tutti i più autorevoli centri di analisi europea, è, in termini reali, doppia o tripla rispetto all’Italia. Ma questi sono dettagli, per i politicanti e i lobbysti nostrani. Se, al contrario, si crede che la correlazione contante-evasione non sia così stringente, che senso ha, allora, farsi venire i dubbi, accettare confronti sterili e strumentali, farsi condizionare al punto che, prima ancora di approdare al Parlamento la manovra fiscale, il tetto al cash è già sceso da 100 a 60 euro? Possibile che la smania di sembrare bravi e diligenti e, sopra a tutto, “diversi” dalla narrazione in voga durante la campagna elettorale, il governo di Centrodestra sia rapido ed efficace solo nelle marce indietro? Per altro, su ogni argomento, ma non sull’unica materia – il sostegno allo Nato e allo sforzo bellico in Ucraina che sta spolpando il Paese – che il 65/70 per cento degli italiani, secondo tutti i sondaggi, vorrebbero vedere trattata dalla Meloni radicalmente diverso da come lo ha trattato Mario Draghi.

Un regalo all’e-commerce

Ora, quali siano gli interessi in campo – per restare al tema principale – è noto: da una parte, le banche e, dalla stessa parte, ma per ragioni differenti, il mondo del commercio via internet.

Le banche, non c’è nemmeno da spiegarlo, quale possa essere il loro interesse nella partita; un po’ più sottile, quello del così detto e-commerce. Infatti, è di lampante evidenza come questo provvedimento, tendendo a colpire specialmente il piccolo commerciante e, forse – sì, bisogna ammetterlo – anche quella frazione di “nero” che è quella che gli consente di tenere aperto il negozio, avrà una ricaduta positiva per chi commercia “on line”.

La preoccupazione dei piccoli esercenti

Bar e parzialmente i ristoranti, infatti, anche con soglie di 20 o 30 euro, cioè, anche più piccole della metà o di un terzo del massimale di cui si parla, “salvaguarderanno” dall’obbligo del “pos” gran parte dei loro incassi. Diverso è il discorso per chi vende vestiti piuttosto che occhiali, gomme da auto piuttosto che scarpe, sedie piuttosto che acquari e via dicendo. Quelle tipologie commerciali, la più parte, sarà colpita dal fisco e ben due volte, cedendo presto il campo alle multinazionali del commercio (che non hanno bisogno di evadere in Italia, perché pagano già le tasse in Olanda, Irlanda o in altri “paradisi fiscali”).

Perché due volte?

Perché, da una parte, i gestori di questo tipo di negozi non potranno più sottrarre un centesimo al fisco, riducendosi spesso a essere impiegati dello Stato (o del Comune o della Regione), a cui già si indirizzano, in un modo o nell’altro, gran parte degli incassi; dall’altra, vedranno meno soldi da quei professionisti che, proprio col “nero”, alimentano e non poco quel poco di economia voluttuaria che ancora esiste nel Paese. Professionisti a cui l’obbligo del “pos” non inficia molto, se intendono farsi pagare in nero – chi può sapere cosa abbia mai fatto effettivamente l’idraulico al riparo delle mura di una casa? – e che comunque troverebbero sempre il modo per usare quei soldi, anche se non più per andare a mangiare una pizza con la famiglia o qualcosa di economicamente più impegnativo con l’amante.

Il cash illegale

D’altro canto, a proposito di evasione e di circolazione “illegale” di soldi cash, qualcuno sa, nello Stato, dove finiscano o come circuitino i soldi della compra-vendita di stupefacenti? Eppure, si parla di centinaia di milioni al giorno, altro che “espressi” e “cappuccini”…

Stritolati da questa forbice, saranno in tanti a chiudere e il “signor Amazon” non potrà che gongolare.

Per non parlare dei rischi che corre la democrazia, con la concentrazione del denaro – di tutto il denaro – in luoghi, fisici o virtuali, accessibili solo per pochi soggetti. Ciò che è accaduto in Canada durante le proteste contro il lock-down, è chiaro, non ha insegnato molto. Appunto, però, è meglio non parlarne, visto quanto poco è seducente ormai l’unica libertà, quella personale, che dovrebbe stare a cuore a chiunque.

La destra non riesce a fare muro

Fratelli d’Italia, Lega, ma anche i berlusconiani queste cose le hanno sempre pensate e raccontate similmente a quanto sopra: perché farsi condizionare dalla stampa – tutta antigovernativa, in realtà – o dai “guru” di istituzioni i cui vertici, i cui quadri e finanche i rispettivi uscieri, da 12 anni a questa parte, è facile siano stati assunti su raccomandazione dei governi “rossi”, “rosso e qualcosa” o “tecnici”? Non è sufficiente avere buone idee, in politica, bisogna anche saperle difendere. Altrimenti sono solo parole, parole che misurano solo il tasso di ipocrisia di chi le usa e, al momento opportuno, se le dimentica.